L’ERGASTOLO: PENA ASSURDA O NECESSARIA?

02 Marzo 1999 | di

Se ne discute da decenni: l'ergastolo è una pena ancora necessaria in una società  diventata sempre più sensibile ai problemi della condizione carceraria e del reinserimento dei detenuti? È stato il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro a riaprire il dibattito: «Non è pensabile una pena che annienti e distrugga la persona». In tanti - dentro e fuori il sistema politico - hanno condiviso la sua posizione. Secondo il ministro di Grazia e Giustizia, Oliviero Diliberto, l'abolizione dell'ergastolo è una priorità .
Stando agli ultimi dati del ministero, che risalgono al 28 dicembre 1998, nelle case di reclusione del nostro paese sono 784 le persone che stanno scontando una condanna definitiva alla pena dell'ergastolo. Pena prevista dal nostro codice per i reati più gravi compiuti contro lo stato e il suo ordine costituzionale (attentato all'indipendenza territoriale, ad esempio) e contro la persona (come l'omicidio premeditato, in particolare se le vittime sono congiunti).
Il primo sì all'abolizione della detenzione a vita è stato già  espresso dal senato nell'aprile del 1998. Ora, tocca alla camera pronunciarsi.Occorre aggiungere che nel 1981 gli italiani, chiamati ad esprimersi in un referendum, sull'abolizione dell'ergastolo, hanno detto in massa di no.

Ettore Gallo: «L'abolizione è una conquista di civiltà ».

«Alla criminalità , la pena dell'ergastolo non fa nessuna paura». A parlare è Ettore Gallo, ex presidente della Corte costituzionale, uno dei magistrati più noti e apprezzati d'Italia, che si pronuncia decisamente a favore dell'abolizione della detenzione a vita.

Msa. Per quale motivo?
Gallo.
Innanzitutto, per una ragione giuridico-costituzionale: l'ergastolo è inconciliabile con la finalità  rieducativa della pena. «Le pene - come recita l'articolo 27 della nostra carta costituzionale - non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità  e devono tendere alla rieducazione del condannato». Alla rieducazione e quindi al reinserimento sociale: ma com'è possibile rieducare e reinserire chi non potrà  mai uscire dal carcere? È una contraddizione che secondo me deve essere sanata. La detenzione a vita, quindi, può essere considerata incostituzionale. La minaccia dell'ergastolo non ha mai scoraggiato la delinquenza. Se la stessa pena di morte non ottiene l'effetto deterrente sperato, figuriamoci la detenzione a vita. Lo dimostrano le statistiche, lo conferma l'esperienza di tutti i giorni. Inoltre, una condanna a 30 o 40 anni di carcere equivale già  a un ergastolo di fatto. Come pure di fatto si può parlare di una pena abolita: basta la buona condotta perché il detenuto possa godere benefici previsti dalla legge.

Una pena inutile, dunque?
Inutile e dannosa: una gratuita crudeltà  psicologica. La nostra sensibilità  umana non può rimanere indifferente. E quindi, dopo l'abolizione di fatto, sono convinto che sia ormai arrivato il momento di giungere anche all'abolizione giuridica. Secondo me, sarà  una grande conquista civile in un paese, come il nostro, che è entrato in Europa e guarda con attenzione ai grandi valori delle democrazie occidentali. Per questo, aspetto con ansia che anche la camera, dopo il senato, dia il suo voto favorevole. Mi sembra che l'orientamento generale vada in questo senso.

Alfredo Mantovano: «Basta a sconti di pena e indulti».

«L'ergastolo esiste solo sulla carta: se andiamo a vedere i casi concreti, a scontare la pena fino in fondo sono solo coloro che intendono rimanere in carcere o quanti non vogliono sottoporsi alla rieducazione. Per il resto la realtà  è ben diversa».

Le parole di Alfredo Mantovano, deputato di An, non lasciano spazio ad alcun dubbio: no all'abolizione dell'ergastolo, anche se la legge è già  stata approvata dal senato il 30 aprile dello scorso anno: «Ma mi auguro - sottolinea - che, quando sarà  il momento, il parlamento esamini a fondo il problema, pronto, qualora fosse necessario, ad una desistenza attiva».

Msa. Stop alle amnistie e agli sconti di pena, quindi?
Mantovano. Dico solamente che ci deve essere una giusta proporzione tra il reato commesso e la gravità  della pena. Forse pochi lo sanno, ma nell'attuale situazione si può ottenere la piena libertà  dopo 21 anni e la semilibertà  dopo 16, a patto che il comportamento in carcere sia stato irreprensibile. Non mi pare che si possa parlare di «progetto rieducativo». E le cose sono destinate a peggiorare in caso di approvazione della legge. Il senato ha sostituito l'ergastolo con la reclusione da 30 a 33 anni. Il che significa che, sfruttando la legge Gozzini, un pluriomicida otterrebbe un permesso premio dopo 5 anni e sarebbe in stato di semilibertà  dopo 10. Che senso ha chiedere l'inasprimento delle pene per reati come la pedofilia e poi battersi per cancellare l'ergastolo?

Definitivamente tramontata l'idea di riproporre addirittura la pena di morte per certi reati?
Direi proprio di sì. È un'idea che non sta più in piedi e che d'altronde si riferisce a una petizione di quasi quindici anni fa. Ora non è più proponibile.

Ma esiste un'alternativa alla legge sull'abolizione dell'ergastolo?
Valuto positivamente un recente studio in base al quale per una pena sotto i tre anni, in sostanza, è previsto, in alternativa al carcere e scelto volontariamente, un avvio a quei lavori che altri si rifiutano di svolgere. Naturalmente sono previsti controlli per verificare la bontà  del processo rieducativo. Mi pare un punto di partenza interessante. Ma è importante, in definitiva, non proseguire con la politica degli sconti di pena e degli indulti. Perché chi ha sbagliato deve pagare. E soprattutto perché c'è un obbligo di lealtà  nei confronti della società  che non può essere trascurato.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017