L’Expo di sant’Antonio
«Nutrire il pianeta», il tema cardine della prossima Esposizione universale che partirà il primo maggio a Milano, è sempre stato centrale nell’azione di Caritas Antoniana, nei suoi ormai quasi quarant’anni di vita. Nell’album della sua storia, c’è una piccola «Expo dal basso»: centinaia di progetti, in favore dei contadini più poveri del mondo, chiesti e fatti insieme alla gente, con l’aiuto delle comunità e delle chiese locali. Negli ultimi tre anni i progetti di questo tipo sono stati più di settanta. Nella maggior parte dei casi si tratta di programmi comunitari di agricoltura e allevamento per incrementare l’approvvigionamento di cibo, ridurre gli effetti delle carestie, assicurare alle famiglie un piccolo introito per migliorare le condizioni di vita. In queste realizzazioni l’organizzazione è sempre locale, così come le specie di animali e piante selezionate.
Caritas Antoniana si inserisce nel progetto ora formando i formatori, ora costruendo edifici agricoli, ora fornendo attrezzature, sementi e animali da allevamento, accesso all’acqua, macchine agricole o per la trasformazione delle materie prime, medicine e fertilizzanti, ma soprattutto assicurando al progetto un controllo costante e una continuità nel tempo. La maggior parte di questi progetti sono piccoli, poco costosi e organizzati a cascata, sul modello del microcredito: iniziano da un manipolo di persone per allargarsi a macchia d’olio all’intera comunità, mettendo in rete mezzi e conoscenze.
L’ultimo finanziato è partito in Tanzania a fine gennaio 2015. Si tratta di un progetto di sviluppo a Kipalapala, uno dei villaggi più poveri del distretto di Tabora. Due gli obiettivi: insegnare a un gruppo di contadini il ciclo di produzione dell’olio di girasole − dalla coltivazione della pianta fino al prodotto finito, pronto per il mercato −; avviare un allevamento di maiali. A richiederlo don Alex Nduwayo, prete locale, responsabile di Caritas Tabora, con stile e terminologia che fanno trasparire un processo di autopromozione di buon livello: «Per raggiungere gli obiettivi, il progetto impiega il metodo partecipativo e l’approccio della “catena di valore”» scrive, dimostrando nei fatti che non è più il tempo dell’Africa che aspetta un aiuto dall’alto, passiva e rassegnata.
Con 17 mila euro Caritas Antoniana ha finanziato le sementi, un mulino comunitario per l’estrazione dell’olio, una porcilaia e il primo nucleo di maialini. Il contributo locale è l’acquisto di un vasto terreno agricolo, la formazione dei beneficiari e dei formatori, i costi amministrativi e di controllo del progetto. Alla fine del percorso trecento contadini saranno formati e dotati di sementi e di qualche animale da allevamento per iniziare la propria attività. Contando che in media a Kipalapala ogni famiglia ha circa sei componenti, almeno 1.800 persone potranno aspirare a un futuro migliore.
Il nostro «Expo antoniano» ha un altro piccolo tassello.