Lettere al Direttore

02 Dicembre 2002 | di

Dov€'era Dio durante il terremoto.

«Sono un volontario della Protezione Civile. È domenica 3 novembre 2002, ore 10,30. Le scrivo mentre Rai Uno trasmette, in diretta, i funerali di Stato delle vittime del terremoto nel Molise. Non so capacitarmi: quelle ventisei bare bianche a San Giuliano di Puglia, esposte, durante la messa, mi sembrano il segno di una sconfitta: la morte non risparmia nessuno, nemmeno i bambini... Il silenzio mi ha fatto piangere e bestemmiare. Il vescovo celebrante si è dimenato tra parole e sentimenti di partecipazione al dolore dei familiari, calcando il termine `€œmistero`€, come per dire che c`è qualcosa che non comprendiamo. Un senso? Quale senso può avere lo strazio dei corpi di bambini? Voi preti quando non sapete rispondere alle domande più tragiche vi rifugiate nel `€œmistero`€. Non sarebbe meglio, più umano, dire, con il silenzio, che è una dichiarazione di sconfitta credere ancora a un Dio (se c`€è) che non ha pietà  di creature così indifese come i bambini di San Giuliano? Forse le parole più giuste del prelato sono state le ultime: un`€esortazione ai politici e amministratori (presenti e assenti) a compiere il loro dovere per prevenire simili disastri e aiutare la gente a non fuggire dalla propria terra».
G.M. - Roma

 

La sua lettera rende con efficacia il dramma che tutti abbiamo vissuto. Darle una risposta, mentre si avvicina il Natale, festa e memoria del farsi uomo del Signore, assume un carattere particolare, che amplia ancora di più la domanda.

Altri, anche noti intellettuali e giornalisti, si sono posti la stessa domanda: «Dov`€era Dio mentre tutto ciò accadeva?». È una domanda antica. Se la poneva, nella Bibbia, Giobbe, l`€uomo per eccellenza colpito dalla sventura. Se la sono posta in molti nella tragedia dell`€Olocausto.

La memoria potrà  offuscare tante cose, ma difficilmente dimenticheremo quei bambini e lo strazio dei loro genitori. Il parroco di San Giuliano, a tragedia appena avvenuta, in diretta tv ha detto: «Forse Dio si era distratto!». Ma ha aggiunto poi, più serenamente: «Adesso penso che Dio era qui tra noi, come sempre».

È la stessa risposta che già  altri si erano dati. Ma noi stessi dobbiamo farne l`€esperienza. «Era lì, come sempre!». Perché Dio è silenzio e parola che si alternano in ogni creatura vivente, all`€apparenza senz`€altro disegno che quello della vita e delle sue forme. Vorrei riportare uno stralcio dell`€omelia del vescovo Tommaso Valentinetti, che ha presieduto le esequie di quelle piccole vittime. Forse possono servire, non a «capire» “ che non è dato €“ quanto a «leggere», nella prospettiva cristiana, una realtà  che contrasta con le nostre attese e i nostri progetti.

«Noi cristiani dobbiamo avere il coraggio di entrare nel mistero della creazione, che attende di essere liberata dalla schiavitù della corruzione e nutrire dentro di noi questa grande speranza. Tutta la creazione geme e soffre ancora oggi, ma contiene le primizie dello Spirito, anche se siamo costretti a gemere e piangere interiormente ed esteriormente. Nella fede aspettiamo la redenzione di questo nostro corpo, di questi corpi che ci sono stati strappati all`€affetto e all`€amore. Con la fede fissiamo lo sguardo sul mistero di morte e resurrezione. In questi giorni forse anche noi abbiamo gridato come sulla croce Gesù: `€œDio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato`€».

So che è difficile scorgere la luce della Pasqua oltre quel grido. Solo con gli occhi dello Spirito possiamo intuirla, scorgerla. Per grazia, solo per grazia. Quella grazia che ci permette di accogliere il pianto di quelle madri, che già  fu il pianto delle madri nella strage degli innocenti, e di sorreggerlo. Di accogliere anche la sua domanda con tutta la sfida, legittima, che porta in sé.

 

Ogm: ribadiamo, meglio non rischiare

«Sono un ricercatore della facoltà  di Agraria di Piacenza, nell`articolo di Vittoria Prisciandaro: `Ogm, meglio non rischiare`€, (ottobre 2002) ho trovato affermazioni di un esponente di Greenpeace (Luca Colombo ndr) prive di fondamento scientifico.

