L’ECUMENISMO SALVERA' LA ROMANIA?

Un grande incontro di religioni a Bucarest, promosso dalla Comunità di sant’Egidio, ha messo in moto un movimento di pacificazione e di dialogo tra le Chiese locali, che farà bene al Paese in gravi difficoltà.
06 Ottobre 1998 | di

Un clima di intensa partecipazione ha accompagnato, a Bucarest, il XII Incontro internazionale 'Uomini e Religioni', promosso dalla Comunità  di sant'Egidio, con la partecipazione di circa 400 esponenti delle Chiese cristiane e delle grandi religioni mondiali. I romeni hanno sentito molto questo incontro. Tanti sono stati, infatti, i partecipanti ai dibattiti, quasi a mostrare la volontà  dei romeni di essere aggiornati sui grandi temi discussi. Infatti, a Bucarest si respira un senso di marginalità . Ci si sente marginali in un'Europa che si muove a un'altra velocità  e sembra far poco conto dell'Est ortodosso. Del resto, la decisione della Nato, contraria all'ingresso della Romania nell'alleanza, ha manifestato l'irrilevanza di questo Paese per gli interessi occidentali.

Tra i romeni è pure diffuso un senso di delusione. Infatti, l'auspicato benessere economico non è venuto dopo la fine del comunismo e con le riforme. La vita è difficile, mentre le sicurezze 'povere' del socialismo svaniscono e non arrivano i premi del mercato tanto attesi. Gli anziani, i tanti mendicanti, i bambini che vivono per strada, manifestano anche per le vie di Bucarest la difficile condizione della società . Il mondo di ieri è finito e pochi lo rimpiangono; ma non è cominciato un mondo nuovo, almeno per i più.

Le ferite del passato sopravvivono. Una ferita è il rapporto tra la Chiesa ortodossa e quella greco-cattolica. Quest'ultima fu soppressa dal governo comunista nel 1948 e i suoi luoghi di culto furono consegnati al patriarcato ortodosso. I greco-cattolici furono costretti a una vita clandestina. In tutto l'Est comunista, la politica era distruggere le Chiese orientali unite a Roma, per diminuire l'influenza della Santa Sede. Le Chiese ortodosse, che pure hanno molto sofferto con i regimi comunisti, concordarono con questo programma: obiettivamente le rafforzava. Nel 1989, i greco-cattolici hanno riacquistato la libertà  dopo tante sofferenze; ora chiedono la restituzione delle loro chiese occupate dagli ortodossi. È un grave contenzioso che ricorda un passato pieno di dolori.

L'incontro di Bucarest è stato un grande evento ecumenico, prima di tutti, tra romeni ortodossi e cattolici. Il patriarca Teoctist ha assistito, per la prima volta nella storia, alla messa celebrata nella cattedrale latina: i fedeli erano meravigliati, parecchi piangevano alle sue parole, poi tutti lo hanno applaudito. I vescovi ortodossi si sono a più riprese incontrati con quelli greco-cattolici durante i lavori. Un vescovo greco-cattolico ha predicato assieme al patriarca ortodosso di Antiochia e a un pastore battista durante la preghiera ecumenica dei cristiani. Il clima tra le due Chiese si è scongelato.

La Romania ha bisogno di ritrovare la pace religiosa. Infatti, la presenza cristiana si trova di fronte alla sfida delle sette e della loro propaganda nel Paese. Una maggiore intesa tra cattolici e ortodossi apre la strada a un prossimo viaggio di Giovanni Paolo II, che sarebbe il primo in un paese ortodosso. Nella sua lettera ai partecipanti all'incontro, il papa ha manifestato il desiderio di visitare la Romania. L'unico ostacolo sono i difficili rapporti tra ortodossi e cattolici nel Paese. Ma questi rapporti hanno subìto una svolta. Del resto, il patriarcato ortodosso romeno sembra aver preso la testa del dialogo ecumenico.

