Londra. Il St. Peter Project per uscire dall’emarginazione. La speranza ha un nome
Sono moltissimi i giovani di origine italiana che ogni anno finiscono nelle carceri londinesi. Soli, spesso malati, possono contare sull'aiuto di padre Carmelo Di Giovanni che offre loro affetto e amicizia.
«Il mio amore, il mio Andrea, si fa da tempo, pensavo avesse smesso!... poi lo guardo e vedo la sua faccia pallida, i suoi occhi arrossati, stanchi, disperati, la sua espressione... che supplica aiuto... Un'amica mi ha detto: 'vedi, tu vuoi aiutarlo ma non ce la farai...'. Ma io devo fare qualcosa, cercare di fermarlo finché sono in tempo».
Questa è una pagina del diario di A., una ragazza morta a 24 anni di Aids contratto dal fidanzato tossicodipendente. La sua testimonianza e quella dei suoi familiari, insieme a molti altri che, da «emigranti» a Londra, hanno vissuto il dramma della droga o della malattia, compare nel libro Dal carcere di Londra, una raccolta di lettere a padre Carmelo Di Giovanni (sacerdote della chiesa italiana londinese di St.Peter dei padri Pallottini) a cura di Francesco Strazzari (Edizioni Dehoniane, via Nosadella 6 - 40123 Bologna). Da tempo padre Carmelo ha instaurato con molti di questi giovani un dialogo, un filo invisibile al quale i giovani si aggrappano disperatamente, perché spesso rappresenta il loro unico contatto con il mondo.
La professoressa Maria Chiaramonte, docente alla facoltà di Medicina dell'Università di Padova e collaboratrice di padre Carmelo, ci illustra la situazione: «Da molti anni padre Carmelo, con numerosi volontari, si occupa dei giovani di origine italiana che vivono in situazione di disagio a Londra. Fino allo scorso maggio, quest'attività non era supportata da un'organizzazione ben definita; poi è sorto il St. Peter's Project, un'associazione di volontariato che diventerà a breve un Charity, cioè un ente morale. Gli obiettivi che l'associazione si propone sono essenzialmente di assistenza nelle carceri e negli ospedali; a questi si aggiungono la gestione del St.Peter's Center, il punto di raccolta dove gli italiani in difficoltà possono ottenere un aiuto (attualmente ha sede presso la parrocchia) e, in prospettiva, l'apertura di una comunità di recupero per tossicodipendenti».
La comunità rappresenterebbe il primo esempio a livello mondiale di comunità terapeutica italiana per italiani all'estero; le altre comunità esistenti gestite da associazioni italiane all'estero sono infatti rivolte essenzialmente agli abitanti del Paese ospite. La gestione operativa della comunità sarebbe affidata alla Casa Famiglia Rosetta, un'associazione di Caltanissetta presieduta da padre Vincenzo Sorce, che gestisce il progetto Terra Promessa per il recupero dei tossicodipendenti.
«Il primo problema da risolvere - prosegue la dottoressa Chiaramonte - è l'acquisto della sede per la comunità . Per raccogliere parte dei fondi destinati a tale scopo è nata in Italia, in appoggio a quella inglese, una seconda associazione denominata 'Gli amici del St. Peter's Project', costituita da tutte quelle persone che vogliono dare un aiuto in questo senso. Le possibilità sono molte: dall'organizzazione di vendite di beneficenza, all'invio di materiale a Londra, alla raccolta di fondi tra i conoscenti, al trasporto di materiale nella capitale inglese. Un aiuto sostanzioso dovrebbe giungere anche dall'Unione europea, dal ministero per gli Affari esteri e dal ministero di Grazia e giustizia italiani».