«Primo: nessun`€allergia alimentare è mai stata collegata al consumo di Ogm e questo anche per il citato caso di un mais americano, nel quale, probabilmente, si è cercato di ottenere indennizzi miliardari minacciando cause per allergie mai dimostrate.

«Secondo: lo studio inglese di cui parla Greenpeace non ha evidenziato significativi trasferimenti di geni per l`€antibiotico resistenza da alimenti geneticamente modificati a batteri intestinali umani. Questi scambi sono stati ottenuti con frequenze bassissime, solo in condizioni ottimali di laboratorio. Oggi, per maggior sicurezza, gli Ogm vengono comunque sviluppati senza far ricorso a geni per l`€antibiotico resistenza.

«Terzo: lo studio sull`€inquinamento genetico del mais selvatico messicano è stato fortemente criticato da altri articoli apparsi sulla stessa rivista `Nature`€, ma questo il portavoce di Greenpeace preferisce non dirlo. È stato, invece, chiaramente accertato che i mais transgenici sono meno contaminati da tossine cancerogene rispetto a quelli convenzionali; coltivarli significherebbe, quindi, ridurre i casi di tumore, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo dove è più difficile difendere i raccolti dalle muffe produttrici di tali tossine. Ma con un atteggiamento più razionale verso gli Ogm, la multinazionale ambientalista Greenpeace, che campa vendendo la paura verso il futuro, raccoglierebbe meno adesioni, ossia meno soldi e meno potere.

«Le biotecnologie agrarie sono solo uno strumento che può farci avere cibi migliori e vanno valutate senza pregiudizi positivi o negativi: denigrarle per accrescere un potere politico, ignorando i vantaggi che potrebbero dare è pura meschinità ».
Filippo Rossi - Piacenza

 

Risponde Luca Colombo, punto su punto.

Primo punto. Il mais StarLink è una linea geneticamente modificata dalla multinazionale Aventis per produrre una tossina insetticida del batterio Bacillus thuringiensis. Il mais StarLink entra in commercio nel 1998, ma viene autorizzato solo come mangime in zootecnia e per alcuni usi industriali (come per la produzione di etanolo). L`€Epa (Environmental Protection Agency, degli Stati Uniti) ha respinto la domanda dell`€Aventis per l`€estensione dello StarLink al consumo umano e ne ha vietato l`€esportazione dagli Usa.

Queste limitazioni vengono imposte perché, in base ai dati disponibili, la proteina insetticida Cry9C, espressa da questa varietà  transgenica, è classificata dall`€Epa come allergene potenziale di media pericolosità . Nel settembre 2000, la Genetic Id individua lo StarLink nei taco shells Kraft: le analisi vengono ripetute tre volte e ciascuna riporta gli stessi risultati. I dati vengono resi pubblici da «Genetically Engineered Food Alert» il 16 settembre. Il 22 settembre, la Kraft Foods inizia a ritirare circa 3 milioni di confezioni di taco shells Kraft dai supermercati e, una settimana dopo, l`€«AventisCrop Science» annuncia un accordo con tre agenzie federali degli Usa per rilevare tutto il raccolto StarLink del 2000 al fine di assicurare che non entri nella catena alimentare.

Lo Scientific Advisory Panel (Sap), riunito dall`€Epa per raccogliere più informazioni riguardo allo StarLink (in seguito alla richiesta dell`€Aventis per una esenzione di quatro anni che, se approvata, avrebbe permesso l`€introduzione della varietà  geneticamente modificata nella catena alimentare umana), tiene un incontro di una giornata a Washington DC. La commissione, composta da esperti di tutto il mondo, valuta le presentazioni fatte dall`€Epa, l`€incidenza dei rapporti schedati dall`€agenzia sui consumatori che hanno dichiarato reazioni allergiche legate al consumo di alimenti contenenti StarLink e le testimonianze dell`€«Aventis CropScience» insieme con quelle di altre industrie e di gruppi di pubblico interesse. Il rapporto del Sap, conclude che il mais StarLink è un potenziale allergene alimentare e che la proteina Cry9C da esso prodotta potrebbe provocare allergie. I dati proposti dall`€Aventis al fine di convincere il Sap dell`€assenza di rischi per la salute umana legati al consumo di mais StarLink, sono considerati poco convincenti.

Il 29 novembre un lancio dell`€agenzia «Reuters» riporta che quarantaquattro americani hanno avuto gravi problemi di salute dopo aver mangiato alimenti contenenti StarLink.

