L’EUROPA VISTA DALL’ARGENTINA

Due giovani studenti universitari, Marisa e Juan José, raccontano la loro doppia identità culturale in un mondo sempre più piccolo, nel quale hanno riscoperto le loro origini e una società, quella italiana, ricca e sviluppata.
02 Novembre 1997 | di

Padova

Ho incontrato Marisa Vignaduzzo e Juan José Dal Pastro pochi giorni prima del loro ritorno in Argentina, dopo che avevano frequentato, all'università  di Padova, un corso di perfezionamento in diritto, economia e politica dell'Unione europea. Fin dalle prime battute del colloquio, è emersa la loro viva soddisfazione per il corso universitario e per aver approfondito, nei sei mesi di permanenza in Italia, la memoria storica delle loro radici. Il vissuto dei loro nonni e dei loro genitori ha inciso profondamente nella loro formazione, tanto da divenire una costante 'memoria di riferimento'. Vivono entrambi a Rosario, nella provincia argentina di Santa Fé: Marisa, con i genitori Eugenio e Susanna Vignaduzzo e il fratello Sergio di ventun anni; Juan José, per gli amici 'Juanjo', con il padre Giovanni e la madre Antonietta. La sorella Veronica, sposata, insegna l'italiano alla 'Dante Alighieri' di Rosario.

Marisa, nata il 17 dicembre 1973, frequenta il quinto anno di Economia aziendale all'università  del 'Centro educativo latinoamericano' di Rosario. Anche il fratello Sergio è iscritto alla stessa università . Il nonno era appena diciottenne quando, nel 1925, emigrò in Argentina con altri tre fratelli. A San Michele al Tagliamento, in provincia di Venezia, lasciarono altri sette fratelli, per coltivare una terra insufficiente a garantire un pane e un avvenire per tutti. Pur essendo in possesso della doppia cittadinanza, Marisa si sente, innanzitutto, cittadina argentina, ma sono molti i motivi che la legano alla terra d'origine dei suoi cari. Tra i ricordi della sua fanciullezza, Marisa confida come abbia avuto un posto particolare il paese natio del nonno, San Michele. 'Quando, nel 1989, il nonno è morto, molte sono state le persone, soprattutto membri della 'Famiglia veneta di Rosario', che gli hanno manifestato affetto e riconoscenza, per il suo attaccamento all'Italia e all'associazione. Devo a lui tanta parte della mia italianità '.

Anche per Juan José, di ventitré anni, l'origine italiana deriva dal padre, i cui genitori, di origine vicentina, emigrarono in Argentina negli anni Venti. Nonno Giovanni proveniva infatti da Rosà , mentre nonna Elena Stropparo da una frazione di Tezze sul Brenta, due paesi in provincia di Vicenza. Stabilitosi a Rosario, Giovanni iniziò con una piccola officina meccanica, sviluppatasi nel corso degli anni tanto da divenire, con l'inserimento del figlio, una delle più rinomate della città . Juan José frequenta ora il quinto anno di Economia e commercio, ed è stata certamente di grande stimolo per lui l'esperienza della sorella Veronica che, avendo vinto due borse di studio, ha frequentato corsi di qualificazione all'università  di Perugia e all'università  di Roma. Con queste premesse, già  si intuisce che in casa Vignaduzzo e in casa Dal Pastro discutere sulla promozione della lingua, della cultura, sulla partecipazione alla vita delle associazioni italiane o sui benefici della doppia cittadinanza, di cui tutti i membri sono in possesso, è un fatto quanto mai ricorrente.

Msa. Quando avete incominciato a studiare la lingua e la cultura italiane?

Marisa. Ho iniziato a studiare l'italiano quando avevo appena otto anni. Successivamente, assieme a mio fratello Sergio, ho frequentato le classi medie e superiori alla 'Dante Alighieri'. Per me è stata un'esperienza utile sia per lo studio della lingua e della tradizioni culturali della terra d'origine dei miei cari, che per i quotidiani contatti instaurati con amici e amiche di radici comuni. La scuola è stata il luogo in cui sono cresciuta come giovane argentina e come cittadina italiana.

