L'esperienza del Comites di Montréal

Laddove i Comites riescono a scuscitare l'interesse dei giovani per la cultura italiana, i risultati positivi non mancano.
15 Novembre 2007 | di

Montréal

Invitato dal Comites di Montréal, ho partecipato a una riunione di una trentina di giovani italocanadesi in preparazione alla «V Conferenza nazionale intercomites» dei giovani italiani in Canada di Vancouver. Mi sono trovato tra giovani dai 16 ai 25 anni, nati e cresciuti in Canada, che oltre all’inglese e al francese parlavano tutti l’italiano. Questi giovani, un po’ con i loro risparmi e un po’ finanziati da alcuni sponsor come la Fondazione Comunitaria Canadese-Italiana sono andati a Vancouver, hanno partecipato ai lavori della Conferenza e hanno fatto i loro interventi in italiano.

Certamente tanti si chiederanno come mai i giovani di Montréal, e sono tanti, parlano la nostra lingua a differenza di molti altri. La prima risposta a questo interrogativo riguarda il lavoro che il Comites svolge a riguardo dei giovani. Il Comites di Montréal sta conducendo da tempo un discorso socio-culturale in grado di suscitare l’attenzione dei giovani verso la nostra lingua e la nostra cultura. «I nostri giovani hanno bisogno di stimoli per poter comprendere il valore non solo di una terza lingua ma soprattutto del contenuto culturale che essa porta con sé», sottolinea Giovanna Giordano, presidente del Comites di Montréal, e animatrice instancabile dell’Associazione dei Giovani Italiani. La seconda risposta riguarda l’ambiente in cui questi giovani vivono. Montréal è stata definita la più italiana città del Nord-America. E in questa città, dove si fa tutto nelle due lingue ufficiali, francese e inglese, ci sono molti italocanadesi che parlano anche italiano.

Sonia Benedetto dice: «Io penso che il desiderio di tanti giovani come me, sia di mantenere la nostra cultura e la nostra identità, e per far questo abbiamo bisogno che ci vengano aperti degli spazi nei quali possiamo esprimere le nostre capacità di natura artistica e musicale». Fabio Baviello aggiunge: «A Vancouver abbiamo discusso della doppia cittadinanza che molti non hanno, del riconoscimento dei titoli di studio, dell’internazionalizzazione del sistema universitario italiano e canadese, del Comites e del Cgie, e di quello che essi fanno e, spesso non fanno, per i giovani, del voto per gli italiani all’estero e della lingua italiana, cercando di identificare dove si parla, chi la parla, quando si parla e perché si parla».

Montréal, a detta degli esperti, è la città canadese dove la lingua italiana, come terza lingua, è la più parlata; e a parlarla non sono solo i membri della nutrita comunità italiana, ma anche numerosi non italiani innamorati della cultura del Paese di Dante. Una delle tante ragioni per cui anche i non discendenti da famiglie italiane imparano la nostra lingua, è dovuta al fatto che nella provincia del Quebec, oltre alla lingua inglese si parla soprattutto il francese che per gli italiani ha un suono e una cadenza molto vicina. E poi la prossimità dell’Italia, che confina con la Francia, ha una certa ripercussione culturale importante che, a volte, dalla Francia viene esportata anche nel Quebec. Ad esempio, nel recente passato, alcune famosissime commedie di Pirandello sono state rappresentate con successo anche nel Quebec. Occorre aggiungere che nel Quebec esiste una certa élite culturale molto sensibile alla cultura europea per cui anche la cultura italiana è oggetto di studi universitari.

Questo discorso, anche se ci ha portato lontano dal contesto che noi vogliamo illustrare, ci serve per mettere in evidenza l’ambiente in cui la comunità italiana di Montréal e del Quebec è immersa e opera, e che senza dubbio aiuta alla divulgazione della nostra lingua.

Certamente la comunità italiana di Montréal, per divulgare la nostra lingua possiede dei centri dove essa viene insegnata. Infatti, corsi di lingua italiana sono offerti ogni anno dall’Istituto Italiano di Cultura di Montréal; da alcuni anni anche dal Centro Leonardo Da Vinci e dal Centro Culturale della Casa d’Italia. Si organizzano corsi perfino al Centro Donne Italiane.

