L’economia solidale
«Non è certo dalla benevolenza del macellaio, del birraio o del fornaio che ci aspettiamo il nostro pranzo, ma dal fatto che essi hanno cura del proprio interesse. Noi non ci rivolgiamo alla loro umanità , ma al loro egoismo e con loro non parliamo mai delle nostre necessità , ma dei loro vantaggi».
Questo famoso apologo dei cosiddetti «spiriti animali» del capitalismo, teorizzato dal grande economista inglese di inizio ' 900, Adam Smith, nel suo celeberrimo La ricchezza delle nazioni, oggi ha vari motivi per essere messo in discussione. L' egoismo individuale, che è spesso la molla dell' efficienza del mercato, ha tanti e tali effetti indotti che alla fine i conti non tornano. La terra si depaupera delle sue risorse, l' ammontare dei rifiuti rischia di arrivare a un' elevata soglia di intollerabilità , la differenza fra i (pochi) ricchissimi e i (molti) poverissimi è in continua crescita, e in più il disagio esistenziale che colpisce proprio gli abitanti dei paesi più ricchi appare sempre più paradossalmente evidente.
Non è catastrofismo: è constatazione della realtà , dei numeri, degli effetti di un meccanismo produzione-consumo-rifiuto-produzione-nuovo consumo che ha assunto dimensioni e velocità pericolose.
E allora ci si chiede: esiste un modo diverso di intendere l' economia? E sulla base di quali principi?
«Molti studiosi e operatori economici avvertono (un crescente disagio) quando riflettono sul ruolo del mercato, sulla pervasiva dimensione monetario-finanziaria, sulla divaricazione tra l' economico e il sociale. È forse giunto il momento di una nuova e approfondita riflessione sul senso dell' economia e dei suoi fini», ha scritto Giovanni Paolo II in Pace in terra agli uomini che Dio ama, il messaggio per la Giornata della pace dell' 1 gennaio 2000.
Una riflessione che non è rimasta appannaggio dei soli esperti, ma che è diventata patrimonio diffuso, esperienza collettiva radicata sul territorio e con diverse opportunità e strumenti concreti di sbocco. Cooperative sociali, Mutue di auto gestione, Banca popolare etica, Bilanci di giustizia, Fondazioni di prevenzione dell' usura, Gruppi d' acquisto solidale, Conti etici ed altre ancora sono realtà solide e conosciute.
L' economia di solidarietà , o economia civile, o economia di comunione, che dir si voglia. È ormai una conquista sociale del nostro paese, con molti margini di crescita e alcuni punti fermi di partenza.
Alcuni principi base
Primo.
Secondo. Accanto ai criteri dell' efficacia e dell' efficienza convivono altri principi come: il rispetto del giusto salario del lavoratore, un coinvolgimento diretto di questi nei processi decisionali della struttura, il rispetto delle risorse ambientali, l' attenzione anche umana al cliente-utente, la democrazia interna nelle aziende.
Terzo. Si fonda sul criterio della reciprocità per strutturare i rapporti interni ed esterni. Reciprocità molto diffusa nella realtà delle società avanzate a differenza di quello che potrebbe sembrare. «La rete di transazioni basate su tale reciprocità , come principio regolativo - ha detto Stefano Zamagni al convegno delle Acli su 'Umanizzare l' economia', del settembre 1999 a Vallombrosa - è presente in tutte quelle forme d' impresa che vanno dall' impresa cooperativa, nella quale la reciprocità assume la particolare forma della mutualità , alle organizzazioni non profit, dove la reciprocità sconfina nella pura gratuità , fino alle imprese dell' economia di comunione». L' azienda come una grande famiglia? Quasi.
Ma economia di solidarietà è anche un diverso modo di concepire il proprio essere consumatori. Significa pensare - come diceva un grande capo indiano - che la terra non ci è stata data in eredità dai nostri padri, ma in prestito dai nostri figli. E a loro dovremo rendere conto delle condizioni nelle quali gliela restituiamo. C' è una parola che può plasticamente definire questo atteggiamento: sobrietà . Ricalibrare, cioè, le scelte del consumo quotidiano perché nella società consumistica - come afferma Wolfgang Sachs, sociologo ed economista tedesco - oltrepassata una certa soglia, i beni, i servizi, gli appuntamenti, gli eventi, diventano ladri di tempo, e alla fine a vincere sono le cose (in gran parte superflue) e a perdere la possibilità di prendersi cura delle relazioni sociali, umane, familiari.
