L’eredità di Colonia. Aspettando Sydney

Il sorriso della fede giovane. La capacità di stabilire un rapporto interiore con Dio. E di fare comunità attorno ai valori del vangelo. Benedetto XVI: «Siate testimoni dell'incontro con Cristo».
16 Settembre 2005 | di

La XX edizione della Giornata mondiale della gioventù di Colonia è stato senza dubbio un evento epocale nel senso letterale del termine. Ha segnato infatti un tratto di marcata discontinuità  dalle precedenti Giornate: finora i giovani erano stati invitati a privilegiare stile e tematiche che mettessero in risalto il coraggio di prendere coscienza della propria vocazione cristiana con slancio e in un clima di festa. Da Colonia, ora, è arrivato l";invito di aggiungere a tutto questo anche un rapporto intimo e personale con Dio. Due stili di dialogo con i giovani, quelli di Papa Wojtyla e di Papa Ratzinger, che si completano essendo il secondo la naturale continuazione del primo.
Pochi cori, poche braccia alzate, pochi momenti per il tipico e festoso chiasso durante la veglia, e tanto meno alla messa del giorno dopo: quasi un milione di giovani erano curiosi di vedere a Colonia come si sarebbe rapportato con loro Benedetto XVI. E non sono stati delusi. Infatti, oltre a ricordare l";eredità  e gli insegnamenti di Giovanni Paolo II "; più volte citato e regolarmente applaudito ";, a Marienfeld i giovani di questa nuova epoca hanno fatto l";esperienza di un fratello nella fede che li invitava a coltivare la familiarità  con la presenza divina dell";Eucaristia. È stata questa, in un certo senso, la sorpresa che pochi avevano immaginato. Altri, appartenenti al mondo degli adulti, avevano immaginato un Benedetto XVI alla rincorsa dello stile del suo predecessore. E invece, il Papa tedesco è stato sé stesso: il lucido professore amante della speculazione qual è, asciutto nei modi e nelle parole, ma pregnante e preciso nel suo dialogo con i suoi giovani fratelli che da lui si aspettavano una testimonianza e una luce per non sbagliare strada una volta ritornati a casa, come i Re Magi, a cui si ispirava il tema della XX Giornata.
Ed ecco allora Benedetto XVI dare loro alcuni riferimenti chiari: «La religione cercata alla maniera del ";fai da te"; alla fin fine non ci aiuta. È comoda, ma nell";ora della crisi ci abbandona a noi stessi. Aiutate gli uomini a scoprire la vera stella che ci indica la strada: Gesù Cristo!».
Come se non bastasse, il pontefice si è immedesimato nella loro sensibilità  e nei loro ritmi, abbracciando i loro discorsi anche sul modo di vivere la loro giovane fede. «È bello che oggi, in molte culture, la domenica sia un giorno libero. Questo tempo libero, tuttavia, rimane vuoto se in esso non c";è Dio. Cari amici! Qualche volta, in un primo momento, può risultare piuttosto scomodo dover programmare nella domenica anche la Messa. Ma se vi ponete impegno, constaterete poi che è proprio questo che dà  il giusto centro al tempo libero. Non lasciatevi dissuadere dal partecipare all";Eucaristia domenicale, e aiutate anche gli altri a scoprirla».
Lo stile personale e gli appuntamenti liturgici hanno però un senso all";interno della vita di una comunità . Il Papa li ha invitati a «formare delle comunità  sulla base della fede». Come esempi ha portato i movimenti e le comunità  religiose che sono sorte negli ultimi decenni. È importante conservare anche la comunione con il Papa e con i vescovi, affinché non vengano cercati «sentieri privati». Da qui la riscoperta della Chiesa come «luogo» in cui cresce una fede personale e comunitaria che vuole stare con amore dentro la storia.
Ma non c";è adesione senza la testimonianza e l";impegno per una missionarietà . Il logo della Giornata che alla fine della messa conclusiva è stato consegnato ai rappresentanti dei cinque continenti perché portassero il vangelo in ogni parte del mondo, voleva rappresentare un chiaro segno di questo impegno che il Papa chiede ai giovani. Essere cioè testimoni attendibili del grande incontro avuto con Gesù e la sua Parola.
Da lunedì 22 agosto, mentre si svuotava la ex miniera a cielo aperto, ora ribattezzata Campo di Maria, è iniziata un";altra giornata mondiale che si celebra ogni giorno nell";intimo delle coscienza di quei generosi giovani, nel santuario del loro cuore, nella loro faticosa quotidianità .
«Il mio auspicio è che questo evento ecclesiale resti scolpito nella vita dei cattolici in Germania e nel mondo, e sia incentivo per un loro rinnovato slancio spirituale e apostolico», ha detto il Papa domenica sera durante la cerimonia di congedo all";aeroporto di Colonia. Ed è quanto ovviamente si augurano soprattutto le diocesi tedesche. Non a caso il cardinale di Colonia, Meisner, ha già  annunciato che, per tener vivo lo slancio della GMG, ha intenzione di convocare, fra un anno e mezzo, sempre nella sua città , un altro grande incontro europeo di tutti i giovani cattolici, anche in previsione del prossimo appuntamento di Sydney del 2006.
Il ricordo della Giornata segnerà  la vita di quei giovani che hanno affrontato le tante fatiche e gli inutili disagi riservati loro da un mondo di adulti troppo sicuro di sé. Per tutti, i ricchi messaggi di Benedetto XVI resteranno come una specie di prima enciclica non scritta ma pensata per giovani.
Ai microfoni di Radio Vaticana, prima di partire per la Germania, gli avevano chiesto quale fosse la cosa più importante che voleva trasmettere loro. «Che è bello essere cristiani», era stata la pronta risposta del pontefice. Il milione di stanchi ma indomiti sorrisi visti a Marienfeld testimoniano che il messaggio ha colto nel segno.

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017