L’unità possibile

04 Gennaio 2000 | di

Sorge sulle colline nei pressi di Biella l`€™unica comunità  al mondo in cui vivono insieme da anni cattolici, ortodossi e protestanti: il dialogo passa attraverso la conoscenza spirituale dell`€™altro.

Lungo i vialetti che si aprono nel delicato gioco di erba e mattoni, Christos, ortodosso, studente a Strasburgo, segue con affetto e rispetto il vecchio dalla barba bianca vestito di nero. Si aggira con passo sicuro nei cortili e nei prati che collegano la nuova chiesa, le sale di incontro e di studio, i laboratori, l`€™orto, le abitazioni di monaci e monache e quelle riservate agli ospiti. «Emilianos di Silyurìa è un vescovo ortodosso e vive con noi da tre anni», dice Enzo Bianchi, priore di Bose.
Questa comunità , che oggi conta circa 70 tra monaci e monache, è casa accogliente per tanti, cristiani e non, ospiti di passaggio e amici sparsi in tutt`€™Italia e nel resto del mondo. Su questa collina nei pressi di Biella, infatti, nel dicembre del `€™65 «un gruppo di cristiani di diversa confessione `€“ annotava nel suo diario padre Ernesto Balducci, nel 1969 `€“ ha occupato le poche casupole lasciate vuote dal piccolo nucleo di abitanti migrati in città . Non c`€™è nemmeno la luce elettrica. C`€™è la fede paradossale di questi amici che propongono di preparare, in assoluta povertà , il cristianesimo di domani». Erano gli anni della contestazione e del Concilio.
L`€™intuizione di allora si è rivelata seme fecondo. «Sì, a livello ecumenico Bose resta un segno forte. In primo luogo, perché siamo l`€™unica comunità  al mondo, per ora, in cui vivono insieme protestanti, ortodossi e cattolici. E in secondo luogo, perché dopo trent`€™anni di vita comune vediamo che è possibile avere una comunità  mista, uomini e donne, senza ferire il celibato, come tutti all`€™inizio ci avevano profetizzato», dice Enzo Bianchi. Un forte legame la comunità  lo mantiene con l`€™Oriente cristiano. «Penso che questo sia l`€™unico monastero cattolico in cui gli ortodossi greci vengono e sostano per settimane. Monaci dei monasteri greci, che forse sono quelli più diffidenti verso l`€™ecumenismo, vengono da noi senza problemi.
Abbiamo scambi con quelli del monte Athos, perché siamo ritenuti leali nel dialogo. Più volte il patriarca di Mosca ha detto, anche a livello di delegazioni vaticane: 'Noi vorremmo che i cattolici dialogassero con noi come fa la comunità  di Bose'. Credo che sia un segno, anche perché Costantinopoli è della stessa opinione».

A parte gli incontri tra le comunità  monastiche e tra i vertici delle Chiese, è interessante notare che in occasione di convegni ecumenici internazionali, molti giovani studenti ortodossi che si ritrovano qui per discutere di spiritualità , ecumenismo e rapporti tra le Chiese, si sentono perfettamente in sintonia e a loro agio. D`€™altra parte, per respirare l`€™aria dell`€™Oriente cristiano basta girare tra gli scaffali della libreria, dove spiccano le traduzioni, curate dai monaci, di testi di spiritualità  ortodossa, e gettare uno sguardo in sacrestia, dove, alle pareti, una lunga serie di icone, lavorate nel laboratorio della comunità  secondo la tecnica della scuola greco-bizantina, parla di un dialogo tra le Chiese che passa soprattutto attraverso la conoscenza spirituale dell`€™altro.

   
   
LE PAROLE DELL`€™ECUMENISMO      

Carità 

     

La tradizione ecclesiale ha da       sempre visto nella carità  il centro della vita cristiana e anzi, più in       profondità , l`€™espressione più chiara del mistero del Dio Trino. «Il cuore       del reale è misericordia», scriveva E. Schilleebeckx, a indicare la       potenza di una dinamica che attraversa l`€™intera creazione, la storia degli       uomini, la vita delle Chiese. L`€™ecumenismo, allora, appare come       l`€™espressione di questo movimento nei rapporti tra le diverse comunità        cristiane. La scoperta dell`€™altro muove alla ricerca dell`€™incontro, della       conoscenza, della comunione, mentre la scoperta della divisione spinge a       comprenderne i motivi, a superarli. È la forza di un amore che si fa       ricerca della riconciliazione, tra le Chiese, ma anche dentro la storia       degli uomini. Uomo ecumenico `€“ o donna ecumenica `€“ è allora chi sa amare       appassionatamente l`€™altro nonostante ciò che lo separa da lui (lei) e,       anzi, sa amare nell`€™altro proprio ciò che è diverso, quei doni particolari       che distinguono senza necessariamente separare.

     

S.M.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017