Lingua d’incontro
BOCHUM
«Quale sarà l";avvenire dei nostri figli? Sono nati qui. Hanno 10 e 13 anni». È un interrogativo che i genitori italiani in Germania si pongono sempre più spesso. In primo piano il futuro dei figli: la frequenza della scuola dell";obbligo e i corsi di lingua e cultura italiana, l";inserimento nel mondo del lavoro e le scelte universitarie. Quesiti che riguardano figli e nipoti di chi, sull";ondata migratoria degli anni Sessanta-Settanta del secolo scorso, si riversò in Germania. O i bambini dei nuovi migranti italiani in terra tedesca. Quesiti che toccano decine di migliaia di giovani sparsi in un";Europa che vive mutamenti epocali. Una generazione alla ricerca di nozioni, fondamenti e sicurezze che potrebbero favorirla nel prossimo futuro. «Una generazione fantasma "; riferisce il sindacalista Cosimo Bellanova di Dortmund ";. Nessuno sa con precisione quanti siano i ragazzi italiani, o i figli di matrimoni misti, che frequentano le scuole tedesche dell";obbligo o i corsi di lingua e cultura italiana». In Germania, al 31-12-2002, secondo le autorità italiane si contavano 2.183 corsi. Gli alunni erano 24.728. Gli insegnanti 354. Dieci anni fa, i docenti erano più di 600. Che la presenza italiana nell";area di lingua e cultura tedesca si sia dimezzata?
2.500 ragazzi, forse, frequentano i corsi nella circoscrizione consolare di Dortmund. Anche il numero degli insegnanti italiani è approssimativo. «Almeno sei colleghi, solo nella nostra circoscrizione, mancano all";appello "; continua Bellanova ";. E non ci saranno nuove assunzioni. Credo che le preoccupazioni dei genitori italiani siano comprensibili».
Il pessimismo dei genitori italiani in Germania è sottolineato dai risultati di un recente sondaggio fatto da un quotidiano nazionale: il 57,6% degli intervistati ha dichiarato che la posizione sociale ed economica dei giovani sarà peggiore di quella dei genitori. Il sociologo Ilvo Diamanti, a proposito delle «attese di cambiamento intergenerazionale», afferma che «le politiche sociali, del lavoro, dell";educazione, non danno molti motivi di speranza ai giovani». In Patria e in Germania.
I genitori italiani sono colpiti dalle cronache recenti. Un centinaio di insegnanti stranieri nel Nord Reno Vestfalia, compresi alcuni italiani, sono stati licenziati. Diverse città non sono coperte dai corsi. Monta l";irritazione causata dal disimpegno scolastico e culturale del Ministero degli Affari esteri italiano che dura, ormai, da diversi anni: negli ultimi dieci anni è stata abbandonata a se stessa la rete scolastica italiana nell";area tedesca. Cancellata o ridotta al minimo l";assistenza. Abbandonati gli insegnanti dei corsi. Inesistente l";aggiornamento. Scomparsa la ricerca di soluzioni, non solamente didattiche, per gravi realtà : frequenza, pre-doposcuola, educazione bilingue, trasporti, scuole speciali, informazione. Mancano iniziative culturali e aggregative per i giovani. Esperti che attivino progetti europei. Collaborazioni con istituzioni e associazioni italiane. Interrotti, nel Nord Reno Vestfalia, gli incontri bilaterali con i Ministeri della Regione. Sembra che l";emigrato italiano sia stato dimenticato proprio quando si sbandiera il successo del voto per chi vive all";estero, il recupero della memoria delle tragedie in emigrazione e si ostenta l";associazione globale degli industriali italiani nel mondo.
Immy Kleinhardt insegna nei corsi di Bochum dal 1972. La docente, d";origine bergamasca, è un";istituzione. Ancora oggi segue ben 100 bambini. «Il mantenimento della lingua italiana diventa utilissimo in caso di rientro "; spiega ";. È amalgama d";amicizie e italianità : qualità rispettate e richieste dalla moderna Europa».