Secondo punto. Come il lettore stesso riconosce, scambi genetici sono possibili e i problemi legati ai marker antibiotici hanno imposto che la Direttiva 2001/18 (entrata in vigore proprio lo scorso 17 ottobre), aggiornando il panorama normativo comunitario, introducesse un divieto al loro utilizzo, ma solo a partire dal 2005 a causa delle forti pressioni subite dall`€industria biotecnologica.

Terzo punto. Il 21 novembre, l`€«Aventis CropScience» annuncia che la proteina Cry9C è comparsa anche in un`€altra varietà  di mais, un ibrido prodotto nel 1998. L`€Usda attribuisce questa contaminazione sia all`€impollinazione incrociata sia al mescolamento delle farine durante la produzione e la distribuzione. Purtroppo questo è solo un caso di contaminazione transgenica di varietà  non-Ogm. Nel caso dell`€inquinamento del mais originario messicano, il linciaggio che ha colpito i ricercatori che hanno rivelato `€“ dati alla mano `€“ il problema, non ha mai smentito la realtà  della contaminazione (che, per inciso, significa inquinare il patrimonio di biodiversità  di una specie chiave per la sicurezza alimentare del pianeta). Di inquinamento genetico del mais messicano si è, tra l`€altro, parlato con grave preoccupazione nel corso dei recenti lavori della Commissione risorse genetiche della Fao.

 

Perché Dio ha scelto Maria?

«Perché Dio ha scelto una vergine, la Madonna, come creatura degna di dare alla luce suo Figlio, Gesù? Che senso ha, in base a questa scelta, la verginità  di una donna?».
Antonella Miglio - Varese

 

Nell`€Antico Testamento, il profeta Isaia aveva preannunciato: «Il Signore stesso vi darà  un segno. Ecco: la vergine concepirà  un figlio che chiamerà  Emmanuele (Is 7,14).

Dio ha scelto una vergine perché si adempisse la Scrittura e perché in una vergine si sarebbe manifestata la figliolanza divina di Gesù.

Questa scelta di Dio non intende denigrare la condizione della donna sposata, né delle Maddalene pentite che, avendo sperimentato la misericordia di Dio nel perdono, tornano a lui con fede più viva e con un amore più profondo. La condizione di verginità  della donna è comunque apprezzata, ad esempio, da san Paolo perché essa dovrebbe favorire una maggiore disponibilità  e dedizione a Dio.

Tuttavia, la grandezza di Maria non consiste tanto nella sua verginità , quanto piuttosto nella fede profonda in Dio, nell`€adesione alla sua volontà , poiché ella ha accettato incondizionatamente tutto ciò che comportava diventare la madre di Gesù, compreso il dolore della morte.

 

 Il «Messagero», un amico

«Caro padre Luciano, sono Lina. Certamente, con tutte le lettere che riceve ogni giorno, non penso si ricordi di me. Le ho scritto qualche anno fa per la pubblicazione di un annuncio al quale lei, cordialmente, rispose spiegandomi che non era possibile data una legge sulla privacy (non essendo maggiorenne). Nel corso di questo tempo, come sempre, ho continuato a leggere i suoi articoli e ho incontrato nelle pagine del `€œMessaggero di sant`€Antonio`€, giorno dopo giorno, grande sensibilità  e integra fedeltà  ai valori, anche nell`€affrontare i più grandi e devastanti argomenti. Le confesso che ho trovato un Amico, ciò che può sembrare un semplice giornale, per me in questi anni è divenuta una luce, `€œuna guida`€ nel percorrere il senso della Vita e nel maturare in questa fase della mia crescita che è l`€adolescenza. Una fase che credo influisca sulla nostra crescita interiore ed esteriore. Ci tengo a ringraziarla perché se oggi mi sento una ragazza che ama la Vita e tutto ciò che Dio ci ha donato, in parte ringrazio anche voi perché più di una volta, nelle pagine del `€œMessaggero`€ e in singoli argomenti, ho trovato saggezza e proprio ciò mi ha portato a riflettere.

«Le scrivo, inoltre, anche perché l`€1 dicembre compirò 18 anni...».
Lina Senatore - Cava dei Tirreni (SA)

 

Intanto, un`€infinità  di auguri per i suoi diciott`€anni, che segnano l`€entrata nella maggiore età , nell`€età , cioè, della responsabilità , anche civile, delle proprie azioni e scelte. La ringraziamo, poi, per la sua bella lettera, che ci fa insieme piacere e tremare. Piacere: per i complimenti, per la soddisfazione di non avere lavorato invano, di aver gettato del buon seme che lo Spirito, poi, e lei stessa, avete fatto maturare in buoni frutti. Tremare: per la responsabilità  che pesa sulle nostre parole, sulle nostre scelte, su ogni riga che scriviamo. Possiamo fare del bene, come lei ci testimonia, ma anche sbagliare e creare, sia pure in buona fede, sconquassi. Per questo preghiamo sempre il buon Dio e sant`€Antonio a tenerci una mano sulla testa, a illuminarci, perché tanti come lei, oggi e domani, possano dire: il «Messaggero» è per noi, una guida, un amico, discreto, che rifugge le ribalte chiassose dei media per incidere più a fondo nella vita e nelle scelte dei propri lettori.