Gli organismi che già operano
Ma da quando si parla di economia della solidarietà , e quali sono gli effetti finora prodotti? La storia non è recente. Già nell' Ottocento le prime cooperative, casse rurali, mutue di autogestione, si affacciavano in Europa per opera dei movimenti socialisti, e in Italia anche per iniziative della Chiesa, soprattutto dopo l' impulso dato dall' enciclica Rerum Novarum. Erano iniziative che godevano di un forte afflato ideologico o ideale e che nascevano soprattutto per l' intuizione di personaggi carichi di motivazioni e di geniale anticonformismo. Gli anni delle dittature e della ricostruzione hanno messo una sordina a questo tipo di iniziative. Riprese negli anni Sessanta e, come spesso capita, al di là delle Alpi, con qualche passo in anticipo.
Come nel caso delle Botteghe del mondo (dove si commerciano in maniera equa e solidale, ossia senza sfruttare i produttori e con il rispetto di determinate condizioni etiche, i prodotti del Sud del mondo), nate nel 1969 in Olanda e poi, nel giro di appena due anni, subito arrivate a 120.
In seguito diffusesi in Germania, Francia e finalmente Italia, quando a cavallo degli anni ' 70-' 80 in provincia di Sondrio, Brescia, Genova nascevano le prime cooperative che mettevano in vendita «roba dell' Altro Mondo». Ora sono più di 200 e coinvolgono più di 100 mila consumatori, legate in consorzi italiani ed europei che mettono in rete conoscenze, servizi, informazioni e relazioni con i fornitori (Ctm, Efta, European fair trade association).
Ancora più recente, in Italia, è l' esperienza delle Mag, le Mutue di auto gestione. La prima nacque a Verona, nel ' 78 con la finalità di raccogliere i risparmi tra i soci e finanziare i progetti in maniera alternativa rispetto alle banche tradizionali: in maniera agile, puntando più sulle idee che non sulle garanzie, in uno stretto rapporto col territorio e con la diretta conoscenza del soggetto finanziato. Ora le Mag sono senti a Venezia, Verona, Milano, Reggio Emilia e Torino, con una raccolta complessiva di 15 miliardi, quasi interamente impiegati nel microcredito.
Già , il microcredito, che molti recenti scopritori credono una realtà possibile solo nei paesi del Terzo mondo e che, invece, anche nel ricco Occidente ha forte presa. Perché si basa su un concetto molto semplice: anche un povero, senza garanzie reali o patrimoniali, quando ha una buona idea deve poter accedere al credito per provare a realizzarla. E così, con 30 milioni al massimo di finanziamento a Milano, una delle principali Mag, vengono finanziati progetti per un totale di 4 miliardi. Rischio di non restituzione dei crediti? Bassissimo, intorno al 2 per cento, di certo più basso di quello offerto dalle banche. E per giunta con una mortalità delle aziende molto bassa. Il trucco? «Accompagniamo i soggetti nella realizzazione dei progetti - ci risponde il presidente Giovanni Acquati - : non finanziamo e basta, ma ci preoccupiamo anche del come si realizza l' idea».
Ma le Mag, nel corso di questi ultimi anni, insieme ad altri soggetti, si sono accorte che la loro esperienza, pur importante, non consentiva un vero salto di qualità dell' economia solidale senza un grosso soggetto finanziatore. Forte, significativo, autorevole. Così in cinque anni una rete di soggetti diversi, ma tutti animati dallo stesso spirito, ha dato vita alla Banca popolare etica. Una goccia nel mare o, meglio, una «splendida fionda di Davide» come l' ha definita padre Alex Zanotelli. Una banca che finanzia i soggetti del terzo settore (quelli, appunto, come Mag, cooperative, Ong, associazioni e gruppi di volontariato) che hanno un progetto serio di sviluppo di solidarietà , anche in termini imprenditoriali e non solo umani e sociali. Una «sorella banca» come riporta il titolo del libro di Massimo Calvi (Monti editore). E gli ultimi dati sono assai confortanti: circa 15 mila soci a dicembre scorso, una raccolta che supera i 147 miliardi, più di 600 affidamenti per un totale che supera gli 100 miliardi. E tutto questo con una minima rete di sportelli sul territorio.
