Lettere al direttore

29 Dicembre 2009 | di

Lettera del Mese


Tutta colpa degli altri?


Il mito dell’uomo essenzialmente buono rovinato sempre e solo dalla società può consolare, ma non convince.

«Mentre quando ero giovane si insisteva, forse eccessivamente, sul peccato originale e sui danni che ha procurato e procura all’uomo e alla società, ora nessuno ne parla più. Nelle prediche domenicali questa verità cristiana è passata sotto silenzio, e quando se ne parla viene per lo più collegata ai condizionamenti negativi della società. Non le pare riduttivo?».

Emanuela


Nel lontano 1985, rispondendo a una domanda di Vittorio Messori sulla scomparsa dalla scena sociale ed ecclesiale del peccato originale, l’allora cardinal Ratzinger affermò: «Se la Provvidenza mi libererà un giorno da questi miei impegni [di Prefetto della congregazione per la dottrina della fede, ndr], vorrei dedicarmi a scrivere sul “peccato originale” e sulla necessità di riscoprirne la realtà autentica. In effetti, se non si capisce più che l’uomo è in uno stato di alienazione non solo economica e sociale (dunque un’alienazione non risolvibile con i suoi soli sforzi), non si capisce più la necessità del Cristo redentore. Tutta la struttura della fede è così minacciata. L’incapacità di capire e presentare il “peccato originale” è davvero uno dei problemi più gravi della teologia e della pastorale attuali». Come si sa, non solo Ratzinger non è stato mai sollevato dall’incarico esercitato con grande competenza a fianco di Giovanni Paolo II fino alla sua morte, ma è succeduto al Papa polacco sulla cattedra di Pietro. Non per questo ha dimenticato la sfida lanciata molti anni prima, e si può dire che nel suo magistero papale la riflessione sul peccato originale rappresenta una costante significativa. Rilevanti, in tal senso, sono le parole di Benedetto XVI nella catechesi del 3 dicembre 2008, nella quale – rileggendo san Paolo (Rm 7,18-19) – mette l’accento sulla lacerazione che spacca in due il cuore umano: da una parte il fatto di sapere che il bene va compiuto e anche il desiderio di compierlo, dall’altra l’impul­so prevalente che spinge a fare il contrario. Non si tratta di una teoria probabili­stica, ma della presenza in noi di una specie di seconda volontà che agisce come sottopelle. Da dove nasce questa contraddizione? Dal darsi nell’uomo di una natura indebolita che ci fa essere inclini al male. Il nome di questa deformazione, nella dottrina cristiana, è peccato originale, un peccato che si colloca alle origini della storia umana e che mette tutti gli uomini nella necessità di essere redenti da Cristo.

Anche l’ultima enciclica di papa Ratzinger non trascura questa verità di fede. Leggiamo, infatti, al n. 34 di Caritas in veritate: «Talvolta l’uomo moderno è erroneamente convinto di essere il solo autore di se stesso, della sua vita e della società. È questa una presunzione che discende dal peccato delle origini. (…) “Ignorare che l’uomo ha una natura ferita, incline al male, è causa di gravi errori nel campo dell’educazione, della politica, dell’azione sociale e dei costumi” (CCC n. 407). All’elenco dei campi in cui si manifestano gli effetti perniciosi del peccato, si è aggiunto ormai da molto tempo anche quello dell’economia. Ne abbiamo una prova evidente anche in questi periodi» (34). Per «questi periodi» il Papa intende la pesante crisi economica causata da accaparramenti e gestione immorale delle risorse comuni, dall’idolatria del denaro e dal disprezzo della dignità dell’uomo e della comune convivenza. Incolpare genericamente la società, gli altri, l’andazzo comune, è rifiutarsi di leggere in profondità il male che accade sotto i nostri occhi, privandosi di una lettura di fede di formidabile lungimiranza. E poi resta sempre vero che «gli altri» per gli altri siamo anche noi, inevitabilmente, come causa della nostra piccola o grande quota di male con la quale inquiniamo il mondo. Il mito dell’uomo essenzialmente buono rovinato sempre e solo dalla società può consolare, ma non convince.