A Bucarest si è vissuto, in quei giorni, anche un grande evento inter-ortodosso per la presenza dei rappresentanti di tutte le Chiese ortodosse. All'invito del patriarcato e della Comunità  di sant'Egidio hanno risposto i patriarchi di Antiochia (ortodossi arabi), di Alessandria (Africa), Bulgaria, Etiopia, degli armeni del Libano, accanto ai primati di Albania, Cipro, Finlandia, Cechia. Solo la Chiesa greca non ha inviato un suo rappresentante, motivandolo con il fatto che gli ortodossi non si debbono trovare a pregare con cattolici e protestanti. Il patriarca Teoctist è stato al centro di questo incontro tra ortodossi.

La delegazione cattolica, oltre che da vari vescovi, era composta da sette cardinali, cinque da Roma accanto al polacco Glemp e al mozambicano Dos Santos. Il cardinale Cassidy, incaricato vaticano per l'ecumenismo, rappresentava il papa e ha letto il suo messaggio. In una stagione di crisi dell'ecumenismo, proprio in un Paese ortodosso, si è realizzato un incontro profondo tra cattolici, ortodossi e protestanti (tra questi gli anglicani e i responsabili mondiali dei metodisti e dei battisti). Vari esponenti cristiani hanno dibattuto tra di loro e con i rappresentanti delle altre religioni su i grandi problemi del presente e del futuro della fede. Il clima è stato di dialogo approfondito con una grande partecipazione del pubblico romeno e non romeno.

Bucarest è stata anche testimone di un evento interreligioso. Non sono mancati i rappresentanti dell'islam, dell'ebraismo e delle religioni asiatiche. In un periodo in cui i mondi religiosi sono attraversati da profonde tensioni e talvolta utilizzati ai fini di conflitti, Bucarest ha rappresentato un grande fatto di dialogo e di pace. Il cardinale Glemp, primate di Polonia, e il gran rabbino Lau, protagonisti della polemica sulle croci di Auschwitz, erano tra i partecipanti al convegno. Non mancavano leaders islamici che hanno sottolineato come troppo spesso l'islam sia considerato la religione della guerra e del terrorismo. Andava anche in questo senso un messaggio al convegno inviato dal presidente Clinton.

Alcune presenze hanno rivelato l'interesse che il dialogo interreligioso va assumendo per il lavoro umanitario e quello per la pace: Cornelio Sommaruga, presidente della Croce Rossa internazionale, Pierre Sané, segretario generale di Amnesty International, sister Helen Prejean, la religiosa americana che lotta contro la pena di morte, hanno dibattuto con i rappresentanti religiosi. Un panel chiedeva: 'Le religioni: quale umanesimo per il Duemila'? Nella diversità  delle fedi religiose, lontano da ogni indebito sincretismo, gli uomini e le donne di religione hanno constatato una convergenza nel lavoro per la pace e nelle costruzione di un nuovo umanesimo in un panorama internazionale molto difficile.

Questo tema è stato al centro degli interventi del presidente romeno, Emil Constantinescu, che aveva lanciato l'invito a Bucarest fin dallo scorso incontro di 'Uomini e Religioni' a Padova (questa città  era rappresentata dal sindaco Zanonato e dal vescovo, monsignor Mattiazzo). Tra la fine di agosto e l'inizio di settembre, la capitale romena è stata un grande spazio di incontro e di dialogo. Si è verificata, ancora una volta, la fecondità  di quello 'spirito di Assisi' con cui Giovanni Paolo II convocò i leaders religiosi nella città  di san Francesco più di dieci anni fa, nel 1986. La Comunità  di sant'Egidio, anno dopo anno, ha continuato gli incontri interreligiosi in quello spirito: la pace tra le religioni e tra i popoli si è rivelata un grande valore presente in tutte le religioni, pur nella diversità  delle tradizioni. Anzi, la pace si è rivelata come la volontà  di Dio e l'ansia di tanti uomini.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017