Angela Fiorentino dichiara che la lingua materna è necessaria per comunicare in Italia e per arricchire il bagaglio culturale dei figli. E aggiunge: «È un elemento insostituibile per trovare un lavoro qualificato». Altri genitori, riuniti alla Missione cattolica italiana di Bochum, sottolineano questi aspetti. È il caso dei fratelli Meleca. Francesco, il più giovane, dice: «I miei figli non devono provare quel che ho provato io. La conoscenza delle lingue apre molte porte. Conoscere la lingua materna porta al rispetto dell";origine e delle tradizioni. Come degli altri».
Raimondo Zammito focalizza l";importanza che lo studio della lingua materna ha avuto nelle scelte della figlia, ora studentessa universitaria. Antonio Guarnieri ricorda le maggiori possibilità offerte dalla frequenza dei corsi: catene di supermercati, banche e società elettroniche cercano collaboratori di madrelingua tedesca, con ottima conoscenza dell";inglese. Titolo di preferenza una seconda lingua straniera comunitaria, spesso l";italiano.
L";insegnante-scrittore Giuseppe Giambusso, in una poesia del 1985, definì l";emigrante un individuo che affoga «in un oceano di alfabeti». Vent";anni dopo lo indica come chi corre «con le gambe delle sue culture/tra i grattacieli nani di Francoforte». Egli fotografa un cambiamento radicale e sottolinea i positivi e dolorosi valori insiti nell";esperienza migratoria. L";idioma dei migranti italiani non è più la lingua d";una minoranza, ma collegamento economico, politico e culturale con un Paese dell";Europa unita.
In Germania, la lingua italiana rimane un";occasione da non perdere (cfr. Msa, 10-2003, pag. 41). Sia per i figli degli emigrati, che per i giovani tedeschi o di altre nazionalità . La Germania, Paese dove «piovono lingue» secondo Giuseppe Giambusso nell";inedita poesia Paesaggio dei nuovi barbari , sembra stia abbandonando la realtà dei tradizionali corsi di lingua e cultura italiana. Scelta dettata anche dai cambiamenti sociali in corso. In un";Europa dove «piovono culture», numerosi istituti scolastici tedeschi hanno scelto di offrire la lingua d";una minoranza come seconda lingua straniera. Un successo. Cui si aggiungono frequentatissimi corsi universitari. Affollati Istituti di cultura e università popolari. Ci sono perfino scuole elementari che offrono l";italiano come «lingua d";incontro». La partecipazione degli scolari (e dei genitori) è sorprendente: ad Hagen, a Francoforte, ad Hannover, Amburgo, Colonia`¦ I tedeschi si sono accorti di avere un potenziale culturale finora sconosciuto, non solo un idioma da consumare. L";Italia come fucina culturale, ponte tra Europa e Mediterraneo.
Nel giro di alcuni anni, l";idioma di Dante è divenuto ricercata occasione di lavoro per docenti tedeschi. Le università sfornano insegnanti che vengono immessi nel nuovo mercato della lingua italiana. Magari in quegli istituti dove gli educatori italiani hanno fatto da ponte tra due culture, creando presupposti e condizioni ora gestite da colleghi e autorità tedesche.
Mentre la Germania s";adoperava all";apertura alle lingue della futura Europa (italiano, spagnolo, olandese, danese, turco`¦), avviando progetti e preparando docenti per mediare tra le diverse culture, si ha l";impressione che le autorità italiane non siano state capaci di notare il patrimonio culturale e sociale fornito dalla capillare struttura dei corsi di lingua e cultura italiana, sviluppatisi negli anni della grande emigrazione in questo Paese. E, in parte, ancora operanti grazie all";attivismo di diversi insegnanti. Un ponte tra due culture, negli ultimi anni aperto anche a scolari e a studenti autoctoni. Corsi che, nel quartiere e nella scuola dove si svolgono, diventano un collegamento non più, o non solo, con un Paese d";emigrazione, ma con un membro dell";Europa unita. Una Terra dalla storia e dalla cultura affascinanti.
Quale futuro, perciò? Forse, ancora una volta, sarà l";emigrato a sfruttare al meglio le risorse e le occasioni offerte dal Paese ospitante. In attesa di tardive risposte e analisi di politici, sociologi ed esperti ministeriali italiani.