Ugualmente impetuoso è il vento che sta trascinando il fenomeno delle cooperative sociali, grazie anche alla legge del 1991. 4 mila 800 cooperative (secondo le proiezioni del rapporto del consorzio Cgm che dovrebbe essere presentato a fine anno). 144 mila i soci; 19 mila 500 le persone svantaggiate inserite nel mondo del lavoro, 108 mila i lavoratori remunerati, 3 mila miliardi di fatturato. Non solo una risposta in termini economici alla disoccupazione, dunque, ma anche di senso e di relazioni sociali a chi non ha altre opportunità d' inserimento.
Contro l' usura
A questi strumenti, che ormai si stanno consolidando, da poco se ne aggiungono altri, come le Fondazioni di prevenzione dell' usura (quasi sempre nate per iniziative di comunità diocesane) che mirano a contrastare il fenomeno della piaga a strozzo attraverso piccoli prestiti e un adeguato sostegno morale, giuridico, sociale e psicologico. Ma anche i conti etici delle Banche che sono pur sempre strumenti tradizionali (conti correnti, libretti, depositi) che hanno, però, un particolare obiettivo etico, sociale o di tutela dell' ambiente. Il risparmiatore impiega i propri soldi in attività che condivide, rinunciando a una parte d' interessi.
In conclusione: quale futuro per l' economia solidale, soprattutto in un periodo in cui la globalizzazione della finanza mostra tutta la sua forza dirompente anche nel produrre gravi crisi economiche nei paesi con sistemi economici e monetari più fragili? Una risposta su tutte: attuare - con più decisione di quanto non si stia già facendo - la strategia cosiddetta «lillipuziana», dal nome dei piccolissimi omini che insieme riescono a bloccare, legandolo con migliaia di fili, il gigante Gulliver, durante i suoi famosi viaggi. Ossia la rete, il collegamento, l' unione che fa la forza.
Se le iniziative rimangono scollegate, restano fragili nei confronti del grande moloch di un capitalismo dominante che, di fronte alla logica del profitto, travolge tutto e tutti. L' economia solidale è altro: è privilegiare la persona, anche quando è apparentemente fuori dalla logica del mercato.
Forse non si capovolgeranno gli attuali rapporti di forza tra i due modelli, ma un freno, o, se si vuole, un orientamento positivo a quegli «spiriti animali», di certo potrà consentire al nostro pianeta un futuro più sereno.
Cosa avviene negli altri paesi?
«Il credito è un diritto. Io guardo come agiscono le banche e faccio il contrario»: parola dell' economista Muhammad Yunus che ha fatto diventare la sua Grameen Bank - la banca del villaggio, sorta nel 1977, con oltre 1200 filiali, 12 milioni di clienti e più di 2 milioni di affiliati - una delle prime banche del Bangladesh. La madre di tutte le banche del popolo. Quella che, finanziando i poveri (in particolare le donne) soprattutto sulle idee, i progetti e non sulle garanzie, ormai rappresenta una sorta di modello ideale per la finanza alternativa anche in Occidente. Ha aperto filiali anche in altri 58 paesi e non solo nel Sud del mondo (anche a Chicago, ad esempio).
In Francia «figlia» della Grameen appare l'Adie: ha finanziato la nascita di 3 mila 200 imprese di donne. Negli Usa c' è la Finca che assiste 110 mila famiglie di 17 paesi. In Europa altre esperienze di Banche etiche - che impiegano i risparmi raccolti in modo trasparente e finalizzato - sono la Triodos Bank in Olanda, la Oekobank in Germania, l'Abs in Svizzera.
Ma è soprattutto la Finanza etica a diffondersi. Negli Usa il numero di Fondi etici si è triplicato in questi ultimi anni e ora gestiscono più di mille miliardi di dollari, pari al 10 per cento del totale investito. Nel Regno Unito sono 34 con un patrimonio di circa 70 miliardi di euro. Molti di più dei 2 miliardi circa dei Fondi italiani, investiti per progetti con finalità specifiche (sanità , assistenza sociale, organizzazioni che operano nei paesi in via di sviluppo, ecc.).
In Francia sono soprattutto i cosiddetti Servizi di prossimità , qualcosa di molto simile alle nostre cooperative sociali, a prendere piede. È un' antica tradizione sociale che li vuole radicati sul territorio, pronti a rispondere in maniera collettiva e con caratteristiche imprenditoriali alle necessità di sostegno per le famiglie bisognose, gli anziani, i soggetti in disagio e i disoccupati.
