L'impero dei media

Una televisione che informa in lingua italiana, un quotidiano apprezzato anche in patria, due radio all'avanguardia e svariati periodici. Il quarto potere è tricolore, sotto la foglia d'acero.
31 Luglio 2009 | di

Ottawa
Avevamo una casetta piccolina in Canada. Oggi abbiamo un sistema di mass media che farebbe invidia a qualsiasi altra nazione. Il quarto potere è tricolore, sotto la foglia d’acero. Svariati periodici, almeno due emittenti radiofoniche con una vasta programmazione in italiano, un giornale quotidiano ormai conosciuto anche in patria e persino una televisione. Niente male per un Paese di 34 milioni di abitanti, dove la comunità di origine italica ammonta a circa 2 milioni, distribuiti per la maggior parte nelle metropoli di Toronto e Montreal. Miracoli dell’interculturalismo, che ha permesso a tutte le comunità insediate in Canada, di mantenere sempre vivo il legame con la propria lingua.
Il «Corriere Canadese»
È l’unico giornale quotidiano in lingua italiana edito in Canada. Uno dei pochi che fanno informazione utilizzando la lingua di Dante al di fuori dei confini nazionali. Eppure il «Corriere Canadese» vanta da sempre una notorietà unica, sia in Italia che all’estero. Fondato nel 1954 da Dan Iannuzzi, oggi è di proprietà della Multimedia Nova Corporation e dal 1998 viene venduto assieme a «La Repubblica», al prezzo di un dollaro. Il giornale è diffuso soprattutto a Toronto e nell’Ontario, ma anche a Montreal. Ed è allo studio, da tempo, una nazionalizzazione che lo dovrebbe portare nelle edicole di tutte le città canadesi dove più numerosi sono gli italiani. Da Ottawa alla penisola del Niagara, da Windsor a Calgary, passando per Edmonton e Vancouver. Anche se la crisi ha rallentato il progetto. «Ci ha fatto aprire gli occhi sulle nuove tecnologie – rivela il direttore Paola Bernardini – specie la rete web. Il nostro “speciale elezioni” ci ha fatto ottenere 4 milioni di visitatori nel solo mese di aprile. Ora stiamo puntando sui blog e siamo sbarcati anche su Facebook, per attrarre la terza generazione». Proprio a loro, e più in generale ai lettori anglofoni che amano il made in Italy, si rivolge l’allegato settimanale «Tandem». «Proporre nomi come Bellucci, Benigni e Ferrari – prosegue la Bernardini – è una garanzia di successo in Canada».
Omni Television
«Un laboratorio di lingue e informazione, che diverrà un prototipo per le metropoli di tutto il mondo». Pierluigi Roi non ha dubbi. La sua Omni Television, di cui è news manager per la sezione italiana, sarà il futuro dell’informazione multi-culturale. Nata nel 1979, come costola proprio del «Corriere Canadese», fu la prima emittente televisiva multiculturale in Canada. All’inizio si chiamava Mtv, poi divenne canale 47 e, infine, Omni Television. Oggi il network è fruibile sia via etere che via cavo e produce una programmazione in ben 40 lingue diverse. La più «forte» resta, senza dubbio, quella italiana. «Dobbiamo, però, batterci – spiega Roi – con molti altri idiomi, dal cantonese all’hindi. Noi tentiamo di mantenere viva la lingua italiana. Siamo gli unici, in Nord America, a realizzare un telegiornale interamente prodotto da noi. Usufruiamo di agenzie di stampa che vanno dalla Cnn alla Ptn, da Associated Press alla Reuters, fino a Canadian Press e Ansa. Offriamo un prodotto principalmente locale. Poi gettiamo uno sguardo al resto del mondo, con particolare attenzione al Belpaese. Ma non facciamo “micro” cronaca dall’Italia. A fare quello ci pensa già Rai International».
Radio Chin e Cfmb
L’unico a non aver ancora cantato ai microfoni di radio Chin è Adriano Celentano. E si narra che il motivo sia il cattivo rapporto che il «molleggiato» ha con gli aeroplani. Per il resto, dal «Festival italiano», la storica trasmissione musicale inventata da Johnny Lombardi, sono passati tutti: Mina, Bocelli, Pavarotti. Del resto la musica, assieme allo sport e all’informazione, è sempre stata materia prediletta per le frequenze di radio Chin, sin dalla sua fondazione, nel 1966. Il 6 giugno, per la precisione, giorno dello sbarco in Normandia, cui Lombardi aveva preso parte. «Ebbe una grande intuizione – osserva Umberto Manca, attuale direttore del palinsesto in lingua italiana – unire gli italiani dell’Ontario attraverso l’informazione e, soprattutto, la musica. Cominciò già negli anni Cinquanta, affittando degli spazi su alcune radio canadesi. Poi ne fondò una sua». Fino alla fine degli anni Ottanta la radio è servita per informare in lingua italiana la comunità, sui fatti che accadevano in Canada. Oggi si punta a mantenere la cultura italiana, anche se non certo quella accademica. «Ci pensano già l’Istituto italiano di cultura e la Dante society – ancora Manca – noi offriamo gli elementi per ravvivare la nostra cultura popolare, sportiva e musicale”. Un po’ quello che fa, dal lontano 1962 nel Quebec, anche Cfmb (Canada First Multilingual Broadcaster), meglio conosciuta come radio Montreal. Non c’è famiglia italiana, nella métropole, che non sia sintonizzata sulle sue frequenze.
«Corriere Italiano» e «Cittadino Canadese»
Lungo sarebbe l’elenco dei periodici in italiano, che vanno in stampa un po’ ovunque, nella terra dei grandi laghi. Basti qui citare «Il Marco Polo» di Vancouver, o «L’ora di Ottawa», o ancora «Lo specchio» di Woodbridge. Tra i settimanali più antichi e conosciuti, ci sono, poi, «Il Cittadino Canadese» e «Il Corriere Italiano». Il primo, nato nel lontano 1941 e poi rilevato, 25 anni fa, dall’attuale senatore Basilio Giordano. L’altro fondato nel 1952 a Montreal e ancora oggi attento alle problematiche della comunità italiana. «Oggi si fatica a farlo – spiega Fabrizio Intravaia, redattore capo del “Corriere Italiano” –. Gli introiti pubblicitari sono diminuiti, dunque anche noi siamo stati costretti a tagliare un certo numero di pagine. Questo ci ha spinto a utilizzare meglio il sito web e a riempirlo di maggiori contenuti». «Oggi c’è bisogno di uno sguardo nuovo – conviene il senatore Giordano, che attualmente rappresenta gli italiani del Nord America, a Palazzo Madama – vorremmo leggere notizie e vedere programmi televisivi più recenti. Magari gli stessi che vengono trasmessi in Italia. Spesso si destina agli italiani all’estero un’informazione un po’ obsoleta. E invece essi vogliono conoscere l’Italia di oggi, quella che crea, quella del made in Italy. Non più quella della grande emigrazione, che pure, con le sue rimesse, ha tirato fuori il Paese dalla povertà del dopoguerra».

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017