L’estate al mare

L’imprudenza resta il peggior pericolo. Ecco alcune attenzioni semplici per evitare che la vacanza si trasformi in disavventura, o peggio in tragedia.
03 Luglio 1997 | di

Per gli italiani la vacanza al mare è un fenomeno relativamente recente. Lo stesso termine 'villeggiatura' dimostra che tradizionalmente il periodo di vacanza, per quelle poche famiglie che potevano permetterselo, lo si passava in villa, cioè in campagna. Secondo le stime di diverse aziende turistiche, oltre un terzo degli italiani, cioè venti milioni di persone, in tutto o in parte trascorre le proprie ferie al mare. Non sempre tranquillamente.

Eppure basterebbero pochi e semplici accorgimenti per evitare gran parte degli incidenti, spesso dall'esito tragico, che scandiscono le cronache estive. Basterebbe ricordarsi che il mare chiede rispetto, che non può essere affrontato con superficialità . Quasi tutti i casi di affogamento sono dovuti a imprudenza. Congestioni e crampi, per esempio, non giungono senza un motivo. Le prime sono spesso determinate da blocchi digestivi dovuti al fatto di essersi messi in acqua subito dopo aver mangiato. I crampi, sono per lo più causati da scarso allenamento e da condizioni fisiche non ottimali: dopo un anno alla scrivania e magari con qualche chilo di troppo, non si può pretendere di nuotare al primo bagno come si è fatto all'ultimo dell'estate precedente.

A imprudenza personale - ma anche a non sufficiente informazione da parte dei servizi pubblici - vanno attribuiti anche gli incidenti provocati dalla fauna marina, come meduse o ricci di mare, peraltro quasi mai dalle conseguenze irreparabili. Di imprudenza si può parlare anche per scottature e colpi di sole. Alla 'tintarella' si dovrebbe giungere gradualmente, evitando lunghe esposizioni della pelle al sole, soprattutto nelle ore più calde della giornata. La pelle va protetta con qualche prodotto adatto allo scopo, magari ascoltando prima i consigli del medico che quelli della pubblicità . Eccessive e prolungate esposizioni ai raggi ultravioletti (UV) possono dar luogo a patologie come l'invecchiamento cutaneo o lo sviluppo di tumori cutanei. Ci sono poi alcune malattie della pelle che in caso di esposizione al sole si aggravano: herpes, acne rosacee, ecc.

La gran parte dei rischi, insomma, può essere attribuita a ignoranza o a superficialità  delle singole persone. Tuttavia, recenti episodi di gravi incidenti chiamano in causa direttamente le responsabilità  delle amministrazioni pubbliche locali. Motoscafi, slitte e scooter d'acqua condotti in modo incivile, incuranti delle regole di sicurezza per se stessi e per gli altri, hanno provocato negli ultimi anni tragedie che controlli pubblici più attenti e più severi avrebbero contribuito a evitare.

L'andar 'per mare', è cosa molto diversa dall'andare 'al mare'. La navigazione da diporto in Italia (un settore di non scarso rilievo economico per il paese) è in aumento, nonostante che, tolta qualche eccezione lodevole, i porti turistici italiani siano i più cari e i peggio serviti del Mediterraneo. Inoltre, le pratiche burocratiche per ottenere la patente nautica o l'immatricolazione di un natante sono di una lunghezza esasperante al punto da scoraggiare quanti, in condizioni diverse, sarebbero più che disposti ad avvicinarsi a una dimensione del mare più coinvolgente di una spiaggia più o meno alla moda.

I mari italiani, soprattutto in estate, non sono praticamente mai in condizioni tali da costituire di per sé un pericolo. Molte barche oggi in commercio sono costruite in modo da risultare difficilmente affondabili. Su ogni barca sono obbligatori salvagente e autogonfiabili per ogni persona a bordo. Non c'è poi praticamente nessun punto lungo le normali rotte nostrane che non sia raggiungibile in brevissimo tempo dai mezzi di soccorso. Questo, beninteso, sempre che ci si sia dotati dei necessari strumenti di segnalazione in caso di pericolo.

Tuttavia, negli ultimi anni sono aumentati gli incidenti, in gran parte per colpa delle vittime stesse: scarsa preparazione nautica, soprattutto nelle manovre di avvicinamento alle coste e di ingresso nei porti, nei momenti cioé in cui è maggiore il pericolo di collisione; uso imprudente di fornelli a bordo (sembra strano, ma in mare c'è da temere molto più il fuoco che l'acqua); mancati controlli prima di prendere il mare. Nonostante siano in aumento le frequenze nelle scuole di navigazione, per lo più di livello abbastanza buono, imprudenza e superficialità  sono, dunque, 'passeggeri' ancora difficili da sbarcare da gran parte dei natanti che navigano lungo le nostre coste

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017