Carceri: percorsi di riabilitazione

«Sono un lettore del “Messaggero” e un credente convinto. Sono però rimasto sconcertato dalla proposta delle Caritas del Trive­neto, di abolire il carcere per chi deve scontare pene inferiori ai tre anni. I vescovi hanno spiegato le loro ragioni che trovo, però, un po’ deboli. Già nel nostro Paese abbiamo a che fare con una pena non sempre certa; ci mancava solo il carcere… con lo sconto».

Lettera firmata


«Sostituire la pena detentiva, per chi ha ricevuto condanne inferiori ai tre anni, con altri percorsi obbligati, di carattere fortemente riabilitativo e inclusivo. Anzitutto, attraverso una convinta applicazione delle misure alternative e la creazione di apposite comunità penali-educative». È questa, caro lettore, la proposta delle Caritas diocesane del Nordest (firmata, a nome della Conferenza episcopale Triveneta, da monsignor Luigi Bressan, arcivescovo di Trento) che va conosciuta in dettaglio per essere ben compresa. Essa parte da un dato di fatto: il quadro critico delle carceri italiane, definite dal documento di Caritas «il cronicario dell’esclusione sociale». Per la Chiesa del Triveneto al centro dell’agire, anche nei confronti di una persona detenuta, dovrebbero esserci «il primato e l’inalienabile dignità della vita umana». Difficile che tali principi possano trovare applicazione nelle case di pena italiane dove «vivono» 67 mila detenuti contro i 43 mila previsti. O in prigioni in cui, quando va bene, l’ampiezza delle celle a due posti è di tredici metri quadrati e di ventuno per quelle a quattro. Tra l’altro, l’incremento di persone detenute previsto è tale da rendere già vecchie le stesse nuove carceri. Infatti, quando nel 2012 saranno ultimate, basteranno a contenere solo l’attuale numero di detenuti. Si può ricordare, per chi fosse preoccupato per la spesa richiesta dall’iniziativa, che «una perso­na detenuta costa circa 300 euro al giorno, mentre un progetto di rein­serimento sociale con persone in misura alternativa può costare meno di 50 euro al giorno». A onor del vero va anche detto che nel 2009, negli istituti di pena, si sono verificati numerosi eventi «critici», tra cui 65 suicidi, 400 tentati suicidi, 12 evasioni e il ferimento di 180 agenti. Considerando i dati sopra esposti e l’interesse della collettività per situazioni che garantiscano dignità per tutti, la strada indicata dai vescovi mi pare l’unica praticabile. Senza sconti, ma dando un senso alla pena, il che significa umanizzarla.


Politica: luoghi comuni e crisi di fiducia

«Gentile direttore, recentemente mi è capitato di discutere di politica con mio nipote adolescente. L’ho trovato a dir poco critico: a sentirlo parlare, la politica non serve a nulla e i politici sono solo persone assetate di potere. Come posso aiutarlo a maturare un atteggiamento diverso, a fargli capire che la partecipazione alla vita politica, ai diversi livelli, è comunque alla base del vivere civile?».