LE IMPRESE NON PROFIT
In Italia ci sono più di 60 mila imprese non profit che operano nei settori della cooperazione sociale, cooperazione internazionale, associazionismo e ambiente. Con circa 320 mila occupati e un fatturato che raggiunge il 2 percento del prodotto interno lordo(pil), in questi ultimi tre anni le imprese non profit sono cresciute di circa il 20 per cento creando 15mila nuovi posti di lavoro. |
IL COMMERCIO EQUO E SOLIDALE
Il commercio equo e solidale ha l' obiettivo di liberare i contadini e gli artigiani del Sud dalle speculazioni dei commercianti locali e internazionali, in modo che i loro prodotti arrivino sul mercato saltando la onerosa intermediazione. L' iniziativa è stata avviata in Olanda, nel 1969, da alcuni organismi già presenti nei paesi del Sud del mondo. Primo passo: aiutare i produttori a organizzarsi in cooperative per raccogliere ed esportare i loro prodotti. Contemporaneamente sorgeva una cooperativa senza scopo di lucro per importare e diffondere i prodotti alimentari e manufatti artigianali dei paesi del Sud del mondo. Nasceva il commercio equo e solidale, diffusosi in altri paesi europei, come Francia, Germania e Italia, unito dalla sigla «Botteghe del Terzo mondo». |
CONSUMATORI DIVERSI
- 56019 Vecchiano (Pi), tel. 050/826354 e-mail: coord@cnms.it internet: www.citinv.it/associazioni/CNMS |
- COMMERCIO EQUO E SOLIDALE
Ctm 39100 Bolzano, tel. 0471/975333 e-mail: ctmbz@altromercato.it internet: www.altromercato.it Commercio alternativo
Ram
Associazione italiana «Botteghe del mondo» |
E ra il 22 dicembre 1978 quando, a Verona, venne lanciata la sfida di «costruire le forme di una presenza nuova nell' economia». In sintesi, si cominciò a raccogliere risparmio per usi alternativi. Di questo si occupò una cooperativa creata per sostenere le imprese autogestite non-profit , imprese che tentano di conciliare esigenze produttive, esigenze sociali ed esigenze ambientali, rifiutando la sola logica del profitto. La cooperativa per tale motivo scelse il nome di «Mutua per l' Autogestione» (Mag). Da Verona l' esperienza si estese successivamente a numerose città italiane: da Milano a Torino, da Venezia a Reggio Emilia.
Sabina Fadel
M AG: AUTOGESTIRE LA FINANZA
«Agli inizi ci siamo rifatti alla tradizione delle società di mutuo soccorso - racconta Loredana Aldegheri , presidente della Mag Servizi di Verona - recuperando una memoria storica che apparteneva all' Ottocento, quando le classi povere si autofinanziavano per far fronte alle proprie esigenze. Il nostro obiettivo principale, ancor oggi, è di sostenere l' economia sociale offrendo al contempo credito, promozione, consulenza, formazione e accompagnamento. La raccolta del risparmio, dunque, rappresenta solo un momento della nostra azione ed è in questo che ci diversifichiamo da Banca etica, rispetto alla quale siamo anche maggiormente radicati nel territorio».
Oggi, dunque, le Mag sono luoghi da cui si diffonde un sapere che intreccia la riflessione politica con la pratica dell' autogestione, secondo un progetto che è in continuo divenire.
«Le modalità e gli strumenti del nostro operato - prosegue la presidente - sono: la rete, sempre più vasta, costituita da coloro che entrano in relazione con la Mag e che assicura collegamento, solidarietà e circolazione del sapere; i servizi , che rappresentano la risposta ai bisogni espressi dalle realtà associative; la formazione , per capitalizzare il sapere delle cose che si fanno e delle relazioni che si creano; la raccolta del risparmio sociale, che dà credito a nuove forme di economia del lavoro».
