Lettere al direttore

09 Luglio 2001 | di

La disperazione di un`€™"abbandonata"

"Ho letto sul "Messaggero" di qualche tempo fa (è abbonata mia madre) la lettera di una donna che chiedeva consiglio se separarsi dal marito oppure no. Io vorrei parlare di chi subisce questa decisione presa dal coniuge. Vorrei raccontare quanto dolore e avvilimento si prova. Chi ha risposto a quella lettera parlava di negatività  psichica che si produce, spesso per tutta la vita, in chi resta da solo in mezzo alle rovine di un matrimonio in cui credeva, ed è la verità .

"Io mi sono sposata per amore e dopo 14 anni all`€™improvviso mio marito mi dice di essersi innamorato di un`€™altra e che abbandonava me e la mia bambina. Credevo di morire, e di fatto dentro sono morta dopo quella esperienza. Non sto a raccontarla nei particolari: è nata una donna che io non riconosco, non so chi sono. Ero ottimista, con molte certezze e una discreta voglia di combattere. Ora vivo giorno per giorno (mai titolo fu più azzeccato!), piena di paure e di angosce, soprattutto per la bambina.

"Nessuno lo vede, ma dietro il mio sorriso c`€™è solo un dolore grande, immenso che non si placa. Sono passati ormai cinque anni, nessuna parola è valsa a modificare la mia attuale vita e mai ve ne saranno. Perciò io prego chi sta pensando a un`€™eventuale separazione di riflettere bene perché produrrà  un danno permanente in chi rimane e lo condanna (per chi è credente, e io lo sono) a una eterna solitudine, dove solo la preghiera solleva lo spirito; da quei trauma non riesce ad avere pace".

Maria - Milano

Non c`€™è bisogno di aggiungere parole a questa sua struggente testimonianza, solo la nostra solidarietà  e l`€™augurio che possa far riflettere qualcuno.

"Maria Venturi, una ragazza di 14 anni, piena di vita e di valori cristiani, mostrava molta sensibilità  ai problemi altrui. Primogenita di quattro figli, aveva iniziato a frequentare il primo anno del liceo Sociopsicopedagogico del "Sacro Cuore" di Manfredonia.

"Nata il 7 novembre del 1986, nel 2000 compie i suoi 14 anni, tra i festeggiamenti dei suoi amici più cari e la sua famiglia. Io e mio marito, quel giorno ce la stringemmo fortemente e, abbracciandola, le augurammo 100 di questi giorni.

"Il 10 novembre, tre giorni dopo il suo compleanno, all`€™uscita di scuola, muore schiacciata sotto le ruote della circolare del paese, mentre attraversa la strada sulle strisce pedonali.

"L`€™autista, aveva un incarico da tre mesi, e, dopo appena 10 giorni, è di nuovo alla guida della circolare, visto che nell`€™immediatezza non ha subito nemmeno un ritiro di patente.

"Non voglio commentare il sistema giudiziario che ci ritroviamo, visto che già  si commenta da sé. Infatti, basta leggere il Codice civile e penale, per capire che le leggi più che per giustizia, stanno per conto degli assassini. Confido ciecamente nella giustizia divina, ma nel frattempo, è giusto arrendersi di fronte a questo metraggio di giustizia, senza far nulla perché le cose possano cambiare? Non vi sembra che le cose, così come sono messe, possano far sì che ci possano essere dei delitti, con modalità  all`€™apparenza accidentali, ma effettuati in modo del tutto volontario?

"L`€™autista della circolare mi ha detto che se è ritornato al lavoro, non è stato perché voleva mancarci di rispetto, ma perché era in arretrato di un mese di affitto, e quindi aveva bisogno di lavorare. Evito di esprimere ogni tipo di giudizio nei confronti di questa persona, e passo a voi la palla. Che ne pensate di questa persona? Un uomo così meschino, può essere meritevole di perdono? Ove non c`€™è giustizia non c`€™è legge, ove non c`€™è legge non c`€™è amore, e dunque, per finire, chiedo: dobbiamo amare chi non ci ama? E perché?".