Un nonno preoccupato


Gentile signore, la sua non è l’unica lettera di questo tenore che mi è giunta di recente. È vero, alcuni episodi, forse un po’ troppo enfatizzati dai media, non hanno contribuito a consolidare quel rispetto che ognuno di noi, in quanto cittadino, dovrebbe riconoscere alla politica e ai politici quali servitori del Paese. Inutile dirle che a fronte di comportamenti poco edificanti, ce ne sono altri che parlano di una classe politica, in particolare quella impegnata a livello locale ma non solo, seria, motivata, ben consapevole del ruolo da svolgere per il bene di tutti.
I giovani, per loro natura, tendono a essere critici nei confronti delle istituzioni in genere; sta agli adulti (e in questo senso la preoccupazione che manifesta le fa onore) testimoniare loro una fiducia che non viene meno nonostante incoerenze o palesi contraddizioni. Come? Per esempio, evitando battute a senso unico che contribuiscono a denigrare senza appello la nostra classe politica. Oppure cercando di non enfatizzare gli scandali e il malcostume, che pure ci sono.
Di recente nel veneziano sono stati diffusi i risultati di un’indagine svolta tra i giovani (14-19 anni): la politica è vista solo come «confusione e corruzione». Per commentare questi dati, nel patronato dei Frari – una delle parrocchie più vivaci della città lagunare – sono stati coinvolti alcuni ragazzi della stessa fascia di età. Bene, discutendo con loro è emerso che in realtà per politica intendono tutt’altro. Politica, infatti, è «stare con gli altri facendo cose utili per sé e gli altri»; «sentirsi reali protagonisti delle cose che succedono e della loro trasformazione»; «analizzare, giudicare e proporre con altri coetanei, in gruppo, in un contesto di amicizia». Come vede, quando con i nostri giovani si discute dedicando loro tempo ed energie, è possibile far emergere quella forte carica di idealità che li contraddistingue. Ha fatto bene, quindi, a parlare di politica con suo nipote; lo faccia ancora. Al di là delle sue reazioni immediate, stia certo che rifletterà su quanto dice e soprattutto sulla fiducia che lei, nonostante l’età e le molte delusioni in questo campo, ancora dimostra sulla possibilità di una politica a servizio dei cittadini.


Alcune mamme: no alla suora maestra

«Mi ha colpito la vicenda di suor Annalisa Falasco, nativa di Polverara (Padova), che è stata contestata da alcuni genitori di una scuola elementare statale di Roma i quali non gradivano che la maestra dei propri figli fosse una religiosa. Cosa pensa di questa vicenda che ricorda tanto le crociate contro il crocifisso nelle aule scolastiche o contro l’allestimento del presepio nelle scuole?».

Lettrice padovana


Sulla presenza del crocifisso in classe mi sono già espresso nel numero scorso. In merito alla vicenda di suor Annalisa Falasco, 61 anni, padovana, appartenente alla Congregazione di Maria Consolatrice, destinata – come tutti hanno letto sui giornali – alla scuola elementare «Jean Piaget» di Roma e non gradita ad alcune mamme (che peraltro avrebbero detto di non contestare la suora ma l’istituzione che rappresenta e cioè la Chiesa), vale la pena di fare alcune considerazioni.
Ricordo innanzitutto che la Costituzione italiana prevede all’articolo 3 l’uguaglianza di tutti i cittadini («Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali»); in questa linea, la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo vieta qualsiasi discriminazione su basi religiose. Nel caso esposto dalla lettrice si vorrebbe negare a una persona il diritto di accedere a un posto di lavoro proprio sulla base delle sue convinzioni religiose. A che pro? Non è più importante chiedersi se possiede i titoli di idoneità per la professione che svolge e magari se è o non è una brava insegnante?
È insensato esercitare una palese discriminazione in nome di un «“laicismo di carta” – sono parole della preside della scuola romana in questione, Maria Matilde Filippini, che ha preso le difese della suora –, un laicismo che non tiene conto della vera laicità: il rispetto della persona».
Fatti del genere sono preoccupanti proprio perché denotano mancanza totale di rispetto, sia della persona che delle regole elementari di convivenza comune. Si discrimina portando come motivo di aver patito una presunta discriminazione, naturalmente tutta da dimostrare. I bambini della classe in questione – da quanto ho appreso dalla stampa – hanno dimostrato di avere idee molto chiare: interrogati dalla preside se volessero cambiare insegnante, hanno risposto semplicemente con un grande applauso per la «maestra Annalisa».


