Lettere al direttore

30 Luglio 2014 | di
Sarebbe bastato un grazie…
«Gentile direttore, l’altro giorno avevo appena parcheggiato quando, uscendo, ho trovato un cellulare appoggiato sul muretto vicino a casa. L’ho preso e lasciato in auto, poi mi sono recata in un negozio per fare un fax. In auto quel cellulare suonava con mittente “mamma” o “cellulare casa”, ma poiché non sapevo rispondere – essendo un modello touch – ho aspettato che mio figlio rientrasse da scuola per farmi aiutare (saranno passate due ore). Quando ho risposto alla chiamata, la ragazza proprietaria è stata fredda, non sorpresa e per niente grata, anzi, mi ha detto che aveva telefonato varie volte e che sarebbe andata in una copisteria per ritirare la tesi non più tardi delle tre perché abitava fuori città. Io invece proponevo di lasciarlo lì verso le 15.30 non potendo prima... Risultato: mi ha chiamato alle 15.15, chiedendomi se ero già in copisteria, per dirmi che aveva informato il titolare che avrei lasciato lì il suo cellulare. Ho fatto come richiesto, ma al telefono ho attaccato un foglietto con scritta questa frase: “Le buone azioni allargano il cuore. Buona tesi. Una mamma”. Sono rimasta, infatti, allibita dalla “reazione anestetizzata” che non “sa vedere”, come se tutto fosse dovuto».
Stefania
 
Quando si compie un’azione buona senza secondi fini, senza ombre, di slancio, è brutto alla fine trovarsi a fare i conti con quel misto di amarezza e di disagio che la mancanza di riconoscimento può provocare.

Ora, secondo me, ci sono due possibili «morali» da tirare rispetto al suo racconto. Anzi tre, una per ciascuna persona coinvolta. La più semplice l’ha già individuata lei. Bastava poco alla ragazza per esprimerle un minimo di gratitudine. Ci metta come attenuante l’ansia che colpisce chiunque sia alle prese con la laurea imminente, tant’è che la nostra studentessa di fuori città ha addirittura smarrito il cellulare! E tuttavia poteva ringraziare, senz’altro.

Il secondo aspetto riguarda invece il «buon samaritano» di turno. Non a caso cito quell’episodio del Vangelo. L’evangelista Luca, che lo racconta, non accenna a un ringraziamento da parte del beneficiato. E questa è una scelta precisa: sta a significare che non è il riconoscimento da parte dell’altro la misura del bene compiuto. Altrimenti, dove andrebbe a finire la gratuità?

Vorrei quindi incoraggiarla: non smetta di coltivare un animo buono e generoso solo per gli ostacoli – questi o altri – che ha trovato o potrebbe incontrare sul suo cammino. L’esempio è Gesù e il suo amore senza confini, che non si lascia mai scoraggiare dalle nostre infedeltà e ingratitudini.

Infine, la terza persona coinvolta è suo figlio. Ha una parte minore, da nativo digitale che sblocca il cellulare, eppure avrà osservato la mamma fare quel gesto onesto, e preoccuparsi per una persona che nemmeno conosceva. Forse, mi auguro, lui avrà «saputo vedere» le conseguenze buone che il bene fatto, immancabilmente, sprigiona.
 

Papa Luciani e il vento nuovo nella Chiesa
«Gentile direttore, si è svolta di recente la cerimonia di canonizzazione di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. Mi è dispiaciuto che sia stata ignorata la figura di Albino Luciani, il Papa del sorriso, un Papa attento ai problemi della famiglia, alla povertà del Sud del mondo, che voleva riformare lo Ior, aperto al popolo. Credo che la figura di papa Francesco si avvicini molto a quella di Giovanni Paolo I che, se non fosse prematuramente scomparso, avrebbe portato un vento nuovo nella Chiesa. Penso che il “Messaggero”, di cui Albino Luciani fu a lungo collaboratore, potrebbe rivalorizzare la sua figura innovatrice».
 
«Faccio seguito alla e-mail di mio marito per chiarire le motivazioni del nostro affetto per Giovanni Paolo I. Oggi abbiamo festeggiato il trentacinquesimo compleanno della nostra secondogenita. Ebbene, nostra figlia (oggi moglie, madre e professionista affermata) è nata da un parto dove non viene quasi contemplata, in letteratura medica, la sopravvivenza del neonato, se non con esiti neurologici gravi. So quel che dico, perché sono stata per trentotto anni medico di ostetricia e ginecologia, e pure mio marito è medico. Dopo il parto attesi per ore che mi comunicassero la morte della piccola, che mi pareva potesse essere il danno minore. Invece, a 12 ore dal parto, avevo in braccio la mia piccola viva e vegeta, sana e strillante. Avevo affidato a papa Giovanni Paolo I la mia gravidanza e, al momento del parto, quando mi resi conto del “dramma”, invocai la sua intercessione. Io (e soprattutto mia figlia) mi sento miracolata da Giovanni Paolo I a cui chiedo ancora protezione. Essendo medico, non oso parlare di miracolo, ma di un evento eccezionale sì».
R.M. e G.F.
 
Grazie per la vostra calda e affettuosa testimonianza. Anche noi del «Messaggero», e non solo perché possiamo annoverarlo tra i nostri collaboratori, speriamo che arrivi il giorno in cui Giovanni Paolo I, il Papa del sorriso, salirà alla gloria degli altari. Chi tra noi l’ha conosciuto, lo ricorda come un uomo intelligente, ma che dell’intelligenza seppe non fare un idolo; testimone coerente della semplicità evangelica e capace di accogliere chiunque con animo aperto e sincero. Uomo di fede profonda e coerente. Ed è per questo che anche noi lo preghiamo e a lui ci affidiamo, certi che, in virtù della comunione dei santi, continuerà a rivolgere su di noi il suo sguardo benevolo e paterno.
 

Un saluto a padre Luciano
 
Questo numero del «Messaggero di sant’Antonio – Edizione italiana per l’estero» per la prima volta dopo quasi quarant’anni non è stato realizzato grazie all’opera di padre Luciano Segafreddo. Padre Luciano ha cessato, infatti, con lo scorso numero della rivista, il suo servizio al «Messaggero» ma, com’è nel suo carattere semplice e riservato, ha preferito non dire nulla, lasciando che altri scrivessero per lui un breve saluto ai lettori.

Ben volentieri, quindi, noi giornalisti della redazione ci facciamo carico di questo compito, ringraziando gli abbonati che negli anni hanno accompagnato padre Luciano con affetto, attenzioni, con apporti sempre arricchenti. Un grazie va anche ai collaboratori che lo hanno supportato con competenza e passione. Infine, un grande grazie lo vogliamo dire proprio a padre Luciano, perché non si è mai risparmiato: l’abbiamo visto mettersi al servizio di quest’opera giorno dopo giorno, cercando di creare una rivista che fosse punto di riferimento per i connazionali all’estero. Una rivista in cui il Vangelo si coniugasse con la vita quotidiana.

Grazie, quindi, padre Luciano. Siamo certi che le occasioni di bene non le mancheranno, sempre al servizio del Vangelo e del nostro sant’Antonio! 


Lettere al direttore, scrivere a: emi@santantonio.org


Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017