Carmela Giordano - Manfredonia

Poco sdegnati?

"Mi riferisco alla risposta data nel numero di marzo del "Messaggero" a un lettore di Modena intitolata "Il cardinale Biffi e i musulmani". In particolare, alla nota riguardante l`€™eliminazione dei crocifissi dalle aule. Mi aspettavo un commento sdegnato sull`€™accaduto e una difesa rigorosa del simbolo principe della nostra fede, un richiamo forte alle coscienze di noi cristiani. E invece un commento blando, morbido, "politacally correct", come purtoppo si usa dire oggi.

"Mi sarei aspettato di sentire che la Croce, al di là  del significato per i credenti, rappresenta il simbolo della civiltà  cristiana, nella sua radice storica, un valore universale da difendere sempre, senza ipocrisie e falsi garantismi. Parole chiare, senza equivoci, che abbiamo bisogno di sentire con forza dalle nostre guide spirituali, per continuare a dare testimonianza e non dubitare mai che venga meno un riferimento preciso, il faro cui rivolgerci e che parte della Chiesa istituzionale pare stia lentamente spegnendo.

"Non c`€™è alcun senso polemico nel mio scritto, solo il desiderio di certezze che vengono attenuate ogni giorno, di conservare cose belle e immutabili ricevute dai nostri padri e che vogliamo trasmettere ai nostri figli e nipoti".

Lettore di Milano

"Politically correct"? Oggi c`€™è fin troppa gente in giro che urla, che si sdegna o fa finta di sdegnarsi. Da parte nostra, preferiamo educare i nostri lettori a capire, scegliere e giudicare, dicendo loro, numero dopo numero, tutte quelle cose che lei avrebbe voluto avessimo gridato sdegnati in una sola volta, con effetti da temporale estivo, non sempre benefici. Le diciamo con convinzione ma senza urla, come una pioggerella primaverile che penetra lentamente nella terra beneficandola. Convinti poi che spesso un briciolo di ironia può colpire meglio di una vagonata di sdegno. E poi, a quanti decibel dovrebbe giungere lo sdegno per essere adeguato?

Grazie, Dio, per essere mamma...

"Sono una vostra abbonata da alcuni anni, grazie alla tradizione di mia nonna, la quale abbonava tutte le sue figlie alla vostra rivista, tramandata da mia madre, e che sicuramente tramanderò anch`€™io a mia figlia. Non ho un problema particolare per scrivervi; vi scrivo solo per esprimere il mio più grande ringraziamento a Dio, ai santi, alla Madonna per avermi dato la gioia più grande della mia vita: diventare mamma. L`€™emozione più grande, più forte della mia vita, è stata diventare mamma: dare la vita a questo esserino indifeso, così bisognoso di tutto... con quegli occhi così grandi e il pianto disperato in cerca di un abbraccio caldo...

"Guardo mia figlia quando dorme, quando gioca, quando mi chiama... e penso a come Dio è grande nell`€™amore, immenso nella sua bontà : mi aiuta sempre, anche quando mi "dimentico" di lui. Lo prego con parole così semplici e povere... alle volte non so neanche comporre una preghiera... So solo dire "Grazie Signore" e lo dico tante volte nella mia mente, alla sera quando mi addormento a metà  preghiere... Chiedo la protezione sulla mia famiglia, i miei cari... e la grazia di avere ancora dei figli: sì, perché i bambini sono proprio una grazia del Signore".

Gina - Brescia

Condividiamo la sua gioia e i suoi sentimenti di riconoscenza. Le auguriamo di essere sempre così e che molte altre donne possano vivere questi momenti di grande tenerezza e amore.

