L'italiano a Fort Fraser

04 Luglio 2001 | di

Il complesso architettonico della Simon Fraser University costituisce una delle attrazioni culturali e turistiche della Grater Vancouver. A dodici chilometri dal centro della città , esso copre, con le sue essenziali strutture in cemento a vista, cadenzato da legno e cristallo, l";ampia cima della verdeggiante Burnaby Mountain, e vi si inserisce esaltando il paesaggio circostante. Domina a nord ovest le acque del Burrard Inlet provenienti dal Pacifico, e a sud est la valle del fiume Fraser. Principale progettista ne è stato Arthur Erickson "one of Canada";s most renowed architects" com";è universalmente conosciuto, autore tra l";altro delle magnifiche sedi del Museo di Antropologia alla UBC University of British Columbia, e del complesso urbano di Robson Square, comprendente le Corti di Giustizia e con punto focale l";edificio classico della Vancouver Art Gallery.

Per realizzare il complesso della Simon Fraser (*) Erickson si è ispirato all";acropoli greca di Atene e alle cittadine italiane di collina. L";intercomunicabilità  dei padiglioni divergenti dal quadrangolo accademico, sottolinea l";interdipendenza delle discipline che vi sono insegnate, con gli studi umanistici e d";arte, le scienze e le scienze applicate, l";economia e il commercio, la pedagogia dell";educazione: oltre cento programmi per una popolazione accademica di circa 17.000 studenti, la dimensione media di un";università  canadese. La Simon Fraser è una cittadella pulsante di vita e di gioventù, nelle aule accademiche e nelle biblioteche, nei teatri, negli auditorium, nelle gallerie d";arte, nei campus residenziali e nei servizi che vi ruotano intorno. In questa cornice ho incontrato (non certamente per la prima volta!) Grazia Merler, da anni full professor di Lingua e letteratura francese e del Quebec francese.

Grazia Merler è emigrata appena adolescente dalla natia Trento, nel 1952, insieme con i genitori, Tommaso e Maria Stella, e la sorella Elly. Tre suoi fratelli erano in Canada già  da qualche anno per continuarvi gli studi universitari. La ragione era che il capofamiglia "; indimenticabile figura di medico, oltre che di saggio consigliere comunitario - "a quell";epoca non vedeva un avvenire promettente per loro tre, specialmente nella zona del trentino". Laureatasi all";Università  Laval di Quebec nel 1969, Grazia iniziò la carriera accademica insegnando all";Università  di Austin, in Texas, poi di nuovo in Quebec, successivamente alla UBC di Vancouver e, dopo "un breve e felice scambio con l";Università  degli studi di Bologna", da trentatré anni insegna Letteratura francese alla Simon Fraser. Le ho posto alcune domande dirette ad illustrare, e soprattutto ad individuare, il ruolo che lo studio della lingua e della cultura italiana ha attualmente, e quello che potrebbe avere in futuro alla Simon Fraser.

Msa. Perché ha scelto di studiare e, poi, di insegnare il francese?

Merler. Perché consideravo il francese più divertente dell";inglese. Frequentando una scuola di lingua inglese in un Paese nel quale io e i miei eravamo degli illustri sconosciuti, percepivo lo studio della lingua francese come una boccata d";aria fresca. Giunsi all";università  nel periodo in cui il Quebec cattolico era considerato, dall";allora maggioranza protestante che mi circondava all";Università  della British Columbia, come il demonio delle superstizioni e degli imbrogli (era l";epoca di Duplessis). Ciò mi servì di stimolo per decidere di andare a vedere e di imparare in Quebec, il Paese "proibito" dove, tra l";altro, c";era mio fratello Claudio che si stava specializzando in Medicina. Provenendo da una famiglia di "scientifici", scelsi istintivamente una specializzazione più "emotiva", e così la letteratura francese, di espressione sistematica e concisa come mi appariva allora, mi dette la famosa emozione che cercavo. Non posso dire con ciò di aver lasciato lo studio della letteratura italiana in favore di quella francese o inglese. Alla University of British Columbia, che avevo frequentato, era stato avviato un programma di italiano con la professoressa Rachel Giese (successivamente continuato da Stefania Ciccone), ma negli anni sessanta sarebbe stato assurdo andare a studiare l";italiano in Quebec.

Da un recente sondaggio condotto sull";insegnamento della lingua italiana a livello accademico in Canada (**), non risulta che la Simon Fraser offra credenziali in Italiano (laurea in Italiano o Italian studies). Tuttavia ci sono state alcune iniziative nell";ambito dell";università  tese a realizzare corsi di lingua italiana. Vogliamo parlarne?

