Lettere
Lettera del mese: La sterilità la manda Dio?
"Vi scrivo in riferimento alla lettera di Gina di Brescia pubblicata sul numero di luglio-agosto del Messaggero, dal titolo "Grazie a Dio per essere mamma". Il titolo mi ha colpito perché questo ringraziamento a Dio, io non potrò mai farglielo ed è per questo che ho perso quasi del tutto la mia fede. Mio marito dopo accurate analisi è risultato affetto da un`incurabile sterilità . Questo non è giusto, non ce lo meritavamo davvero! Io e mio marito siamo sempre state persone religiose, praticanti, oneste, rette e ora questo ci rammarica. Cosa abbiamo fatto di male per non vivere le gioie che invece sta vivendo Gina di Brescia e così altre donne, altre famiglie? Se i figli son donati da Dio, son benedizioni di Dio, perché a noi questo dispiacere?
"Ora lei mi dirà che c`è l`adozione. Ma questa richiede tante cose, può presentare dei particolari problemi che non ci sarebbero con i figli naturali e noi non siamo pronti a questo. Siamo all`altezza di essere dei genitori adottivi? Mi dirà anche che c`è il volontariato ma tutto ciò non fa calmare la mia grande immensa sofferenza di non essere mamma. Dove mi giro vedo donne con il "pancione" o con carrozzelle e passeggini, donne che anche non meritano di essere madri eppure... Dio le ha "premiate"...
"Sto male, malissimo, sono andata da diversi psicologi, numerosi sacerdoti, frati, suore, ma la mia idea non cambia, cioè: Dio non mi ama più. Leggo di questa Gina che è felice di essere mamma, dice che Dio è grande nell`amore ma questa Gina non ha provato il mio dolore, le mie umiliazioni, le mie speranze andate in fumo. Non so se anche lei avrebbe cambiato idea... Anch`io ero credente, gioivo e sentivo Dio anche nel vedere un fiore o un tramonto, credo che Dio esista ma non si manifesta a tutti nello stesso modo".
Stella - Sassari
Se nessuna delle persone sinora avvicinate (psicologi, sacerdoti...) è riuscita a convincerla che, nonostante tutto, Dio l`ama, non so se proprio io riuscirò nell`intento. Comunque, non voglio aggiungere parole alle tante che ha già sentite. Le dico che le siamo vicini, che capiamo il suo dolore, grande e difficilmente colmabile. E le racconto di uno la cui vita è stata intessuta di dolore e di limitazioni. È Luigi Rocchi, nostro collaboratore negli anni Settanta del quale è in corso la causa di beatificazione. Un brutto male lo aveva immobilizzato totalmente. Anche lui si chiedeva: "Ma perché proprio a me?"; e si diceva che non era giusto, che lui non aveva fatto mai del male a nessuno per meritarsi tanto. E si era lasciato prendere dalla ribellione e dalla disperazione.
Poi un amico, con il quale la vita era stata, se possibile, ancora più perfida, gli ha fatto capire che la vera disgrazia di un uomo è chiudersi nella propria sofferenza, pensare solo al proprio dolore chiudendo gli occhi e il cuore alla sofferenza degli altri e non facendo nulla per loro.
Lo ha capito e a Dio chiese allora non di guarire dalla malattia, ma di guarire "dentro", di poter uscire dalla sterile disperazione per diventare un "uomo per gli altri". Rocchi ha poi seminato a larghe mani serenità e conforto a quanti, malati soprattutto nello spirito, andavano da lui in cerca di luce e di certezze. Prodigandosi per gli altri, ha dato un senso al proprio soffrire e alla propria vita.
Ci rifletta: che senso ha piangersi addosso all`infinito? Gli altri possono essere anche un bambino abbandonato che ha bisogno dell`amore di una mamma, del calore di una famiglia. Non siete preparati per un`adozione? Nessuno lo è all`inizio, ma ci si può preparare. Comunque, ci sono tante altri modi di essere "uomini per gli altri". E magari inserendosi in quest`alveo di disponibilità e di amore, uscendo dalla cupa sofferenza che limita l`orizzonte ai soli propri guai, potrà accorgersi che Dio la ama, l`ha sempre amata, anche quando tutto pareva dire il contrario.
È lecita la guerra?
"È lecito ricorrere alla guerra per difendere i propri diritti? Come può un cristiano in guerra uccidere il nemico senza contravvenire alla legge divina dell`amore verso il prossimo? Il soldato nemico è ancora prossimo?".