L`€™affetto bisogna conquistarselo

"Mia moglie e io, pur essendo sulla settantina, affrontavamo serenamente la vecchiaia perché davamo per scontato che la nostra figlia di 40 anni ci assistesse fino alla fine dei nostri giorni in quanto, essendo presa da una grande passione per ricerche di carattere biologico, aveva manifestato il proposito di non sposarsi. Improvvisamente, però, lei ha deciso di trasferirsi negli Stati Uniti, presso un istituto molto specializzato, in cui le hanno offerto un ruolo stabile. Noi soffriamo moltissimo al pensiero che abbia anteposto la scienza all`€™amore verso di noi, considerato che di genitori ce ne sono solo due, mentre di scienziati il mondo è fin troppo pieno. Pertanto, stiamo facendo di tutto per scoraggiarla; e io sto riflettendo se, pur essendo noi molto benestanti, non ci convenga toglierle il nostro aiuto economico, per non incoraggiarla su una via che riteniamo sbagliata. Mia moglie, però, è contraria. Che cosa ne dice, padre?".

Lorenzo

Posso anche ben comprendere il vostro dispiacere, ma interpretare la scelta della figlia come una mancanza di affetto nei vostri confronti, mi sembra proprio non giustificabile; infatti `€“ a meno che non si oppongano gravi motivi `€“ assecondare lo sviluppo della personalità  è condizionante per l`€™equilibrio psichico; e poi, il mettere a frutto i talenti ricevuti non fa parte anche di una citazione evangelica? Ha mai provato a pensare che forse da parte sua o vostra ci potrebbe essere un`€™inconsapevole egoistica possessività ? Tanto più che, come deduco dalla lettera, mezzi di sussistenza economica non ne mancano. Così mi sembrerebbe gravemente controproducente, nel rapporto con vostra figlia, l`€™eventualità  di abolire l`€™aiuto economico. E `€“ pur in un contesto diverso `€“ non posso non fare riferimento a un`€™altra citazione evangelica: quando il "figlio prodigo", lui senza giusto motivo, decide di abbandonare la casa paterna non viene ricattato economicamente dal padre. Sarà  proprio la consapevolezza di questo amore incondizionato del padre che incoraggerà  il figlio a ritrovare la strada del ritorno. È chiaro che la decisione dovrà  essere vostra, ma come non lasciarsi aiutare, in una decisione certamente sofferta, da questi due riferimenti evangelici?

Chiedere a Dio il dolore?

"Sono una casalinga per scelta, dato che il guadagno di mio marito mi consente di stare vicino ai nostri bimbi. Il mio problema è di carattere spirituale. In gioventù ho assimilato profondamente la fede, frequentando diversi ottimi ambienti. Ora è proprio la fede che mi mette un dubbio. So che la croce è un elemento essenziale per la vita cristiana. Ma io ne sono completamente priva. Mio marito mi circonda di premure e i nostri tre bambini sono buoni e mi danno tanta gioia. Così l`€™accudire a essi non mi pesa, anzi lo faccio volentieri e, direi, con gioia. E ciò mi lascia perplessa perché mi pare di non avere alcun merito in quello che faccio. Considerato ciò, mi viene il pensiero che forse sarebbe bene chiedere a Dio di dare anche a me qualche croce, che mi faccia contribuire alla redenzione del mondo".

