L’importante è comunicare
CAMPBELL RIVER
Una splendida zona tra tante altre del verdissimo territorio britishcolumbiano. Distese di boschi e dolci colline digradanti sulla costa nord orientale della grande Isola di Vancouver, sullo sfondo una catena di montagne innevate, e di fronte, al di là delle acque del Discovery Passage, lontana appena due chilometri, la piccola Quadra Island. Vi si adagia Campbell River, 30 mila abitanti, servita da modernissime infrastrutture tra cui porto, aeroporto e autostrada. Senza contare impianti alberghieri e modernissimi centri commerciali. La dinamica cittadina si trova a 260 chilometri dalla capitale Victoria, a sud dell";isola, e a quasi altrettanti dal terminale di Port Hardy all";estremo nord. Da un paio di decenni è diventata méta del turismo sportivo internazionale, essendosi fatta conoscere come «capitale mondiale del salmone». È sede di compagnie manifatturiere e di esportazione, la maggior parte delle quali collegate alle tradizionali industrie del legname e della pesca, ma anche "; in anni più recenti "; produttrici di macchinari per la lavorazione dell";alluminio e dell";acciaio, e per la fabbricazione di mezzi di trasporto marini e aerei (motoscafi e idrovolanti). Qui sono prodotte anche caratteristiche case in tronchi di legno, canoe in cedro giallo, mobili per l";arredamento rustico. E vengono confezionati i tipici capi d";abbigliamento per pescatori e subacquei. Da non trascurare, poi, le ceramiche d";arte e la gioielleria di lavorazione artigiana, i prodotti in pelle (come i classici mocassini lavorati a mano e le giacche frangiate d";ispirazione indiana), e naturalmente la grande varietà di reti e accessori da pesca.
I minatori dimenticati
Nel 1900 a Campbell River c";erano appena cinque insediamenti di colonizzatori. Erano boscaioli e pescatori. Pochi chilometri più giù, nella Comox Valley, si stavano già sfruttando i ricchissimi giacimenti di carbone: centinaia di minatori, prevalentemente cinesi e giapponesi, rischiavano la vita per provvedere nutrimento alle famiglie e preparare un futuro di speranza ai figli. Tra di loro anche un pugno di italiani. È tutto documentato nei piccoli e bene organizzati musei e archivi locali, tappa obbligata di chi voglia cercare storie e approfondire conoscenze. Prove tangibili ho trovato anche visitando il vecchio cimitero di Cumberland, dove ho potuto individuare oltre trenta tombe di italiani "; coppie di coniugi o intere famiglie, come i Bono e i Marocchi "; arrivate a Cumberland tra la fine dell";Ottocento e gli inizi del Novecento. L";iscrizione di una lapide dice: «In memoria di Modesta Tabacco nata a Fomarco Italia 1863 morta a Cumberland 1931 "; Riposa in pace». Su un";altra stele marmorea leggo e annoto: «Sacro alla memoria di Luigi Simondi, vittima della esplosione della miniera del N26, successa il giorno 15 di Febbraio 1907. Nella sua giovine età di 32 anni fu improvvisamente chiamato al Creatore. Lasciando la sua giovine e dolente moglie a compiangerlo, la quale eresse questo monumento alla sua memoria».
Poco distante, vittime della stessa esplosione, le tombe di Vincenzo Crosetti di 36 anni, e Carlo Bono di 27. Accanto, quella di un sedicenne, Carlo Scavarda (1895-1912). E ancora "; tra le altre disseminate qua e là , quasi tutte in stato di completo abbandono "; quella del veterano Camillo Balagno (1858-1911) e di sua moglie Giuseppina (1861-1935). Quale la sorte dei discendenti di questi pionieri? Ne vivranno ancora nell";isola? O dove si saranno spostati? A Cumberland, tra la quindicina di famiglie italiane ivi residenti, ci sono quattro Bono, ma nessun";altra famiglia porta un cognome tra quelli sopra citati. Risultano esserci dei Marocchi a Nanaimo (*), oltre cento chilometri più a sud, dove ha sede la «Felice Cavallotti», Società italiana di Mutuo soccorso fondata nel 1900 a Extension Mine "; un";altra località mineraria tra le molte dell";isola "; e che a Cumberland aveva una sezione, chiusa da almeno un trentennio.