Conto unico o doppio?Falso problema

«Litigo spesso con mia moglie per la gestione del denaro, tanto che lei insiste per smembrare l’unico conto e farne due separati, dividendo poi le spese comuni. Lei sostiene che le sto troppo col fiato sul collo e che pretendo di imporre il mio modo di gestire i soldi senza tener conto che anche lei li guadagna. A parte il doppio costo bancario, per me assurdo, credo che in una famiglia sia giusto mettere tutto in comune e gestire secondo necessità. Ciò non significa assolutamente controllare l’altro. A suo tempo abbiamo anche scelto la comunione dei beni e credo francamente che un matrimonio, ancor più se cristiano, dovrebbe spingere i coniugi a condividere pienamente ogni cosa, anche il denaro».

Davide


Il conto in banca è la forma, la comunione è la sostanza. In linea di principio il conto unico potrebbe essere l’espressione di questa comunione. Riuscire a condividere in armonia il modo di spendere i soldi, significa avere delle comuni priorità, operare delle scelte, vedere in un certo senso il mondo allo stesso modo. Conosco sposi in perfetta armonia «finanziaria» e coniugale pur con conti separati, e conosco coniugi con un unico conto che si dividono, anche aspramente, su ogni scelta. Il problema, quindi, forse sta altrove. Approfittate di questo momento d’incomprensione per fare chiarezza: chieda a sua moglie perché si sente controllata e spieghi le sue ragioni. Da parte mia credo che non esista un modo unico e oggettivo di «gestire i soldi secondo necessità». A volte c’è più condivisione nell’accettare alcuni spazi di giusta autonomia che imponendo un’unità formale.



Monsignor Gardin a Treviso

Nominato vescovo di Treviso da Benedetto XVI lo scorso mese, monsignor Gianfranco Agostino Gardin farà il suo ingresso in diocesi domenica 7 febbraio. Classe 1944, è sacerdote dal 1970 nell’Ordine dei frati minori conventuali, di cui diviene ministro generale dal 1995 al 2001. Dal 2001 al 2005 risiede nel Convento S. Francesco di Treviso, dedicandosi a corsi di formazione e successivamente, per un anno, è di famiglia a Padova , Convento Immacolata, come direttore generale del “Messaggero di sant’Antonio”. Il 10 luglio 2006 giunge la nomina ad arcivescovo e Segretario della Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica.
Da qui la chiamata del Papa a Treviso, nel Nordest, una regione ricca di fermenti e di sfide.
Il 18 dicembre, annunciando il nuovo vescovo, il Patriarca Scola afferma: “Il carisma di S. Francesco, che S. E. Gardin ha condiviso fino a essere ministro generale dell’Ordine dei frati minori conventuali, lo sosterrà anche nella sua delicata ma affascinante missione episcopale in terra trevigiana”.
Lo accompagnano nella preghiera e con affetto anche i frati e i dipendenti laici dell’opera “Messaggero di sant’Antonio”. Qui, oltre che direttore generale, è stato tra i fondatori e primo direttore (1980-1988) della rivista di divulgazione teologica “Credere Oggi”, strumento di evangelizzazione secondo lo spirito del Santo. Certamente questa passione per l’annuncio verso tutti accompagnerà monsignor Gardin nel nuovo e importante incarico.

Ancora felicitazioni e auguri!



Ricevuto segnaliamo


SPIRITUALITÀ


Si intitola «Parola di Dio ed Esercizi spirituali: dai temi sinodali ai tempi forti dello Spirito» l’assemblea nazionale della Fies (Federazione italiana esercizi spirituali), in programma dal 18 al 20 febbraio al Carmelo del Sassone (Ciampino - Roma). Iscrizioni entro il 25 gennaio. Tra i relatori: Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio consiglio della cultura; Renato Corti, vescovo di Novara. Info: sito www.esercizispirituali.it


Padre Fabio Scarsato predicherà un corso di esercizi spirituali sul tema «Chi sei tu, dolce Signore e chi sono io, disutile servo tuo», dal 22 al 27 febbraio, alla Casa di spiritualità dei Santuari antoniani di Camposampiero (PD). Questa esperienza, aperta a tutte le vocazioni ecclesiali, ha inizio alle ore 10.00 del primo giorno e termina col pranzo dell’ultimo. Prenotazione entro il 12 febbraio. Info: tel. 049 9303003; sito www.vedoilmiosignore.it