Sonia

Il desiderio di dio sarebbe che tutti potessero godere di una vita serena e felice, impregnata non solo della gioia dell`€™amore verso di lui e verso il prossimo, ma anche di quei beni terreni che lui ci dà  affinché li godiamo nella riconoscenza verso di lui. Purtroppo, però, nel mondo c`€™è anche tanto dolore, causato dalla degenerazione introdotta dal peccato. E quando questo dolore in un modo o nell`€™altro ci tocca, allora il Vangelo ci chiede di accoglierlo dalle mani di Dio, attingendo da lui la forza di non farci arrestare lungo la via del bene. La ricerca della sofferenza non è, dunque, il centro dell`€™impegno del cristiano, che è costituito invece dallo sforzo di realizzare quella "vita piena" di cui si diceva sopra. Non c`€™è quindi motivo di chiedere a Dio la croce, perché egli la permetterà  per noi quando servirà  per il nostro bene e per quello dei nostri prossimi. Può ricordare in proposito quel luminoso brano biblico (contenuto nel capitolo 3 di Qoelet) in cui Dio stesso, affermando che "c`€™è il momento per ogni cosa", ci dice anche che "c`€™è il momento per ridere e uno per piangere": verità  che anche Gesù ripete quando viene accusato di essere troppo accondiscendente verso certi momenti di festosità  dei suoi discepoli; afferma infatti. "Possono essere tristi gli amici quando lo sposo è con loro? Verrà  il momento che lo sposo sarà  loro tolto, e allora piangeranno". Questo vale anche per lei. Adesso è il momento di ricevere serenamente i doni di Dio che le danno gioia. Se poi arriveranno dei momenti dolorosi, accoglierà  anch`€™essi con fede come un dono del Signore.

Chiudere le carceri, per coerenza cristiana

"Se fossimo veramente cristiani, come spesso ci vantiamo, io per primo, dovremmo abrogare tutte le case di pena, le spiego il perché. Diciamo che Gesù sulla croce ci ha redenti, prendendo su di se tutti i nostri peccati, presenti e futuri, quindi saremmo tutti noi in forte debito con Lui. Inoltre non le dice niente quella parabola, dove il padrone condona al suo servo l`€™enorme debito, mentre il graziato, si accanirà  con il suo collega per una miseria? Non le sembra che noi, punendo, invece di perdonare, ci mettiamo nella medesima posizione del primo servo, dimenticandoci del nostro debito assai più grande che abbiamo con Dio?".

Renato di Novara

Ma Gesù ha anche detto: "date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio". C`€™è una "legge del Signore", fondata sull`€™amore, che ci dice di concedere il perdono a chiunque ci faccia del male. E nessuno ci impedisce di rispettarla fino in fondo. Anzi. Ci sono le leggi degli uomini, "di Cesare", che nel regolare il vivere civile prevedono anche il carcere, non avendo, sinora, trovato nulla di più efficace per punire chi ha sbagliato facendo del male agli altri, e per scoraggiare altri dall`€™imitarlo.

Tutto questo mi fa sentire molto fiero

"Da tre generazioni sono abbonato al Messaggero / tutto questo mi fa sentire molto fiero. / Anche di sant`€™Antonio, sono sempre stato tifoso. / Nei suoi riguardi anche un po`€™ noioso / in qualsiasi momento, che in difficoltà , mi venivo a trovare / è sempre stato lui, che per primo, mi rivolgevo, implorandolo, questo suo servo d`€™aiutare. / Nella vita, sono molteplici, quasi quotidiane le occasioni. / A lui mi sono sempre rivolto, per tutti i miei bisogni. / Con lui ho sempre allacciato, un così stretto rapporto / che per settant`€™anni, mi ha riempito di gioia, di conforto. / Mia nonna m`€™insegnò una preghiera / che ancora oggi, dopo tanti anni, mi chiedo, se fosse veritiera. / "Sant`€™Antonio dalla barba bianca / aiutami a trovare, tutto ciò che mi manca". / Con queste semplici parole, con lui ho sempre dialogato. / Non vorrei però, che alla fine di me, si sia stancato / da sempre mi è stato detto, che è un santo interessato / che per ogni suo intervento vuole essere pagato. / Credo ci sia del vero, perché con lui formai una società  / dopo avere tratto degli utili, fui io a mancare di parola se devo dire la verità . / Nel mio piccolo, sempre da me è stato ricompensato / ogni volta che da lui, venivo aiutato. / Ora che sono vecchio, in condizioni precarie / di salute e di risorse finanziarie / non chiedo più d`€™essere aiutato / ma non vorrei essere da lui dimenticato...".

Un abbonato

Condividiamo la sua gioia esplosa in questi versi di ringraziamento. Le auguriamo di sentirsi sempre così, felice e protetto.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017