L'inno alla gioia di Accardo

Le passioni del genio del violino: la musica, i giovani, Totò e la Juventus. E da poco anche le neonate gemelline: «mi hanno dato una grande energia che ora trasmetto al pubblico».
15 Dicembre 2008 | di

Se alla fine di un suo concerto vi dovesse chiedere un passaggio fino all’albergo, fate in modo di rifiutare cortesemente perché i due violini che Salvatore Accardo suona abitualmente (gli Stradivari Hart ex Francescatti del 1727 e l’Uccello di Fuoco ex Saint-Exu-péry del 1718) sono altrettanti gioielli artigianali di valore inestimabile. Anche un banale tamponamento potrebbe, pertanto, costarvi molto caro.
Assieme al pianista Maurizio Pollini e ai grandi direttori d’orchestra come Riccardo Muti e Claudio Abbado, Salvatore Accardo è uno degli artisti italiani più celebrati in tutto il mondo. Un ambasciatore di quella scuola interpretativa e di quel «modo di fare musica» che costituisce un vanto per la cultura del nostro Paese.
Nato a Torino nel 1941, ma di origini napoletane, precisamente di Torre del Greco, si è formato artisticamente al Conservatorio di Napoli, dove – a soli 15 anni – consegue il diploma superiore. Torino e Napoli saranno le due città che gli rimarranno sempre nel cuore: è un acceso tifoso della Juventus, della quale non si perde una partita, e adora i film di Totò.
Alla fine degli anni Cinquanta si aggiudica, uno di seguito all’altro, una serie di Concorsi internazionali (Vercelli, Ginevra, Siena e Genova) che gli spalancano le porte di una carriera concertistica che dura da mezzo secolo. Nel 1982, a soli 41 anni, il presidente della Repubblica, Sandro Pertini, gli conferisce l’alta onorificenza di Cavaliere di Gran Croce. «Lo ha fatto – ricorda Accardo – andando contro il parere dei molti che pensavano che io fossi troppo giovane per essere degno di una delle più alte onorificenze della Repubblica italiana».
L’indimenticato presidente Pertini aveva visto giusto perché l’artista napoletano, all’epoca già entrato nell’Olimpo dei grandi della musica, ha svolto in tutti questi anni un ruolo fondamentale per la cultura musicale del nostro Paese sia come sublime interprete (e da qualche anno anche raffinato direttore d’orchestra), sia come docente di qualificati corsi di perfezionamento. I suoi preziosi insegnamenti hanno formato decine di giovani violinisti che si stanno distinguendo in ogni parte del mondo.
Quando si parla dei recenti tagli ai finanziamenti pubblici per la cultura, il pensiero di Accardo va proprio ai giovani. «Un paese si basa e vive sulla cultura – è stato il suo accorato appello al Governo –, e se si taglia la cultura siamo messi veramente male perché chiuderanno molte Società di concerti, chiuderanno Orchestre da camera e sinfoniche, e i giovani musicisti non troveranno sbocchi per emergere. È un vero peccato perché proprio in questi ultimi anni, paradossalmente, stiamo assistendo a una straordinaria fioritura di talenti italiani».
Anche le decurtazioni previste a scapito dei nostri Istituti Italiani di Cultura all’estero, con la conseguente riduzione di attività culturali, sono per il maestro Accardo una vera e propria tragedia: «Come si fa a non capire che portare fuori dai confini nazionali i talenti di casa nostra è un’incredibile forma di promozione per il nostro Paese, che crea interesse per la nostra millenaria cultura e di conseguenza favorisce non poco i flussi turistici verso l’Italia? E come pretendiamo che in giro per il mondo la smettano di considerarci solo il Paese della mafia, della pizza e degli spaghetti se non facciamo vedere di che cosa siamo capaci?».
Come potrebbe essere superata questa drammatica situazione? Secondo Accardo «basterebbe prendere esempio da ciò che succede un po’ in tutto il mondo. Bisogna creare le premesse perché le nostre aziende siano incentivate a investire in cultura. Un caso emblematico è quello degli Stati Uniti. Pensi che la Heinz – industria famosa per il suo ketchup – ha donato alla città di Pittsburgh un auditorium, chiavi in mano. Crede che lo abbia fatto perché il titolare è un fanatico di musica o per puro mecenatismo? Neanche per sogno. Lo ha fatto semplicemente perché, secondo la normativa fiscale vigente negli Stati Uniti, gli è convenuto farlo. Quando ci arriveremo anche in Italia?».