La Comunità del Magnificat di Castel dell’Alpi (BO) organizza per giovani e adulti alcuni giorni diritiro, condivisione e contemplazione sul tema «Seguire Gesù, il Crocifisso-Risorto». L’appuntamento è dal 19 febbraio pomeriggio al 23 mattina.Info: tel. 328 2733925


Il Centro di spiritualità del Sacro monte Calvario di Domodossola (VB) offre periodi di discernimento e verifica per singoli, gruppi o comunità. Un’occasione per approfondire la propria spiritualità con l’apporto di quella rosminiana, in un contesto privilegiato inserito nel parco naturale sito Unesco.Info: tel. 0324 242010; e-mail: vito.nardin@rosmini.it


Rai Radio Tre inaugura un nuovo spazio radiofonico dedicato all’approfondimento della Parola di Dio. Dal 17 gennaio ogni domenica alle ore 10.00, all’interno della trasmissione Uomini e profet condotta da Gabriella Caramore, sarà proposta la lettura di brani della Bibbia, commentati da esegeti, storici, biblisti, filosofi. Info: sito www.radio.rai.it/radio3/


MOSTRE


Fino al 24 gennaio Verona ospita la ventiseiesima Rassegna internazionale del presepio nell’arte e nella tradizione. Sono circa 400 le opere esposte, nella suggestiva ambientazione degli arcovoli dell’Arena. Simbolo dell’edizione 2010 sono gli angeli: venti di essi, realizzati in varie epoche, accolgono il visitatore all’inizio del percorso espositivo. Info: sito www.presepiarenaverona.it



CONCORSI


Torna l’appuntamento con il Premio della Bontà sant’Antonio di Padova in memoria di Andrea Alfano d’Andrea, bandito dall’Arciconfraternita di sant’Antonio. Questa trentaseiesima edizione ha come tema «Stranieri non più estranei. Il compito dell’accoglienza, l’impegno nell’integrazione», ed è riservata alle scuole primarie e secondarie di I e II grado. Gli elaborati in forma di narrazione dovranno pervenire entro il 31 gennaio. Info: www.arciconfraternitasantantonio.it



IL MESSAGGERO PER I NON VEDENTI


Doppia iniziativa per i lettori non vedenti. L’audiolibro del mese è Se guardo le cose che tu hai creato di Nardo Masetti, MP3 su cd-rom al costo di 5 euro. È poi disponibile il Calendario Antoniano in braille e in nero braille a caratteri ingranditi. La spedizione è gratuita: chi lo desidera potrà fare un’offerta a Caritas Antoniana. Entrambe le proposte sono ordinabili al numero verde 800 019591 o all’indirizzo abbonamenti@santantonio.org



Ad Assisi per la giornata della pace

La Commissione giustizia pace e salvaguardia del creato della Provincia patavina dei frati minori conventuali organizza ad Assisi il 24 gennaio l’ottava giornata di preghiera e digiuno per la pace, sulla scia dell’incontro voluto da Giovanni Paolo II nel 2002. L’appuntamento sarà guidato dal messaggio di Benedetto XVI per la giornata mondiale della pace 2010, intitolato «Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato». Per il programma si veda il sito: http://ilvaloredeldono.blogspot.com/


Una voce cattolica online

Fino a giugno 2009 apprezzato mensile cartaceo rivolto soprattutto al mondo cattolico, da fine settembre «Il Consulente Re» – sempre diretto da Giuseppe Rusconi e voce del Gruppo economico RE – è passato online ed è dunque fruibile da tutti.
Cliccando su www.ilconsulentere.it troverete interviste e approfondimenti riguardanti la Chiesa e la società. Sul numero appena uscito: intervista al Cardinale Francesco Marchisano; approfondimento sulla milanese Opera San Francesco per i poveri; analisi e commento del voto svizzero anti minareti. Prossima uscita: 27 gennaio.

 

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017