Ma com'è nata l'idea di una comunità terapeutica per italiani in Inghilterra? «Molti giovani vengono da me e mi dicono: 'voglio smettere con questa vita, ma come faccio?' - risponde padre Carmelo Di Giovanni - e io voglio dar loro una reale possibilità . A causa del problema della lingua non è possibile per questi ragazzi entrare in una comunità terapeutica inglese; molti di essi non possono tornare in Italia per curarsi, perché sono ricercati dalla giustizia, oppure perché si vergognano di confessare alle famiglie il loro problema di tossicodipendenza. Ecco perché è nata questa idea, alla quale ha prontamente risposto don Vincenzo Sorce, sostenuto dall'arcivescovo di Caltanissetta, monsignor Garcia, attuale responsabile per l'emigrazione presso la Conferenza episcopale italiana. Anche la diocesi di Westminster, con il cardinale Hume, crede in questa iniziativa. Abbiamo avuto segnali di apprezzamento dall'Ambasciata italiana a Londra, dal console generale, dal ministero per gli Affari esteri italiano, dal ministero della Sanità inglese, oltre che dalla stessa Conferenza episcopale italiana, tramite la Migrantes. Io sono fiducioso, sono assolutamente certo che il Signore ci aiuterà e alla fine potremo dare una mano a questi giovani».
E i giovani che chiedono un aiuto sono davvero molti. Il professor Felice Tagliente, psicologo clinico che lavora presso il carcere delle Vallette di Torino, e che da tempo collabora con padre Carmelo, ha raccolto dei dati a riguardo. «La scorsa estate - afferma Tagliente - insieme a padre Carmelo abbiamo voluto misurare, basandoci sui dati contenuti nei suoi taccuini, la dimensione reale del problema. Dapprima abbiamo calcolato, in un giorno scelto a caso (il 10 agosto, per l'esattezza) il numero di presenze: in quel momento solo a Londra c'erano 43 giovani italiani in carcere, quasi tutti per episodi di microcriminalità legati alla tossicodipendenza; 10 erano ricoverati in gravissime condizioni negli ospedali londinesi. Nessuno poteva contare sull'appoggio della famiglia; questi giovani erano soli e il loro unico aiuto veniva da padre Carmelo e dal St.Peter».
Sempre secondo le stime del professor Tagliente, ogni anno in media ci sono in Inghilterra tra i 500 e gli 800 giovani italiani reclusi (registrati negli elenchi dei cappellani delle carceri). E padre Carmelo per tutti ha una parola, un gesto, un abbraccio. A questo già triste numero vanno ad aggiungersi i funerali di italiani che il religioso è chiamato a celebrare: nel 1995 sono stati 30, quasi tutti di giovani morti per overdose o suicidio; e poi ci sono gli scomparsi (33 nel biennio 1995-1996), per ognuno dei quali padre Carmelo lavora, cercando di dare loro un nome e un volto.
La realtà londinese fotografata da questi dati appare in tutta la sua complessità . Londra è una metropoli affascinante che cattura molti giovani «fragili»: alcuni arrivano qui perché scappano dalla giustizia italiana, altri perché rincorrono il mito della grande città dov'è più facile procurarsi la «roba». E una volta qui si scontrano con reazioni comportamentali, emotive ed esistenziali che li rendono degli sbandati, senza nulla cui aggrapparsi. Per questo si aggrappano disperatamente all'unica mano che si tende verso di loro: quella di padre Carmelo. Molti dei giovani che padre Carmelo Di Giovanni incontra negli ospedali o nelle carceri gli chiedono una copia del vangelo, oppure un libro di preghiere. Altre volte è il sacerdote stesso che glieli dona, intuendo che arriverà il momento in cui ne sentiranno il bisogno. Purtroppo anche questi libri hanno un costo che il St. Peter non sempre riesce a sostenere. Per questo motivo dalle pagine del Messaggero di sant'Antonio lanciamo a tutti i lettori un appello, affinché regalino a questi giovani una copia del Vangelo o di un libro di preghiere. È possibile utilizzare il conto corrente allegato alla rivista, scrivendo nello spazio per la causale: St. Peter's Project Ltd St. Peter's Italian Church Amici del St.Peter's Project
Il vangelo contro l'isolamento
Un libro per i ragazzi di padre Carmelo
«Un libro per i ragazzi di padre Carmelo».
Si può scegliere tra i seguenti titoli: Vangelo e Atti degli Apostoli (lire 3.200);
Per saperne di più
4, Back Hill
Clerkenwell Road
LONDON EC1R 5EN
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c/o Maria Chiaramonte
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