
Lettera per la pace
Non molti ricorderanno che nell’anno accademico 2024/2025, è stato attivato per la prima volta in Italia un vero e proprio Dottorato in Peace Studies, promosso dalla Rete delle Università Italiane per la Pace (la realtà sorta nel dicembre 2020 per volontà della Conferenza dei rettori delle Università italiane, con lo scopo di promuovere la cultura della pace e della nonviolenza all'interno del sistema universitario italiano).
Il dottorato si pone l’obiettivo di formare figure professionali in grado di promuovere la cultura della pace, il dialogo e la trasformazione non violenta dei conflitti.
Al progetto aderiscono 36 università, coordinate dalla Sapienza di Roma, che «si propongono – come si legge nel sito della Conferenza dei rettori delle Università italiane – di realizzare percorsi di alta formazione e di ricerca interdisciplinari e trasversali nell’ambito delle tematiche della pace, dei diritti umani, degli studi su conflitto e pace, del disarmo e della costruzione di società inclusive e sostenibili, anche attraverso progetti già avviati a livello internazionale. In sostanza, la pace come materia di studio da approfondire in tutti i suoi aspetti per creare figure altamente specializzate che sappiano promuovere la cultura della pace sostenibile e del dialogo tra le nazioni».
I primi ricercatori conseguiranno il dottorato non prima del 2027 (il dottorato ha durata triennale), ma proprio nei giorni dei bombardamenti di Usa e Israele ai danni dell’Iran, questi giovani hanno voluto diffondere una lettera aperta, che a fine pagina vi riportiamo.
E lo hanno fatto alla vigilia del vertice Nato che si è svolto all’Aja ieri, 25 giugno, che ha visto la quasi totalità dei Paesi aderenti al Patto atlantico accettare la richiesta degli Usa di portare, entro il 2035, le spese militari al 5% del Pil. Se pensiamo che in Italia, attualmente, si spende appena il 6,2% del Pil per la Sanità (la media dei Paesi Ocse è del 6,9), i conti (e le considerazioni allarmanti) sono presto fatti.
Lettera aperta delle dottorande e dei dottorandi in Peace Studies
Siamo quarantasei ricercatrici e ricercatori del Dottorato di Interesse Nazionale in Scienze per la Pace. Abbiamo scelto di dedicare le nostre competenze alla costruzione di società più giuste, eque, accoglienti e umane. Oggi sentiamo l’urgenza di rompere il silenzio, di prendere posizione e di denunciare, con fermezza e responsabilità, l’orrore normalizzato delle molteplici guerre in atto nel mondo. Lo facciamo esercitando pensiero critico, perché la pace non è neutralità: è scelta di difendere il diritto costituzionale e internazionale, è impegno, è presa di parola e di coscienza contro ogni forma di violenza legittimata. La necessità è quella di contrastare il flusso di informazioni parziali e lacunose, volutamente selezionate, per orientare l’opinione pubblica e disincentivare la partecipazione.
CHIEDIAMO
• Alle istituzioni italiane di rispettare pienamente i valori sanciti dalla Costituzione, a partire dal ripudio di tutte le guerre, e di agire in conformità al diritto internazionale anche nell’eseguire le sentenze della Corte Penale Internazionale e nel rispettare i mandati di arresto. Al governo italiano chiediamo di prendere posizione per il riconoscimento dello Stato di Palestina e di fare il possibile per fermare il genocidio e gli altri crimini in atto facendosi portavoce, all’interno dell’UE, di politiche di mediazione e non di riarmo incentivate anche nel contesto europeo. Difendiamo la possibilità di progettare una pace costruita con l’educazione anziché tramite un piano di riarmo che sottrae 800 miliardi di euro ai settori pubblici della ricerca, dell’istruzione, della sanità e del contrasto alla disoccupazione nell’Unione Europea. Inoltre, chiediamo al governo italiano di firmare e ratificare il Trattato delle Nazioni Unite per la proibizione delle armi nucleari (TPAN) (TPNW). La firma del trattato rappresenterebbe un chiaro posizionamento etico e politico: un impegno per il disarmo nucleare globale e per la salvaguardia del futuro comune dell’umanità, minacciato dalla crescente proliferazione e normalizzazione degli armamenti di distruzione di massa.
• Al mondo accademico italiano di prendere posizione e di impegnarsi per dialogare con la società civile. Alle Università italiane chiediamo di garantire informazione e ricerca accessibile, etica, libera e trasparente e di interrompere rapporti con aziende e governi che militarizzano gli spazi della ricerca e della pubblica istruzione, favorendo gli interessi dei privati e il perpetuarsi della violenza sistemica.
• Alla società civile – di cui siamo parte attiva – di non rimanere indifferente, di mobilitarsi per proteggere il diritto di ognuna e ognuno a praticare il dissenso nonviolento, manifestando, scioperando e disertando la guerra.
Saremo presenti non solo nelle aule, ma nelle piazze e ovunque ci sarà spazio per dare voce alla Pace,
I primi dottorandi e le prime dottorande in Scienze per la Pace in Italia
23 giugno 2025