Paride G. - Ravenna
Una domanda che viene a porsi dentro le vicende che stiamo vivendo, cariche di emotività e di giusto risentimento. Ma voglio osare rispondere citando Giovanni Paolo II: "La guerra è il mezzo più barbaro e più inefficace per risolvere i conflitti". Il mondo civile dovrebbe bandirla totalmente e sostituirla con il ricorso ad altri mezzi, come, per esempio, la trattativa e l`arbitrato internazionale.
Per noi cristiani, la guerra contraddice il disegno di Dio sulla storia e la sua iniziativa di riconciliazione in Cristo "nostra pace". Già sant`Agostino affermava ne La città di Dio: "Non c`è conquista che possa giustificare la guerra. La pace è preferibile alla vittoria" (4,15). Oggi si parla di intervento umanitario armato da parte di un paese neutrale o di un`istanza internazionale per mettere fine a una strage crudele tra due fazioni o due popoli in lotta (come è avvenuto in Bosnia, Kosovo, Somalia e altrove). Dobbiamo, tuttavia, sottolineare che la pace non si riduce all`assenza della guerra. La pace è un progetto politico, e prima ancora essa è un fatto spirituale. È dovere dei politici organizzare la pace. È dovere di tutti noi cittadini educare se stessi alla pace. In questo contesto, è educativa la scelta degli obiettori di coscienza di testimoniare il valore della non-violenza, sostituendo il servizio civile a quello militare. Tuttavia, bisogna dire che le lotte fra gli uomini non cesseranno; la pace perfetta sarà al di là della nostra storia! Il cristiano sa bene di non avere le soluzioni definitive; ma egli si impegna ugualmente con piena serietà , per attuare una anticipazione profetica della salvezza: "Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio" (Mt 5,9).
Se hanno fallito i miei genitori`¦
"Sono fidanzata, ma il pensiero del matrimonio mi turba, a causa del fallimento di quello dei miei genitori, che pure nei primi anni si erano voluti molto bene. Ho anche paura delle malformazioni che potrebbero avere i nostri figli. Io stessa sono stata colpita da una di esse che, anche a causa di diversi interventi chirurgici, mi ha procurato gravi e lunghe sofferenze che solo la fede in Dio mi ha permesso di sopportare. Mi chiedo, perciò, se valga la pena di rischiare il matrimonio. Tuttavia, per me il sentirmi sposa e mamma è tutt`uno con la mia personalità , ed anche il confessore mi dice che il matrimonio è la strada di Dio per me. Così sono combattuta e indecisa`¦".
Stefania
Quando la via scelta è buona ed è vissuta come volontà di Dio, il Vangelo ci consiglia di non farci inutili preoccupazioni per il futuro, ma di "gettarle nell`amore di Gesù", confidando nel suo aiuto, che ci verrà dato nel omento del bisogno. Questa assistenza efficace di Dio lei l`ha già sperimentata nel passato. Perché, allora, dubitare che gli stessi doni non le verranno dati anche nel matrimonio in eventuali situazioni difficili?
Non mi pare quindi saggio che lei si preoccupi per il futuro anche perché, come suggerisce l`umana saggezza, "chi si preoccupa prima del tempo soffre due volte". Le conviene piuttosto concentrarsi a costruire nel presente una vita il più possibile ottimistica e serena, perché il vivere bene l`oggi è il mezzo migliore per prepararsi ad affrontare le difficoltà future.
Qualcosa di più della "pace condominiale"
"La vita nel nostro condominio, per mille motivi che si possono immaginare, è occasione di attriti e di ostilità tra quasi tutti i condomini. Anche mia moglie e io avremmo occasione di lamentarci di vari fastidi procuratici da vicini maleducati. Ma abbiamo deciso di fare come se non ci accorgessimo di queste seccature e di rimanere nella cordialità verso tutti, accollandoci anche diverse spese per neutralizzare con mezzi appropriati i vari disturbi che ci vengono imposti. Questo non lo facciamo per debolezza o per altruismo, ma a dir e il vero per il nostro stesso interesse, perché la pace è un bene impagabile, mentre vivere nella tensione degli attriti sarebbe insostenibile. Abbiamo un unico dubbio: con questo esempio non rendiamo deboli i nostri figli grandicelli, rendendoli incapaci di difendere un domani, i loro diritti?".
Maurizio
Il vostro atteggiamento è saggio e costruttivo ma manca, forse, dal punto di vista cristiano, di una componente essenziale e cioè di un vero amore per il prossimo. Infatti, mantenere la pace con i vicini per la propria tranquillità è già un giusto e doveroso amore verso se stessi; ma il vostro comportamento acquisterebbe valore ben più grande se fosse compiuto anche con spirito di amore verso i vostri prossimi, volendo donare loro una serenità di rapporto che può essere, per loro, un grande dono, e che può anche incoraggiarli a tenere a loro volta con impropri vicini rapporti meno tesi e il più possibile amichevoli.