RISPARMIATORI DIVERSI
- RISPARMIO ETICO MAG
Mag4 Piemonte
Autogest
Mag6
Mag Venezia
Consorzio Etimos
Mag servizi
- - GRUPPI DI ACQUISTO SOLIDALI - BILANCI DI GIUSTIZIA |
I BILANCI DI GIUSTIZIA
«Q uando l' economia uccide bisogna cambiare»: con questo slogan i «Beati i costruttori di Pace», in occasione del quinto raduno del movimento tenutosi a Verona il 19 settembre 1993, lanciarono la campagna «Bilanci di giustizia» rivolta alle famiglie, intese come soggetto micro-economico. L' esperienza dei bilanci di giustizia, spiegano i promotori, nasce da persone che cercano insieme di liberarsi da un legame di un mercato che deve vendere tutto a qualsiasi costo. È importante, dunque, rivedere i nostri consumi, cercando di andare oltre le etichette e chiedendosi: da dove viene un certo prodotto? quali le materie prime impiegate? come sono state pagate? chi ci ha lavorato? che conseguenze ha subito l' ambiente? L' obiettivo delle famiglie è modificare secondo giustizia la struttura dei propri consumi senza abbassare la qualità della vita, anzi cercando di elevarla. Oggi le famiglie impegnate sono più di 500, divise in 35 gruppi su tutto il territorio nazionale. «Notiamo con piacere che stanno aderendo anche non credenti - spiega don Gianni Fazzini, coordinatore nazionale della campagna 'Bilanci di giustizia', un' iniziativa della Mag di Venezia - . Ciò dimostra che questa iniziativa assume un aspetto missionario. Molte persone sono ormai consapevoli che il possesso di una grande quantità di beni non dà la felicità e non offre qualità di vita». Lo strumento ideato per «automisurare» il proprio impegno è quello del bilancio familiare. Le famiglie che hanno inviato i bilanci nel 1999 documentano un consumo mensile individuale medio di lire 1.378.000 a fronte di un pari dato Istat di lire 1.766.000. Quindi un risparmio medio mensile individuale di lire 386 mila. Nei 6,8 miliardi di consumi rilevati, 1.815 milioni sono stati spostati, trasferendo la spesa da acquisti giudicati dannosi per la salute, per l' ambiente e per i popoli del Sud del mondo, a prodotti alternativi, che non danneggiano cicli biologici o che non rappresentano uno sfruttamento ingiusto di persone e di risorse naturali. Comportamenti ormai consolidati sono risultati la raccolta differenziata dei rifiuti e l' acquisto di prodotti delle «Botteghe del Terzo mondo», messi in atto dal 60 per cento degli aderenti, insieme alla preferenza per alimenti di stagione e il riuso e scambio di vestiti, abitudini acquisite da quasi il 50 per cento. Per quanto riguarda i risparmi, 604 milioni sono stati invece destinati a investimenti finanziari nella Mag, in Banca etica e nelle cooperative sociali. Altri 128 milioni sono stati destinati dalle famiglie per il sostegno economico ai progetti di cooperazione e sviluppo, così pure per le adozioni a distanza, simboli di un' equa distribuzione delle risorse. «Per il 2001 - spiega don Fazzini - abbiamo proposto alle famiglie un nuovo obiettivo: l'acqua , un consumo su cui informarsi e riflettere, da rivedere nel nostro approccio quotidiano. Ci siamo chiesti: se un miliardo e mezzo circa di persone nel mondo non dispone di acqua potabile, è giusto che ogni anno ognuno di noi consumi 1.200 metri cubi di acqua? È possibile consumarne meno? Come? «Tenendo monitorati i propri consumi di acqua (sia quella del rubinetto sia quella minerale) con l' obiettivo comune di spostare, per quanto possibile, il consumo di acqua minerale verso il consumo di acqua del rubinetto (per i noti problemi di inquinamento dato dalle bottiglie e dal trasporto dell' acqua dalla sorgente ai consumatori) e di ridurre il consumo quotidiano di acqua con piccoli accorgimenti (da riparare subito il rubinetto che perde, all' innaffiare le piante riutilizzando l' acqua con cui si sono lavate le verdure) o con interventi più incisivi (dal montare opportuni frangigetto, al recupero dell' acqua piovana per lo sciacquone del water)». |
LA BANCA ETICA
La Banca etica, creata nel 1995 da un gruppo di organizzazioni del non profit , è un punto di incontro tra risparmiatori, che vogliono una più consapevole e responsabile gestione del proprio denaro, e le iniziative sociali ed economiche che hanno di mira uno sviluppo umano e sociale sostenibile, nel quale produrre ricchezza e la sua distribuzione siano fondati sui valori della solidarietà , della responsabilità civile e della realizzazione del bene comune. Banca etica gestisce le risorse finanziarie di famiglie, singole persone, organizzazioni, società e enti di vario tipo, orientandole verso le iniziative con finalità sociali e che operano nel pieno rispetto della dignità umana e della natura. Tra le finalità c' è anche una funzione educativa nei confronti del risparmiatore e di chi beneficia del credito, responsabilizzando il primo a conoscere dove e come viene impiegato il suo denaro e stimolando il secondo a imparare a cavarsela da solo dando fondo al suo impegno e alla sua capacità imprenditoriale. Soci e risparmiatori sono coinvolti attivamente nella partecipazione e nello sviluppo della banca |