Juan José. Anche per me il rapporto con la lingua e la cultura italiane è iniziato fin da quando ero piccolo. Prima, però, di studiarle sui banchi di scuola, le ho apprese dai racconti dei nonni. Mi parlavano delle vicende italiane degli anni Venti; delle difficoltà  del loro inserimento in Argentina e dei risultati ottenuti dopo anni di sacrifici e di lavoro. Mi descrivevano le città  italiane, le tradizioni e le usanze regionali più caratteristiche; mi insegnavano anche alcune delle espressioni dialettali più tipiche, soprattutto venete. Quando, dopo aver vinto una borsa di studio, sono venuto per la prima volta in Italia, ho provato una grande emozione allorché, trovandomi davanti ai più bei monumenti di alcune città , mi ritornavano alla memoria le descrizioni dei nonni. Durante i sei mesi di frequenza all'università  di Padova, nei giorni liberi andavo spesso a Stroppari, una piccola frazione di Tezze sul Brenta, dove vivono un fratello e una sorella di nonna Elena.

Ho rivissuto con loro le tante storie della sua infanzia e giovinezza; ho ammirato con stupore le foto che conservano ancora in un vecchio armadio, e che documentano le tappe di vita e la bellezza della giovane Elena. Sono quarant'anni che non si vedono, ma tra il fratello ottantaseienne, la sorella di settantasei anni e nonna Elena, che ne ha già  compiuti ottantacinque, il legame rimane profondo e carico di tenerezza.

Che cos'è, oggi, per voi l'Italia?

Marisa. Non è certo un Paese qualunque, né il solo punto di riferimento di tante memorie nutrite fin dalla fanciullezza. Oggi è divenuto il Paese che mi ha offerto l'opportunità  di frequentare un corso universitario che ha qualificato la mia cultura e la mia futura professione.

Juan José. Venendo per la prima volta in Italia, si è impresso innanzitutto nel mio animo il patrimonio di storia e d'arte che la rendono 'unica' al mondo. Il legame con l'Italia, trasmesso dai miei familiari e motivato dal possesso della doppia cittadinanza, si è maggiormente radicato durante l'esperienza universitaria di Padova. Il corso non è stato solo l'avverarsi di un sogno tanto atteso, ma è divenuto uno dei momenti forti della mia vita: mi ha fatto crescere professionalmente, nei rapporti con gli altri giovani di comuni radici, e con persone di cultura totalmente diversa dalla mia. La lontananza mi ha insegnato a capire gli altri, a dare valore alla famiglia, agli amici, alla mia ragazza. È stata un'esperienza che ha concorso all'arricchimento della mia identità  e mi ha aiutato a riflettere su tutto il bene che le persone a me care mi avevano donato lungo il cammino della mia giovinezza.

Come vi siete inseriti nel Veneto, e quale immagine ne porterete in Argentina?

Marisa. Fin dalle prime settimane di permanenza, mi ha colpito il fatto che il mio stile di rapporto umano e sociale con la gente non era cambiato, né trovavo difficoltà , a livello di cultura e di linguaggio, a vivere in un convitto e a frequentare un'università  con tanti studenti d'ogni continente. Anche questo è frutto della formazione multiculturale ricevuta a Rosario. L'immagine del Veneto che porterò con me, è quella di una società  evoluta, con concrete prospettive economiche e commerciali a livello nazionale e internazionale. In precedenza, conoscevo il Veneto attraverso le iniziative culturali dell'associazione 'Famiglia veneta di Rosario' e del 'Gruppo Gioventù Veneta' di cui faccio parte fin dal 1990: luoghi e occasioni di aggregazione che mi hanno aiutato ad approfondire le mie radici, ma che sono divenuti le sedi privilegiate per frequentare corsi di cultura, di musica folklorica, di canto, e per tanti incontri e feste comunitarie. Da un anno, la sede della 'Famiglia veneta di Rosario', grazie all'aiuto della regione del Veneto, ha pure una moderna biblioteca.

Uno dei maggiori impegni dell'associazione è quello di partecipare alla manifestazione culturale più importante della città : 'Encuentro de las Colectividades' a cui partecipano quarantasette associazioni di nazioni e regioni diverse, con stands che presentano le bellezze naturali, artistiche e le specificità  culinarie dei territori di provenienza. A Rosario, dove l'emigrazione dai Paesi europei è stata rilevante, queste iniziative promuovono interscambi culturali e commerciali. Credo, però, che tutto ciò non sia sufficiente. La forte presenza di associazioni italiane in Argentina dovrebbe promuovere rapporti più continuativi con le Camere di commercio italiane, favorendo soprattutto la preparazione professionale dei giovani discendenti di italiani affinché, in futuro, gestiscano i rapporti tra Argentina e Italia.