 

Militari al lavoro forzato in Germania: un giusto indennizzo

«L`€8 settembre 1943, con la resa agli alleati, l`€Italia consegnava ai tedeschi, senza la minima possibilità  di difesa dei propri reparti e delle proprie persone, la migliore gioventù in armi di quell`€epoca. La maggior parte di essa fu deportata in Germania, sottoposta ai lavori più disumani, spesso più di 18 ore giornaliere, giorno e notte, con quantità  di cibo miserrima, malmenati e con continue minacce di morte... Gli attuali amministratori della Repubblica italiana, fondata sul lavoro, non avendoci mai pagato la Germania, perché non provvedono loro a soddisfare il sacrosanto salario di allora, anche perché saremo pochi superstiti...».
Saverio di Mauro - San Giovanni Valdarno (AR)

 

Lei ha ragione di lamentarsi. I deportati militari, a differenza dei civili, sono esclusi dai benefici stanziati dalla Repubblica tedesca, che ha inteso riconoscere un certo risarcimento in favore di coloro che, deportati, vennero costretti a disumani lavori.

Nell`€agosto del 2000 la Repubblica federale tedesca ha istituito una Fondazione con il compito di dare un indennizzo, di natura più che altro simbolica e morale, variante da 2,5 a 5 milioni di lire (perché tutto dipenderà  dal numero delle domande che verranno accolte), per coloro che avevano subito ingiustizie particolarmente gravi ad opera delle autorità  naziste. Agli internati militari italiani dal settembre 1943 al maggio 1945 `€“ sostiene, però, il governo della Repubblica federale di Germania `€“ non può essere riconosciuto alcun indennizzo perché vanno considerati come «prigionieri di guerra». Proprio per non dimenticare le sofferenze e il sacrificio di questi cittadini italiani è sorto a Roma un comitato che ha fatto pubblicare un comunicato per denunciare il comportamento del governo tedesco e chiedere al governo e al parlamento italiani di intervenire e sanare, in qualche modo, quest`€ingiustizia.

Certo, ogni iniziativa è ancora prematura. Non si può impugnare legalmente la decisione del governo tedesco se prima non si avrà  un rigetto, contenente la motivazione ufficiale, delle domande presentate alla Fondazione tedesca che eroga il finanziamento. Il ministero degli Esteri italiano ha promesso di attivarsi verso il governo di Berlino, ma la diplomazia ha i suoi tempi burocratici, il che vuol dire anni di attesa ed esiti quanto mai incerti.

Altrettanto certo, inoltre, il cinico interesse di molti a far trascorrere altro tempo che, inesorabilmente, porterà  alla naturale scomparsa dei superstiti. Resta allora il parlamento italiano. E a metà  febbraio, nel corso di una conferenza stampa indetta dal comitato sopraindicato, è stata annunciata la presentazione alla Camera e al Senato di due proposte di legge: una del senatore Luigi Marino e l`€altra dell`€onorevole Dario Rivolta che hanno entrambe l`€obiettivo di dare un riconoscimento morale e simbolico ai lavoratori coatti civili e militari con la consegna di una medaglia alla memoria e l`€istituzione di un Fondo destinato al finanziamento di iniziative destinate alla conservazione della memoria e al riconoscimento di un indennizzo puramente simbolico di 500 euro per i soggetti interessati.

I due parlamentari, pur appartenendo a schieramenti diversi, si sono impegnati a unificare i rispettivi testi e a presentarli contemporaneamente ai due rami del parlamento per abbreviarne l`€iter. L`€auspicio è che, eliminato ogni intendimento politico, il progetto di legge unificato sia accettato da tutte le forze politiche e sia rapidamente approvato come un doveroso riconoscimento nei confronti di chi ha dovuto subire angherie inumane dal regime nazista e oggi viene nuovamente offeso dai discendenti di quei personaggi. L`€Italia cerca, dunque, di ovviare a una decisione profondamente ingiusta patita dai militari italiani internati in Germania durante la seconda guerra mondiale ed esclusi dal beneficio dell`€indennizzo riconosciuto solo agli internati civili.

