L’inglese non basta più

06 Maggio 2001 | di

Melbourne
Il 2000 è stato particolarmente impegnativo per Marco Fedi, membro del Cgie, Consiglio generale degli italiani all' estero, dove rappresenta la comunità  italiana d' Australia. E nonostante i gravosi impegni, lavora assiduamente presso il Centro multimediale del Co.As.It.

Marco Fedi ha una personalità  costruttiva, le idee chiare e una visione dei fatti illuminata da considerazioni serie, spoglia da emotività  incontrollate. Marchigiano - è originario di Ascoli Piceno - Fedi può considerarsi un neo-australiano dell' ultim' ora. Infatti, è venuto in Australia nel 1983. Il suo «motivo» si chiamava Gloria: una giovane italo-australiana del Sud Australia conosciuta ad Ascoli. Dopo il matrimonio, nel 1982, la giovane coppia ha optato per l' Australia, dove Gloria aveva i suoi genitori. Felicemente sposati da quasi 20 anni, Marco e Gloria sono genitori di tre ragazze che ovviamente amano l' Italia e parlano l' italiano.
I primi mesi ad Adelaide sono stati di ambientamento, di studio dell' inglese, di lavori in diversi settori tra cui con la compagnia «James Hardie» per la quale Marco faceva traduzioni e progettava impianti di irrigazione. Ma le esperienze nel campo della politica dovevano indirizzarlo alle attività  socio-culturali. Ha quindi lavorato alla Filef, Federazione italiana lavoratori emigrati e famiglie, e poi al Patronato Inca-Cgil come delegato per tutta l' Australia.

Nel 1992 è avvenuto il passaggio a Melbourne per motivi di lavoro, come richiesto da un maggiore coinvolgimento con il Patronato. Per anni è stato membro del Com.It.Es. Si è dimesso solamente a marzo di quest anno per lasciare spazio ad elementi nuovi, soprattutto nella categoria dei giovani e delle donne. Rimane membro del Cgie, al quale dà  un forte contributo di idee e organizzazione.

Oggi è responsabile del Centro multimediale del Co.As.It., il Comitato di Assistenza agli Italiani. Un centro che apre grandi prospettive di conoscenza della lingua italiana in Australia. Sempre in seno al Co.As.It. ha la responsabilità  di coordinare l' Associazione dei Circoli Pensionati Italiani d' Australia, che con i suoi 82 circoli e migliaia di soci è la maggiore organizzazione, nella categoria dei pensionati, dello Stato del Victoria. Dirige una riunione mensile dei presidenti, organizza incontri conviviali collettivi, presenta domande di sussidi e assistenza presso le autorità  locali ecc.

Il Centro multimediale opera nel settore degli audiovisivi e riveste un' importanza strategica. «Abbiamo uno studio televisivo presso la sede del Co.As.It. - spiega Fedi - che è il risultato di un investimento da parte del governo italiano tramite il ministero degli Esteri. È stato fatto un accordo con il ministero della Pubblica istruzione dello Stato del Victoria per la realizzazione di programmi di insegnamento della lingua italiana, che deve essere reso sempre più interessante e collegato alle nuove metodologie e anche alle nuove tecniche, con programmi televisivi e l' utilizzo di Internet. È una nuova frontiera a cui siamo pronti a dare risposte concrete. Il centro dispone anche di un teatro multimediale dov' è possibile organizzare ogni tipo di presentazione, incluse le videoconferenze e le teleconferenze. Siamo interessati a sviluppare tutto il web streaming per rendere disponibile, attraverso Internet, ciò che tradizionalmente è disponibile su video-cassette».

Ma questo interessa la comunità  italiana? Marco Fedi è ottimista. L' anno scorso sono stati fatti degli esperimenti con un progetto che prevedeva la formazione e un numero di ore di accesso a Internet. Molti pensionati si sono mostrati interessati e disponibili a capire e ad usare Internet. Si spera che ciò abbia un seguito, e lo avrà  se le strutture di utilizzo delle nuove tecnologie potranno essere offerte ad un prezzo accessibile anche ai pensionati.

