Luigi Forni, eleganza in punta di penna

Nella prosa e nella poesia affronta il mondo con curiosità, trasportando il lettore in luoghi e tempi presenti o passati, con l'umiltà del cronista e la genialità dello scrittore.
18 Ottobre 2007 | di

Londra
La principessa Diana? Ostinata. Margaret Thatcher? Intraprendente. Tony Blair? Simpatico. I Beatles? Innovatori. Ad emettere questi giudizi, difficilmente non condivisibili, è un giornalista che di Gran Bretagna se ne intende da quasi quarant'anni. Luigi Forni si trasferì a Londra il 1° gennaio 1968 in qualità di corrispondente de Il Resto del Carlino di Bologna e de La Nazione di Firenze. Attualmente decano dei giornalisti italiani residenti in Inghilterra, Forni è un raffinato conoscitore della storia e della cultura dell'isola britannica, avendone descritto per i lettori italiani di più generazioni, i vizi e le virtù, i momenti epocali e le mode passeggere, sempre con ammirazione e con sornione distacco, mutuando, forse proprio dagli anglosassoni, un'ironia che è divenuta tipica del suo narrare.
La carriera di Forni si articola in oltre cinque decadi, avendo egli iniziato l'attività ancora giovinetto per uno di quei casi della vita di cui lui stesso si stupisce ancora, raccontandocelo: "Da ragazzo - ci dice dalla sua villa ai confini con la campagna inglese - mi interessavo di politica. Ero studente di Giurisprudenza all'Università di Napoli, città in cui sono nato, ma il mio interesse era per il giornalismo. Un giorno, leggendo un fondo di Alberto Consiglio, allora direttore del Mattino, m'indignai poiché egli criticava la gioventù per la sua mancanza di ideali. Gli risposi che non ero d'accordo e che io, per esempio, nutrivo aspirazioni da giornalista. La risposta giunse immediata e, con mia grande sorpresa, il direttore mi offriva un lavoro in redazione". Fu così che iniziò la gavetta come cronista della sua città e, poco dopo, la sua brillante penna lo portò a valicare le Alpi grazie anche alla sua perfetta conoscenza dell'inglese, maturata in America come studente alla Ohio University e alla New School for Social Research di New York, nonché alla sua brillante laurea in Giurisprudenza e alla sua innata capacità d'osservazione, qualità fondamentale per un reporter. Prima di giungere a Londra, Forni passò dieci anni a Bonn, nel periodo della Guerra fredda. Durante quel periodo, oltre a sposare la signora Irmgard da cui ha avuto due figli: Federico e Gilberto, iniziò una fertile produzione letteraria.
Nel 1967, l'allora direttore de Il Resto del Carlino, Giovanni Spadolini, gli chiese di trasferirsi in URSS, ma quando si vide rifiutare il visto dall'Ambasciata sovietica a Roma, capì che un suo libro sullo spionaggio all'epoca delle due Germanie (Spie di Pankow, Spie di Bonn, Edizioni Longanesi) non era passato inosservato a Mosca. Perciò Spadolini gli cambiò destinazione. "Forni - gli disse - lei ha rischiato di andare nel Medioevo: ora la manderò nel Duemila". Così il giornalista napoletano giunse nella capitale britannica al principio del tramonto della "swinging London". "Ma - ci racconta divertito - ebbi ancora modo di ammirare le automobili decorate con disegni stravaganti e grandi fiori multicolore!". Londra, al contrario di Bonn che aveva pause letargiche, era un'esplosione di eventi. Dalla Casa Reale ai Beatles, dalla politica alle mostre d'arte, ogni giorno c'era materiale per scrivere almeno un articolo. "La corrispondenza di allora - continua Forni - era basata non solo sulla cronaca quotidiana ma anche sulla presentazione di tutti gli aspetti di un mondo ancora poco conosciuto. Ero quindi tenuto a scrivere almeno quattro articoli al mese per la terza pagina (la pagina culturale dei quotidiani, ndr) sulla società britannica". Forni riflette ancora su com'è cambiata la sua professione: "Trenta, quarant'anni fa, i giornali avevano solo pochi corrispondenti all'estero, e per lo più nelle principali capitali del mondo. Oggi una notizia dell'Ecuador arriva con la stessa ricchezza di dettagli di una notizia proveniente da Caltanissetta. Inoltre, con l'immediatezza di Internet, il ruolo del corrispondente è ancora più complesso". Forni è riuscito a descrivere l'Inghilterra a tutto tondo. I suoi articoli sono stati anche raccolti in un libro: Dio salvi la Regina (Edizioni PAN) dove vengono ripercorse le tappe dell'evoluzione di questa società, a partire dalle vicissitudini della Casa Reale: "Quando arrivai, era la principessa Margaret, la sorella della regina, a dominare le cronache rosa dei giornali inglesi. Poi è arrivato il momento di Lady Diana. Di lei ricordo principalmente la ribellione alle regole del Protocollo della Casa Reale. Nutriva uno spirito di indipendenza che l'ha accompagnata fino alla tragica fine". La politica era essenziale per i pezzi che Forni inviava alle redazioni dei suoi giornali: "Ho incontrato molti premier, cancellieri dello Scacchiere, ministri, ecc. Di loro ricordo principalmente Wilson, uomo molto affabile e che non faceva assolutamente pesare il suo grado nella gerarchia politica e sociale. Ma anche la Thatcher che non solo rivoluzionò il rapporto tra il Governo e le fortissime Unions (i sindacati inglesi, ndr) ma che sul piano umano era sempre disponibile".
Le mode e la musica erano un altro elemento delle sue corrispondenze. "Scrissi ovviamente dei Beatles e anche dei dandies. Dell'eleganza dei sarti di Saville Street, e dell'umorismo inglese più contenuto e sottile di quello italiano". Elementi che, a parere di Forni, attraggono i giovani italiani verso l'isola, anglofili oggi come quarant'anni fa, accanto, naturalmente, all'apprendimento dell'inglese.
Oltre ad essersi inserito nel sostrato culturale inglese, Luigi è anche un assiduo frequentatore della vita comunitaria italiana di cui nota l'"isolazionismo culturale" ovvero la poca coesione a causa della vastità della città che tende a disperdere i contatti. Ma osserva che gli incontri in Ambasciata, in occasione di qualche visita ufficiale, all'Istituto Italiano di Cultura o nei centri parrocchiali, mantengono tra i membri della comunità un filo conduttore che si snoda attraverso gli anni. Essendo, inoltre, un gourmet e membro della prestigiosa Accademia italiana della Cucina, che ha sede a Milano e delegati in tutto il mondo, Forni s'incontra regolarmente con altri buongustai italiani che esprimono un giudizio sugli chef e sui ristoranti italiani in Gran Bretagna. Lungi dal condurre vita ritirata, Luigi, divenuto commendatore nel 1982, collabora con i giornali del Gruppo L'Espresso e, saltuariamente, con il Mattino di Napoli, e dedica gran parte della sua attività alla produzione letteraria e, soprattutto, poetica. Vincitore di vari premi, ha al suo attivo molte pubblicazioni. La sua vena poetica colpisce per il suo "registro medio e dimesso" (Silvio Scorsi); mentre Maurizio Costanzo consiglia "di immedesimarvi, giovani e meno giovani, nelle malinconie del poeta" nella prefazione al libro Polo Napoli-Polo Londra (Il Filo). 

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017