L’altro problema che da anni travaglia la Musica Classica in Italia è la cronica carenza di pubblico giovanile ai concerti. Secondo Accardo la musica è energia, emozione, arricchimento interiore e proprio per questo può svolgere un ruolo sociale importantissimo anche nella prevenzione dell’uso di droghe e di abuso di alcool, principalmente fra giovani.
«Ci sono nel mondo decine di esempi – spiega Accardo – di autentici miracoli che può fare la musica. In Venezuela, che non è certo un Paese con una tradizione culturale paragonabile a quella del Vecchio Continente, il progetto denominato Sistema Nacional de Orquestras Juveniles e Infantiles ha tirato fuori dal degrado sociale e dalle tossicodipendenze migliaia di ragazzi delle classi povere. Un progetto che sarebbe interessante importare anche in Italia».
«Il fatto è – continua Accardo – che i nostri giovani non conoscono la “classica” perché non hanno occasioni né stimoli per avvicinarsi all’immenso repertorio della Grande Musica. Il fatto di preferire altri generi non è dunque il frutto di una scelta libera e consapevole. Ecco perché, molto spesso, io apro le porte delle prove dei miei concerti alle scolaresche. Contrariamente a quanto si possa immaginare, i bambini sono bravissimi, concentrati e non danno alcun disturbo. Gran parte di loro rimane letteralmente ammaliata dalla magia delle note».
Maestro Accardo, al di fuori delle sale concertistiche è nota la sua grande passione per il calcio e per le pellicole di Totò. «La Juve ce l’ho nel cuore fin dagli anni di Boniperti, Charles e Sivori. Boniperti, oltre ad essere sta-to un grande calciatore, è stato anche un grande dirigente sportivo; credo che un altrettanto grande presidente della Juventus degli anni Duemila potrà essere Alex Del Piero».
«Quanto a Totò – continua il violinista – ci sono affezionato perché mi ricorda molto mio padre. Anche lui era un “Totò”, uno di quegli straordinari figli della terra partenopea, oggi troppo tartassata dalla delinquenza e dal malcostume. Eppure Napoli è una città senza eguali. Una città che è stata capitale della cultura, capace di sfornare talenti nella medicina, nel diritto, nell’arte, nell’alta sartoria artigianale. È un vero peccato che il degrado di questi ultimi anni li faccia scappare tutti altrove. I film di Totò sono come quei grandi capolavori musicali che non ti stanchi mai di ascoltare, e nei quali scopri ogni volta qualcosa di nuovo».
La vita privata di Accardo è stata di recente ravvivata dall’arrivo di Irene e Ines, due splendide gemelline. «È stata una paternità inattesa – ammette Accardo –. Superati abbondantemente i 60 anni, non ci speravo più. Irene e Ines sono arrivate come un meraviglioso fulmine a ciel sereno. Agli amici che mi hanno chiesto se questa immensa gioia sia paragonabile a qualche grande successo professionale, ho sempre risposto che la nascita delle gemelline mi ha donato una gioia indescrivibile, non paragonabile a nessun’altra emozione.
Scoprire il miracolo della vita a 67 anni mi ha infuso un’energia, una serenità, ma soprattutto una tenerezza che non avrei mai immaginato. E tutto ciò si riflette, naturalmente, anche nella mia musica. Sento che in questo periodo sto comunicando al pubblico molto più di quanto ero in grado di dare solo un anno fa. Credo e spero che questa serenità e questa tranquillità che fuoriescono dalle corde del mio violino, siano nettamente percepibili dal pubblico».
Chi volesse ascoltare il sublime violino di Salvatore Accardo, non ha che l’imbarazzo della scelta. La sua vastissima discografia è composta da oltre 50 incisioni per Philips, DG, EMI, Sony, Classical, Foné, Dynamic and Warner-Fonit.

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017