Grande è il ruolo culturale di alcune università – come la McGill University e la Concordia University – per il loro insegnamento ad alto livello della lingua e cultura italiana valido per ottenere importanti titoli di studio. Sono da segnalare inoltre i corsi di lingua italiana, denominati con la sigla PELO, integrati in alcune scuole normali che consistono in due periodi settimanali di 45 minuti.

Su tutti, però, si distinguono i corsi di lingua italiana del sabato, organizzati dal PICAI, che meritano un discorso a parte perché sono corsi popolari istituiti in tutti i distretti in cui vive la comunità italiana che conta circa 250 mila unità. Il PICAI è un ente privato no profit che ogni anno apre per la sola giornata del sabato ben 19 scuole dove bambini, ragazzi e giovani possono frequentare i quattro cicli di studio: pre-materna e materna, le sei classi elementari, le 5 classi superiori e quello per gli adulti. Per ognuno di questi cicli, lo studente riceve un diploma. Alle 19 scuole del sabato mattina occorre aggiungere anche corsi dello stesso tipo che vengono dati per tre ore settimanali in altre 6 scuole normali negli orari pomeridiani. Le scuole del PICAI sono sovvenzionate dal Governo Italiano e richiedono una piccola quota da parte degli studenti come impegno per il proseguimento degli studi. Occorre aggiungere che se oggi la lingua italiana è parlata nella maniera che abbiamo delineato, ciò è dovuto al fatto che il suo insegnamento parte dal basso, ossia dalle frange popolari della nostra comunità.

Per mettere in evidenza questo fatto, va detto che proprio qualche settimana fa è stato firmato un protocollo tra il PICAI e il Centro Leonardo da Vinci che ogni anno organizza gruppi di ragazzi e giovani che svolgono attività socio culturali. L’età va da quella delle scuole materne fino ai 12 anni. Ebbene l’accordo in questione che è stato firmato prevede, da parte del Centro, di inserire «attività in lingua italiana per almeno un’ora al giorno, per tutta la durata del servizio e quotidianamente un’ora di attività in lingua italiana nei propri campi estivi». Il PICAI si impegna a sostenere economicamente il progetto, a fornire adeguato materiale e sussidi didattici con la formazione didattica del personale docente».

Abbiamo abbondantemente parlato di Montréal e dei giovani italocanadesi di questa città e del loro approccio con la lingua italiana. Ma occorre rendere noto, anche per quel poco che conosciamo, quello che si fa in altre città, come a Toronto e nell’Ontario, che contano nell’insieme una comunità italiana di circa 700 mila persone. A Toronto esiste il Centro Scuola diretto dal professor Di Giovanni che svolge un’interessante attività nella diffusione della lingua italiana che sembra interessare circa 32 mila ragazzi e giovani che hanno dei periodi giornalieri o settimanali inseriti nei curricula delle scuole normali dove si studia la lingua italiana. A Toronto oltre all’Istituto Italiano di Cultura ci sono almeno due grandi università in cui si organizzano corsi di livello superiore di lingua italiana. Ci sono corsi di lingua italiana che vengono offerti a Windsor, Calgary, Edmonton e anche a Vancouver.

Se abbiamo voluto dare molti dettagli sullo studio della lingua italiana a Montréal, lo abbiamo fatto senza l’intenzione di sminuire quello che si fa altrove in Canada, e con lo scopo di offrire un esempio ai tanti giovani italocanadesi che vivono in altre città. Anche a Toronto e in altre città ci sono i Comites, istituzioni emanate dal governo italiano con lo scopo principale di divulgare la lingua e la cultura italiane. Con il loro impegno, e un maggiore coinvolgimento delle famiglie, spero che tanti altri giovani d’origine italiana residenti in Canada possano parlare la lingua di Dante e avere l’orgoglio di sentirsi legati alle radici di un Paese che possiede il dono di una delle culture più importanti del mondo.

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017