In questo modo diverreste quegli "operatori di pace" che il Vangelo proclama beati. Va aggiunto che questa vostra intenzionalità oblativa potreste esprimerla via via anche ai figli, spiegando loro che il reagire con mitezza per i torti subiti esige una grande forza d`animo e quindi non è debolezza. Questa sarebbe una delle tante occasioni con cui potreste comunicare ai figli la mentalità evangelica con l`efficacia che viene da una viva testimonianza.
Clonazione e interessi
"Mi riferisco al dossier sulla clonazione apparso in un precedente del Messaggero. La creatura su cui lavorano è sempre una persona, anche se si trova sotto le lenti di un microscopio ed è difficile percepirla come tale. O la carriera universitaria e i diritti derivanti da eventuali brevetti sono più importanti di queste povere considerazioni?".
Abramo Rollo - Torino
Ci auguriamo davvero di no. Vogliamo essere ottimisti e credere che le intenzioni di coloro che manipolano realtà talmente delicate siano corrette, mirino cioè a scoprire cose che possono giovare all`umanità . Questo non significa però un buon fine possa giustificare qualsiasi mezzo. E una persona umana, sia pure allo stato embrionale, non può essere utilizzata come mezzo per raggiungere sia pure il più nobile dei fini. Su questo la Chiesa è sempre stata chiarissima.
La tv e le ingiustizie
"Si dice che il direttore delle Autostrade, andato da poco in quiescenza, prenda 80 milioni di pensione al mese ` era riportato su alcuni quotidiani. Il mio ex direttore prende 47 milioni al mese di pensione e fu uno scandalo nella trasmissione televisiva "Pinocchio", e c`è gente che dopo avere lavorato una vita prende 750mila lire al mese di pensione. Uno come fa a vivere? La mia parrocchia ne conta tanti, ai quali cerchiamo di dare un aiuto economico. Questa è la miseria silenziosa che non si vede, ma è tanta in questa Italia. Risultato di una tassazione esasperata, con costi elevati delle tariffe telefoniche, del gas, della forza motrice... per mantenere questi alti direttori aziendali pubblici e privati con dei privilegi assurdi...
"Fare provare a un ministro, a un parlamentare o a un alto dirigente aziendale di vivere con 750mila lire al mese, potrebbe essere la soluzione ideale per motivare la giustizia. Forse il terrorismo nel mondo nasce proprio per il contrasto immediato, che oggi è possibile rilevare nel sindacare le classi sociali e il loro comportamento.
"Come vede, padre, il nostro è un Paese dove il privilegio regna sovrano; tutti ambiscono al potere per ricavare solamente benefici. La torta in questione non viene equamente ripartita. Certamente una televisione che parla di riduzione della spesa sanitaria e di rivedere le pensioni di chi ha lavorato onestamente una vita, offende il cittadino e forse è meglio non guardarla. Spegnere il televisore, a questo punto sono d`accordo con quelli che vivono senza la televisione".
Ernesto - Roma
Penso che di motivi per spegnere la tv se ne possano trovare a dozzine, ma quello da lei indicato è forse il meno adatto. Se la tv parla di tagli alle pensioni e di riduzione della spesa sanitaria lo fa per informare i telespettatori su cose che altri vogliono e possono decidere. La tv fa il suo dovere: informa. Ne avrebbe anche altri di doveri, come di evitare la volgarità , la violenza e la stupidità , ma a questi è meno sensibile.
Sul resto di cui si lamenta, ci vuol poco per essere d`accordo, sia di quello pubblicato e del molto tralasciato per ragioni di spazio.
L`Italia è un Paese dove regna il privilegio? Non è l`unico e la cosa non ci riempie di piacere. C`è chi prende troppo e chi fa fatica a vivere? Succedeva anche nelle prime comunità cristiane. Solo che allora chi aveva di più lo spartiva con gli altri, secondo il bisogno di ciascuno.
Oggi succede di rado (e la sua parrocchia è in questo un buon esempio) e l`ingiustizia, purtroppo, carica i poveri di rabbia e a volte anche qualche fucile.
Far vivere gli onorevoli con 750mila lire al mese? Il Palazzo non avrebbe più inquilini. O troverebbero subito il sistema per arrotondare. Speriamo che le promesse fatte da questo governo sull`aumento delle pensioni minime vengano mantenute, e non abbiamo motivi per non crederci.