Sembra che non ci fossero italiani a Campbell River prima degli anni Trenta-Quaranta. Da una ricerca condotta negli archivi storici del locale Museo apprendo che «il fu Joe Zanatta arrivò a Campbell River per lavorare alla Old International Timber Company, l";attuale ERT. Negli anni Trenta faceva il taglialegna per conto proprio, e aveva un garage con annessa officina meccanica. Costruì e operò una segheria presso il deposito di tronchi della ERT fintantoché questa non prese fuoco nel maggio 1949. Joe fu ucciso nel 1951 a Goose Neck Lake quando un tronco gli rotolò addosso». Otto righe in inglese, dal libro Diamond in the Rough-The Campbell River Story di Helen Mitchell, che nelle ultime pagine riporta la foto di un altro italiano, notissimo in British Columbia, l";onorevole Philips Gaglardi (il vero cognome era Gagliardi) ministro delle Autostrade, mentre nel settembre 1965 taglia il nastro inaugurale del tratto autostradale Campbell River-Kelsey Bay.
L";epopea degli Zanatta
In grande evidenza sulla prima pagina del Campbell River Courier di mercoledì 10 ottobre 1951, dando la notizia dell";incidente mortale occorso al cinquantaseienne Joe Zanatta, lo si definisce «conosciutissimo cittadino e businessman, nato in Pousan (Possagno?) Italy a circa 18 miglia da Venezia, arrivato in Canada nel 1913, vissuto dapprima a Vancouver e arrivato a Campbell River nel 1924». Di famiglie Zanatta ce ne sono parecchie a Vancouver e in varie località della British Columbia. Cinque famiglie Zanatta fanno anche parte della numerosa e ben organizzata «Campbell River Italian Cultural Society». Uno di loro, John Zanatta, è nel Board dell";Associazione. Debbo a Dan Grey, casualmente incontrato alla messa domenicale nella St. Patrick";s Catholic Church (una delle 15 chiese di varie denominazioni operanti in questa cittadina), il fortunato invito a presenziare "; nel giorno stesso "; ad un";assemblea di soci della locale associazione culturale italiana ospitata nella sede di un sindacato del lavoro. Vi scopro un numeroso e bene affiatato gruppo di connazionali italocanadesi che, grazie alla guida del presidente Tony Fantillo "; un ex insegnante di francese "; e dei suoi più diretti collaboratori, sono uniti nel consolidare rapporti di amicizia e solidarietà tramite l";organizzazione di attività ricreative e culturali. Non solo bocce, bingo, cene e danze "; pure importanti per socializzare e raccogliere fondi "; ma anche corsi di lingua italiana, distribuzione di borse di studio, iniziative di beneficenza a favore di istituzioni locali e non, come la Cancer Society e la Hospital Foundation, ed ora la campagna Tsunami Relief in collaborazione con i locali Cavalieri di Colombo.
Gli obiettivi societari immediati? Promuovere gli aspetti positivi della cultura italiana, coinvolgere tutti, e in particolare i giovani, continuare ad essere una forza benefica nella comunità di Campbell River, crescere insieme come associazione. Tutto ciò tramite l";assunzione di responsabilità , la collaborazione e il mutuo incoraggiamento, il lavoro di gruppo, il rispetto e l";attenzione per il prossimo, l";accettazione di forze e debolezze reciproche, divertendoci insieme, senza riserve e pregiudizi.
Quale lezione da Campbell River! Assemblee ed eventi comunitari si svolgono indifferentemente, anche qui come altrove, in modo bilingue. Ognuno si esprime come meglio crede. Bambini e giovani, nati e scolarizzati in Canada, anche se possono capirne qualche espressione, non hanno confidenza con la lingua italiana, essenziale è che vivano il senso d";appartenenza trovandosi a proprio agio tra genitori, zii e nonni. Gli stessi adulti, provenienti in maggioranza da differenti località paesane e regionali d";Italia "; e molti di essi nati in Canada "; si esprimono molto meglio in inglese che in italiano. I dialetti sono conservati e parlati in famiglia, l";italiano è la bellissima lingua cui tutti aspirano, ma in pratica è l";inglese quella utile a comunicare, a lavorare, ad essere in armoniosa relazione con il mondo del quale, a pieno titolo, si è ora cittadini.
(*) Sney-Ny-Mous, luogo d";incontro "; Società Felice Cavallotti, pietra miliare di Vancouver Island (Messaggero di sant";Antonio, ottobre 2004).