L’educazione cristiana dei figli

È difficile fare il papà e la mamma. Difficile ed esaltante. Forse, non si riesce e nemmeno si tenta, se non si prega e non ci si lascia sostenere dallacomunità ecclesiale.
10 Settembre 1998 | di
   
   
S i fa in fretta, anche oggi, a parlare del dovere dell'educazione cristiana dei figli. Poi, però, i genitori si trovano di fronte a difficoltà  che sono ardue e che talvolta possono apparire insormontabili.     

Per esempio. In passato la famiglia era un'agenzia pedagogica. Oggi c'è la scuola, ci sono i mass media, soprattutto la tv, con le scene di violenza, slealtà , sesso e cose del genere che rendono oggi più difficile di un tempo l'educare cristianamente i figli.

     

Ma c'è un'altra difficoltà  che non poco inceppa lo sforzo di tirar grandi i figli con rettitudine, con austerità  e con dolcezza. Si tratta della constatazione che l'impegno formativo esige che si dedichi ai piccoli molto tempo e grande attenzione. Nell'epoca del dialogo, in cui assicuriamo di vivere, è diffusissima una solitudine debilitante: anche nel settore pedagogico. A parte il fatto che i bimbi richiedono che si dedichi loro un tempo non avaro - e già  questa dipendenza talvolta sfianca - , rimane da considerare il dovere di trattare i bambini con estrema serietà , con accuratissima premura.

     

È una favola quella secondo cui i piccoli non hanno problemi grandi. I problemi non sono mai né grandi né piccoli: sono sempre enormi, perché essi non esistono in astratto, ma sono sempre vissuti da persone realissime, le quali hanno l'esigenza di decidere di fronte ai bivi che il cammino della vita dà  di incontrare. Ciò aiuta a intuire come occorra prestare un'attenzione serissima ai bambini anche quando questi si limitano a giocare, dal momento che il gioco per loro è percepito come un universo nel quale impegnano tutta la loro attitudine alla responsabilità . Insomma, il gioco per loro è un lavoro vero e proprio che li distrae, ma al tempo stesso li coinvolge. Perciò, quando ci si diverte con i bimbi, occorre essere terribilmente impegnati nel vivere la favola come una realtà  più vera e concreta della nostra stessa realtà  di adulti.

Per non accennare - almeno accennare - al dovere di apprendere e di esercitare l'arte della conversazione. Un'arte, questa, che sembra bandita dai nostri programmi di occupazione e di formazione dei piccoli. I bimbi - anche gli adulti, ma i bimbi in particolar modo - hanno un estremo bisogno di essere ascoltati con gravità  e tenerezza. Si accorgono immediatamente quando sono trattati con svaghezza o con atteggiamento di ripulsa. Pongono gli interrogativi più strani, improvvisi e intelligenti. E bisogna esser pronti a rispondere. Ma poi svolgono un tipo di attività  che richiede sempre rispondenza e dialogo con chi ha la responsabilità  di educare. A proposito. Soprattutto quando si tratta di problemi che lambiscono o che entrano a piè pari nel campo religioso e, più in generale, dall'impostazione della vita, capita spesso che i genitori si trovino come smarriti davanti ai loro figli. Smarriti perché i piccoli prendono con assoluta serietà  ciò che si dice loro, allorché si parla di Gesù, della Madonna, degli angeli, della tenerezza di Dio Padre, dell'amore che il Crocifisso ha per noi, ecc. Nella loro sensibilità , questo mondo della fede diventa estremamente realistico. Allora, i genitori che tentano di educare e che, comunque, esprimono le convinzioni della fede, hanno come un tuffo al cuore perché si sentono presi alla lettera con fiducia inconcussa, e, quasi di rimando e quasi inevitabilmente, si interrogano e spesso entrano in crisi, perché sono attanagliati come dalla paura di ingannare i loro figli, dal momento che il papà  e la mamma scoprono, con un senso di meraviglia e quasi di orrore, di non credere alle cose che dicono, con la sicurezza con cui queste cose vengono accettate. Il lavoro formativo non va soltanto dagli adulti ai bambini; va anche dai bambini agli adulti, i quali sono spesso aiutati e quasi costretti a essere come vengono giudicati. Oppure ad abbandonare le certezze rivelate, quando i genitori non si lasciano mettere in discussione.     

Un'altra notazione. Forse la più importante. Spesso papà  e mamme cristiani che si sforzano di educare i loro figli secondo i princìpi del Vangelo, a un certo momento sono come presi da un profondo timore: il timore, cioè, di preparare delle persone  che, domani, non riusciranno a innestarsi molto facilmente nella società  con il suo stile di pensiero e di vita; si interrogano se possono legittimamente rischiare di cavare delle persone che, in futuro, si percepiranno un poco come anomale, quasi anormali dentro un contesto culturale che presenta idee, giudizi e comportamenti che fanno a pugni con la perfezione cristiana delle beatitudini.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017