Sant`Antonio mi aiuta a vivere
"Voglio testimoniare che sono la "multigraziata da sant`Antonio". Insegnante, sposata, madre di due figlie, nel 1980, 4 luglio, mi trovai dal detto al fatto privata di mia figlia Sara, (il 15 agosto avrebbe compiuto 12 anni) in seguito a un incidente. Sara ferma sul marciapiede di una strada principale, era stata travolta da un`auto e dopo un volo di 15 metri era finita a terra col cranio sfracellato. Tornati a casa da messa, non trovammo Sara. Michela, la sorella più piccola ci disse che era andata dalla nonna... Mandai mio marito all`ospedale, tornò con una scarpa di Sara. A Michela, che piangendo mi chiedeva di pregare perché la sorella si salvasse, risposi che il Signore sapeva quello che doveva fare e che io non potevo far nulla se non pregare.
"Sara è spirata il 4 luglio. A sant`Antonio e a me toccava consolare i familiari che attoniti mi dicevano: "Proprio a te che fai tanto per gli altri! Guarda il tuo sant`Antonio`¦".
"Nel 1986, l`8 marzo, mentre con mio marito e Michela andavamo a Montepaolo, eremo di sant`Antonio, per il mensile incontro di catechesi, fummo investiti da un automobilista che non aveva rispettato il rosso. Gravissime le condizioni di mio marito e le mie. Michela solo il pollice fratturato. Il 16 successivo, a prognosi sciolta, mio marito morì per un embolo. Io ero ingessata avendo avuto il bacino fratturato, sette costole rotte, ecc.
"Fui io, in ospedale, a comunicare a Michela che il papà Claudio aveva raggiunto Sara. In aprile tornai a casa, immobile nel mio letto. La mia casa era sempre piena di gente che veniva a parlarmi, consigliarsi, esporre i propri problemi, ecc. Era quasi certo che non avrei camminato più. Ho sempre pregato sant`Antonio per gli altri, ma per me chiedevo e chiedo solo "sia fatta la volontà di Dio". C`è troppa sofferenza nel mondo!
"Mi tolsero il gesso e il fisiatra si stupì che i miei muscoli fossero solidi e ben tonificati come avessi fatto vita attiva. Il 13 giugno, ma non avevo presente in quel momento che era la festa di sant`Antonio, mi alzai dal letto, e senza incertezze scesi due piani e ne risalii tre. Mi muovevo bene. Allora capii e ringraziai il Santo mio amico e fratello. Anche da un altro incidente d`auto sono uscita indenne... Non guido più, tuttavia continuo il mio lavoro con un gruppo di amici impegnati in attività di misericordia corporale. Siamo diventati associazione di volontariato su suggerimento del nostro vescovo per tutelarci a norma di legge. Sant`Antonio è talmente dentro la mia vita che è sempre con me assieme a Sara e mio marito".
Lettera firmata
La grazia più grande che sant`Antonio le ha fatto, a mio avviso, è stata quella di riuscire a superare con tanta fede e abbandono in Dio le due tragedie che si sono rovesciate sulla sua vita: la morte della figlia e poi del marito. Sono situazioni dalle quali, se un santo non ci tiene una mano sulla testa, si può uscire davvero spiritualmente molto malconci. Grazie a lei per la testimonianza e per l`impegno a favore degli altri.
Una vita inutile?
"Sono una casalinga nubile, abito da sola e mi mantengo svolgendo in casa un lavoro di finitura delle calze che una ditta mi affida. Essendo abbastanza libera, tengo ogni settimana in parrocchia una lezione di catechismo, che non so quanto giovi alle bambine, ma che sicuramente dà a me una carica che mi fa ripartire con più fede e slancio nella nuova settimana. Questa carica spirituale purtroppo nei giorni seguenti va rapidamente sparendo, forse anche perché, facendo il mio lavoro così ripetitivo, il cervello va per conto suo, saltando di palo in frasca in modo inconcludente. Di conseguenza quando cerco di raccogliermi un po` alla presenza di Dio, mi ritrovo vuota e sfasata, e anche depressa, soprattutto a causa della tentazione più grave che devo combattere, e cioè che la mia vita sia inutile".
Rosanna
Le propongo una riflessione evangelica. Gesù ci raccomanda di accumulare un tesoro in cielo: un tesoro preziosissimo perché di esso godremo per tutta l`eternità . Questo tesoro è costituito dalle nostre opere buone; e tra esse hanno un posto non certo secondario gli atti di amore verso Dio e la preghiera per gli altri, specialmente per chi soffre di quei dolori immensi di cui il mondo è pieno.