Juan José. Io condivido quanto ha detto Marisa. Aggiungo due esperienze personali. Approfittando dei giorni liberi da impegni universitari, mi sono immerso nel paesaggio veneto. Provavo profonde emozioni quando, camminando lungo i sentieri delle campagne di Stroppari, il paesaggio, i campi e le vecchie case mi ricollegavano ai racconti di nonna Elena. Sentivo che la terra veneta fa parte della mia vita, oltre che della mia cultura. L'altra esperienza è collegata all'Istituto Don Mazza di Padova che ci ha ospitato. Non ho avuto difficoltà  a vivere con giovani d'ogni continente, a capire la loro cultura e il loro stile di vita. Vivendo insieme, aperti ai valori della mondialità , si coglie l'essenziale che ci unisce e che ci aiuta a raggiungere comuni ideali.

Quali prospettive vi ha offerto il corso universitario di Padova?

Marisa. Innanzitutto sento di essere cresciuta come persona, a livello culturale e sociale. Il corso, diretto dal professor Gabriele Orcalli, presso il Dipartimento di studi internazionali dell università  di Padova, mi ha aperto nuovi orizzonti e nuove prospettive, perché in America latina, recentemente, è stato firmato un accordo per lo sviluppo economico e industriale di quattro Paesi: Argentina, Uruguay, Paraguay e Brasile. È il 'Mercosur', mercato del cono sud, che prevede, in tempi brevi, l'adesione del Cile e del Perù. La storia e l'evolversi del 'modello Europa' può essere di grande aiuto per lo sviluppo di questi Paesi dell'America latina. Già  da alcuni anni vengono in Argentina alcuni professori universitari italiani, per tenere corsi di specializzazione, finanziati dalla regione del Veneto, dalla Camera di commercio di Padova e promossi dalle associazioni venete e dal Cava, il Comitato delle associazioni venete argentine. È una delle più valide iniziative che permettono ai migliori alunni dei corsi di vincere delle borse di studio in università  venete.

Juan José. Il corso di Padova mi ha fatto comprendere l'importanza dell'Unione europea, il suo ruolo e le prospettive di sviluppo dei rapporti economici, commerciali e industriali con gli altri Paesi del mondo. Guardando al futuro del nostro Paese, noi giovani italoargentini non possiamo non tenere conto dell'esperienza che la nuova Europa sta facendo, anche se la strada è ancora lunga per arrivare a risultati totalmente positivi. Le prospettive per i Paesi latinoamericani firmatari dell'accordo sono rivolte a progetti di cooperazione e di integrazione, e per il 2001 è già  stata progettata una zona di libero scambio tra l'Unione europea e il 'Mercosur', che attiverà  rapporti di import-export senza imposte doganali.

Che cosa si aspettano dall'Italia i giovani, figli o discendenti dei nostri connazionali all'estero?

Juan José. Partendo dalla nostra esperienza, crediamo che una delle loro attese sia proprio la possibilità  di partecipare a corsi universitari di qualificazione culturale e professionale. È già  positivo il fatto che professori del Veneto tengano in Argentina, e in altri Paesi dell'America latina, dei corsi ai quali possono partecipare tanti giovani, mentre le borse di studio sono offerte dalla regione solo a giovani di origine veneta. Con i nostri amici di Rosario, spesso riflettiamo sull'apporto che l'Italia può dare all'Argentina, rispondendo alle nostre attese. La partecipazione a corsi in università  italiane, rivolti ai settori della cultura, dell'economia e dell'industria, è certamente l istanza più sentita da parte dei giovani: è una marcia in più per il loro inserimento lavorativo, ma è soprattutto un modo per non rimanere esclusi dall'evolversi di un processo storico, politico ed economico che, da cinquant'anni, sta trasformando l'Europa, alla quale ci sentiamo legati dalle nostre radici. Da parte nostra, non possiamo che trasmettere ai nostri coetanei la ricchezza della nostra esperienza italiana, sollecitandoli a non perdere queste occasioni di crescita umana, culturale e sociale. Siamo infatti convinti che solo con una seria qualificazione professionale e con valide esperienze di studio a livello internazionale, possiamo prepararci a essere gli artefici di un nuovo rapporto di collaborazione tra l'Argentina e l'Italia.

Vivreste in Italia, avendone la possibilità ?

Marisa. È sempre difficile lasciare il proprio Paese. Però, dopo la positiva esperienza di Padova, se ci fossero concrete prospettive, lavoreremmo volentieri anche in Italia. Oggi, poi, i mezzi di collegamento e di comunicazione anche tra Argentina e Italia sono sempre più rapidi ed efficienti. Sembra che il pianeta si faccia sempre più piccolo, affinché i rapporti umani siano sempre più costruttivi.

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017