Marco Fedi lavora al progetto di offrire l' insegnamento dell' italiano via satellite nelle scuole del Victoria, anche quelle isolate di provincia e campagna. È un lavoro molto delicato e che richiede una conoscenza della reale incisività  di questa forma di insegnamento nell' interesse vitale degli alunni. Sa che deve bilanciare il messaggio visivo e uditivo della macchina con quello più diretto che viene dall' insegnante, e quindi da una voce viva, uno sguardo, un gesto, un richiamo, una ripetitività  dinamica, convincente, entusiasta e fortunatamente ancora amorevole.

'Insegnare e studiare l' italiano - ha detto di recente il direttore dell' Istituto italiano di cultura di Melbourne, Giorgio Campanaro - è una scelta che richiede coraggio, perché l' indirizzo della politica educativa nei Paesi anglosassoni come l' Australia - ma si potrebbe dire in tutto il mondo - è orientato verso il mercato del lavoro e quindi verso le materie scolastiche tecnico-commerciali. È un problema di scelta che coinvolge migliaia di giovani italo-australiani che, giunti all' ultimo anno della scuola superiore, si trovano di fronte al bivio di proseguire oppure no con lo studio dell' italiano'.

Secondo Fedi vi sono risposte su più fronti a questo problema. La prima è quella di valorizzare il patrimonio culturale ed economico dell' Italia, inserito nel contesto più generale dell' Unione europea che si sta rivelando una potenza economica in grado anche di salvaguardare e promuovere la civiltà  che ha diffuso nel mondo. Altro punto da considerare è quello dell' utilità  delle lingue nel mercato del lavoro, invertendo la mentalità  errata che si fossilizza nello slogan banale del «basta l' inglese». E poi un' enfasi più energica sullo studio delle materie umanistiche. Vi sono spazi culturali immensi in tutto il mondo ai quali non si può accedere senza la chiave della conoscenza della lingua, e tra questi Paesi primeggia l' Italia. E non siamo noi a dirlo!

Delusione per il mancato voto agli italiani all' estero? Non possiamo sottacere questo soggetto parlando con Fedi. La sua risposta non è una novità . L' aveva già  data alla fine dello scorso anno, quando altri membri del Cgie e parlamentari italiani mostravano segni d' insofferenza. Per Marco «vista la congestione a livello parlamentare di leggi importanti da discutere ed approvare, era ovvio che bisognasse rispettare certe priorità . Per approvare in via definitiva, e quindi in forma applicabile, la legge sul voto bisognava avere una lista esatta e completa di tutti gli aventi diritto: operazione questa estremamente delicata e che avrebbe rischiato, se inadeguata, di sollevare una marea di proteste. Il voto sarebbe stato un modo per dare una rappresentanza parlamentare agli italiani all' estero, ma senza di questa riusciremo comunque ad avere un peso nella misura in cui avremo un governo e un parlamento che ci ascolteranno».

Ci sono riforme strutturali più profonde e importanti che dovrebbero precedere il voto. «Sono convinto che i 12 deputati e i 6 senatori eletti nelle Circoscrizioni estero costituiranno un drappello di innocui e inascoltati portavoce se non cambia l' atteggiamento del governo centrale verso gli italiani all' estero e viceversa. C' è da costruire una piattaforma di mutua conoscenza, comprensione, validità  di contributi, efficienza nell' interscambio di idee e progetti tra Roma e le comunità  italiane all' estero».

Dovremo arrivare al punto che anche una riunione a Montecitorio dei parlamentari di origine italiana di tutto il mondo faccia notizia sulla stampa, alla radio e alla televisione italiana; che anche la Conferenza degli Italiani nel Mondo meriti una riflessione nella prima pagina dei giornali; che anche il dramma di una madre italiana in Argentina o di una comunità  di missionari in Africa siano oggetto di una cronaca e di una presa di posizione delle autorità  del governo centrale. E, dall' altra parte, bisognerà  che gli italiani all' estero sappiano decifrare le sigle dei partiti politici a abbiano un' idea abbastanza chiara di chi milita sotto l' ombra dell' Ulivo o di chi abita la Casa delle Libertà . Altri cinque anni basteranno?

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017