Questi atti interiori sono compatibili con un lavoro ripetitivo come il suo. Cerchi allora di convincersi profondamente quanto sia poco saggio sprecare tempo senza farlo fruttare per la sua crescita spirituale e per il bene che può ridondare sul corpo mistico, rendendo preziosa anche per gli altri la sua vita. Si lasci anche permettere dal riconoscente stupore che Dio le è sempre vicino, e di quanto sia bello ricambiare da parte nostra la sua amorevolissima vicinanza.
FEDE E VITA di Claudio Mina
Che senso ha la mia povera vita?
"A settantadue anni la vecchiaia mi è piombata addosso all`improvviso, con rapido susseguirsi di infermità che hanno fatto di un uomo robusto come ero io uno straccio semi-invalido, in grado solo di trascinarsi a stento per la casa e di provvedere con difficoltà alle più elementari necessità .
"La fede mi aiuta molto perché, per fortuna, anche in passato ho sempre cercato di farmi guidare da essa come riuscivo. Mi pesa molto, però, anche moralmente, l`inattività , perché ho condotto sempre una vita molto attiva, in cui cercavo di non perdere neanche un minuto. Adesso invece il mio impegno si riduce a studiare come passare il tempo, in modo da riuscire ad arrivare a sera; e le mie attività consistono perciò nella lettura del giornale e nelle molte ore trascorse davanti al televisore guardando spettacoli per lo più insignificanti. Naturalmente cerco anche di pregare, ma ci riesco per poco tempo, perché la testa non regge. E allora ogni tanto penso al Signore e gli offro il mio avvilimento per questa vita inutile e insulsa.
"Ho anche paura della morte nel senso espresso in una recente trasmissione televisiva da una nota personalità , che ha confidato un pensiero che interpreta esattamente il mio stato d`animo: "Non ho paura della morte, ma del morire", cioè delle sofferenze e delle angosce che possono accompagnare l`agonia. Eppure, un tempo ho visto in faccia la morte per anni, avendo combattuto su tre fronti, e a quel tempo la fede mi ha sempre sostenuto. Invece adesso la fragilità della mia mente indebolita prevale sulla fede".
Piero
Lei sa che l`aspetto più prezioso della vita cristiana consiste nel compiere il meglio possibile quella vita che Dio ci chiama a vivere nel presente e che è la sua volontà su di noi. L`essenziale è fare questo con amore: un amore per il Signore che, vissuto consapevolmente, può saziare in profondità il nostro animo. Del tutto secondario, invece, è il genere di attività che ci può venire richiesto dalle circostanze, sia esso un compito importante o la vita più umile e nascosta. Volontà di Dio può essere, quindi, senz`altro anche una forzata inattività , in cui si sia ridotti dalla malattia a non poter far nulla di materialmente utile, così come capita appunto a lei.
Anche se apparentemente sterile, questa condizione può divenire una via privilegiata per incontrare il Signore e per unirsi a lui, come dimostrano gli esempi luminosi di cristiani che hanno raggiunto per questa via una grande santità . D`altra parte sappiamo che anche in Gesù il massimo amore per il Padre è stato raggiunto nella più totale inattività della croce, quando si è abbandonato all`amore divino.
Anche a lei, quindi, è offerta questa via. E poco importa se una buona parte del suo impegno consiste nel leggere il giornale o nel guardare la televisione: infatti, anche facendo questo lei compie la volontà di Dio, dal momento che ha il dovere di mantenersi il più possibile nelle migliori condizioni psicofisiche, anche cercando di alleviare con mezzi idonei il peso del tempo che le sembra non passare mai. Offra quindi con semplicità a Dio tutto quello che fa, nella certezza di dargli gioia e vivendo così la parola di san Paolo: "Sia che mangiate o beviate o dormiate, tutto quello che fate, fatelo nel nome del Signore". In questo modo lei può essere grandemente utile a tutto il corpo mistico perché, come è stato detto da san Giovanni della Croce, un atto di amore per Dio è più prezioso per l`umanità di tutte le opere che si possono compiere.
Per quanto riguarda la sua "paura del morire", essa è comprensibile, considerata la forza del nostro istinto di conservazione. È inutile però il soffermarsi a immaginare le sofferenze che potrebbero accompagnare il nostro trapasso, perché con ciò ci provochiamo un nocivo turbamento. Conviene invece confidare in Dio il quale ` come lei ha già abbondantemente sperimentato in passato ` ci dà la grazia per superare anche i momenti in cui abbiamo veramente bisogno e non quando ci preoccupiamo per avvenimenti futuri, che possono accadere nel modo più imprevedibile.