Premetto che lo studio formale delle lingue, oggi, nel 2001, è stranamente in declino sia in Canada che negli Stati Uniti, nonostante la globalizzazione e l";universalità  della cultura. Quando cominciai ad insegnare alla Simon Fraser, nel 1969, c";erano programmi completi di lingua, letteratura e linguistica in francese, spagnolo, tedesco, russo. Oggi esiste solamente un programma completo di francese. Vengono insegnati a scelta, ad uso di comunicazione orale, cinese, giapponese, greco moderno, tedesco, spagnolo e altre lingue. Da circa un decennio viene offerto anche l";italiano, dal maggio 1999 di competenza del dipartimento di Francese dopo esserlo stato della divisione di Interdisciplinary Studies. Sovvenzionati in un primo tempo dalla Fondazione Corra, i corsi (due, semestrali: ITAL 100 e ITAL 101 ndr) sono ora parzialmente finanziati dal governo italiano tramite il Consolato generale d";Italia e l";Istituto italiano di cultura. Ciò permette di mantenere una nostra sia pure modesta presenza all";università . La mia ambizione è quella di contribuire quanto prima a realizzare due altri corsi, con contenuti letterario e artistico-culturale, assicurando agli stessi una sovvenzione permanente.

Esiste, tra gli studenti della Simon Fraser, una domanda di Italiano, e quanto è consistente? Come e con l";aiuto di chi potrebbe essere concretizzata una maggiore offerta, potenziata dai nuovi corsi sunnominati?

Certo non manca l";interesse per l";Italiano tra gli studenti della Simon Fraser. Occorre tenere presente che l";università  è situata in una municipalità , Burnaby, che accoglie moltissimi italo-canadesi oltre a franco-canadesi, sudamericani e tanti altri emigrati interessati a mantenere legami con l";Europa oltre che con l";Oriente. Ma la politica universitaria nordamericana è purtroppo condizionata dalle leggi del mercato... e in questo senso temo che la libertà  accademica, anche qui da noi, stia diventando un privilegio del passato. È ovvio che un programma d";Italiano (come di altre lingue non ufficiali), sia costoso, implicando corsi di pochi studenti. E non essendo immediatamente redditizio, non è facilmente finanziabile. Ci sarebbe bisogno di una grossa spinta da parte di iniziative private in collaborazione con l";università . C";è bisogno inoltre di personale docente ben preparato. Nonostante il valido aiuto delle nuove tecnologie, niente sostituisce la presenza di un buon insegnante che personalizza e fa vivere l";espressività  della lingua. Lo dico per esperienza personale, avendo avuto modelli di uomini e donne di grande vivacità  e raffinatezza intellettuale e umana che mi fecero amare il francese, l";inglese, lo spagnolo e l";italiano. Fu poi la lettura di Stendhal e lo studio non solo dei romanzi, ma delle critiche d";arte e musicali di quest";autore che tanto amò l";Italia, che mi spinsero a specializzarmi nelle espressioni letterarie e artistiche del XIX secolo.

L";ultratrentennale impegno accademico di Grazia Merler "docente di francese" è ben noto e profondamente apprezzato anche dalla comunità  italiana. Forse è meno nota l";ampia conoscenza e sensibilità  artistica che l";hanno condotta all";incarico di direttrice della Galleria d";Arte dell";università .

Lo studio dell";arte mi ha sempre appassionato, e fui felice nel corso degli anni di collaborare alle molte iniziative della Galleria d";Arte, avendo tra l";altro il privilegio d";incontrare alcuni artisti italiani che lavorano a Vancouver. Del resto la comunità  italo-canadese può essere fiera del suo contributo alla vita artistica e letteraria del Paese. Di recente ho avuto la gioia di contribuire a far accettare all";università  una straordinaria donazione di opere dello scultore Severino Trinca: sette sculture realizzate tra il 1978 e il 1989. Ammiro l";opera di Trinca prima di tutto perché ha una capacità  insolita di rinnovare la sua ispirazione tramite materiali nuovi e stili diversi, in una visione eclettica che tende all";esperimento senza esitazione. Ammiro inoltre le sue sculture anche perché l";uomo è al centro della sua ricerca, e per me questo rimane fondamentale.

 

 

(*) Dall";esploratore americano, di origine scozzese, Simon Fraser, che, nel 1808, percorse in 36 giorni i 1.368 chilometri del fiume britishcolumbiano battezzato con il suo nome. Il Fraser nasce dalle Montagne Rocciose e sbocca nell";Oceano Pacifico, a sud di Vancouver.

(**) L";insegnamento della nostra lingua e cultura in Canada, "Messaggero di sant";Antonio", maggio 2001, pagg. 20/21.

 

 

 

 

 

 

In memoria di mamma e papà 

"Sono stata fortunata di averli così a lungo, e di avere imparato tanto da loro. Mai mi sono annoiata in loro compagnia. Mi insegnarono ad essere orgogliosa delle mie origini, della mia lingua, della mia cultura; fiera inoltre di essere una donna. Mi permisero di non dimenticare da dove siamo venuti. Ma ancor più importante mi insegnarono a diventare responsabile di me stessa e non temere di esprimere le mie opinioni, le mie convinzioni, mi insegnarono che nella vita non è obbligatorio essere conformisti se uno non lo desidera. Mi insegnarono che la paura genera infelicità  e desiderio di controllo, e che questi ingredienti avvelenano le relazioni umane... Più che la loro presenza fisica, mi manca l";anima dei miei genitori, la loro intelligenza, la loro perspicacia e la loro libertà  di pensiero".

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017