 

FEDE E VITA

Portare gli uni i pesi degli altri

«Mia moglie, con cui ci volevamo molto bene, dopo la morte del padre è caduta in una forte depressione e in una continua lacerante aggressività  verso di me, che mi distrugge. Allora, per salvare la mia pace, mi sono `€œinsensibilizzato`€ verso di lei, facendo, dentro di me, come se non esistesse. Così, da cristiano, riesco a non rendere male per male. Faccio bene?».
Vittorio

 

La sua situazione coniugale è, senz`€altro, dolorosa e difficile. Francamente, però, devo dirle che quell`€«anestesia psicologica», cioè quell`€indifferenza che lei ha messo in atto nei confronti di sua moglie, per non soffrire della sua aggressività , sembra essere controproducente sia dal punto di vista umano sia, tanto più, da quello cristiano: un agire così, infatti, non può che creare un reciproco crescente aumento di quella distanza spirituale che è la tomba dell`€amore coniugale; e ciò non può che intristire ulteriormente il suo animo.

Ben diverso sarebbe, invece, l`€atteggiamento da tenere: atteggiamento che darebbe a lei una vera pace interiore.

Se un individuo a noi vicino diviene vittima di una situazione che gli provoca uno squilibrio emotivo, egli è da considerarsi un ammalato, che doverosamente va curato con un`€accresciuta carica di comprensione, di affetto e di tenerezza. Questi comportamenti non devono essere solo esteriori, ma, prima di tutto, interiori in modo che `€“ in particolare nel suo caso `€“ rimangano vivi quell`€affetto e quella stima che lei ha nutrito negli anni passati verso la moglie.

I sentimenti di affetto e stima costituiscono, infatti, quello che un autorevole psichiatra ha chiamato «amore terapeutico»: il perseverare in esso senza scoraggiarsi può produrre insperate guarigioni di turbamenti psichici e, in particolare, di crisi coniugali.

Tale atteggiamento terapeutico non traspare, però, dalla sua lettera, dalla quale appare evidente che lei più che preoccuparsi della malattia della moglie, dà  peso primario alla sua sensibilità  ferita: e, invece, anche il semplice buon senso dovrebbe sdrammatizzare l`€™aggressività  di sua moglie, dovuta più che a cattiva volontà  a fattori patologici, dei quali la prima vittima è la moglie stessa.

Dal momento, poi, che lei si considera un buon cristiano, non posso non invitarla a verificare il suo atteggiamento dal punto di vista della fede. Per la morale, infatti, l`€accettare di divenire indifferenti verso il proprio coniuge equivale a un vero tradimento. Nella celebrazione del sacramento del matrimonio la coppia non si promette, infatti, reciproca fedeltà  «nella buona e nella cattiva sorte»? E non appartiene forse alla cattiva sorte il fatto che i coniugi cadano, a causa di fragilità  psicologica o anche per insufficiente buona volontà , in mancanze contro l`€amore?

Queste cadute, allora, lungi dal divenire una giustificazione per una separazione spirituale, possono trasformarsi in arricchenti occasioni per vivere l`€umanissima raccomandazione di san Paolo: «Portate gli uni i pesi degli altri», e, soprattutto, danno modo di vivere l`€invito di Gesù a quel vero perdono che continuamente dimentica i torti subiti, ricominciando sempre ad amare l`€altro guardandolo con occhi nuovi e con fede nella sua parte migliore.

Certamente l`€amare in questo modo non è cosa facile, specialmente se nell`€animo si è raffreddato l`€affetto, sostituito probabilmente dal pernicioso «indurimento» e da nascosti sentimenti di ostilità . Ma «quello che è impossibile all`€™uomo è possibile a Dio», il quale ci chiede egli stesso di domandargli l`€amore, promettendoci di cambiare il nostro cuore «di pietra», tramutandolo in un «cuore di carne», cioè arricchito degli aspetti più autentici dell`€amore.

Provi, quindi, a chiedere con fede questo amore, cercando di muovere i primi passi anche con piccole manifestazioni di affetto; e constaterà  sempre di più che la via dell`€amore «che tutto vince» è la strada che le conviene percorrere: strada che è la più sicura anche per ritrovare l`€amore reciproco, perché nell`€animo di chi si sente amato anche quando cede al negativo, prima o poi nascono germi di gratitudine che possono sbocciare in un aperto ricambio.

Data di aggiornamento: 01 Dicembre 2017
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