L'UNIVERSITÀ DELLA CULTURA

Negli atenei del vecchio continente c’è una grande mobilità di studenti che frequentano corsi e stage promossi, in ogni paese, a tutti i livelli. Possono accedervi anche giovani di origine italiana.
03 Dicembre 1996 | di

L";Europa di domani sta prendendo forma oggi, impercettibilmente, sotto i nostri occhi. È un continente giovane, anzi giovanissimo quello che sta nascendo dalla vecchia Europa, formato com";è dalle energie nuove di una popolazione di 130 mila studenti universitari, che si stanno muovendo in ogni paese per conoscere, imparare, perfezionare studi, professionalità  e risorse. Servendosi dei nuovi «programmi di mobilità Â» banditi dalla Comunità  europea negli ultimi 10 anni, studenti e docenti di ogni università  italiana (ma anche di ogni paese d";Europa, comprese Norvegia, Islanda, Svizzera, Europa dell";est e tra breve anche Malta e Cipro), possono completare o perfezionare il loro curriculum universitario presso un";università  straniera.

Il programma «Erasmus», al decimo anno di vita, offre borse di studio in Ecu (moneta europea), a studenti che vogliono seguire o ottenere dottorati di ricerca presso un";università  europea diversa dalla propria, recandosi all";estero per un periodo che va dai 3 ai 12 mesi. Ma non basta. Oltre allo studio, la Comunità  europea offre anche una nuova formazione professionale: con il programma «Leonardo da Vinci» sostiene, infatti, progetti di scambio, collocamento, qualificazione professionale e apprendimento di tecniche e lingue per i cittadini dei diversi stati europei; i quali, laureati e non, possono così sperimentare nuove tecnologie professionali e nuovi metodi di formazione comune.

In base a convenzioni differenti, cosiddette bilaterali, sono state coinvolte nella «mobilità Â» anche università  del Nordamerica, dell";America Latina, e ultimamente (è una novità ), atenei dei paesi dell";ex Urss per programmi di scambio. In quest";ultimo caso il programma si chiama «Tempus», e mira a risollevare i livelli educativi delle università  dei paesi dell";est comunista, attraverso un";attenta collaborazione interuniversitaria, con l";invio di docenti, materiali e mezzi di programmazione didattica.

Grazie a numerose opportunità , anche alcuni figli di connazionali residenti all";estero hanno potuto venire in Italia e riscoprire, frequentando un";antica università  italiana o un";azienda «leader», anche lingua, cultura, modo di vivere e valori della patria d";origine. I programmi che abbiamo nominato valgono in genere per tutte le università  italiane, che poi li articolano e li diversificano in modo diverso. Nel Veneto per esempio, Verona offre a studenti e laureati della facoltà  di economia e commercio una scuola internazionale di amministrazione aziendale, denominata Ebp (European Business Program) che risponde ai nuovi bisogni delle imprese che operano in campo internazionale. Vi si sono associate la «Fachhochschule Munster», in Germania, l";Ecole Superieure de Commerce di Bordeaux, in Francia, il Centro europeo de Gestion de Empresas di Madrid, in Spagna, l";International School of Economics di Rotterdam, in Olanda, e l";università  di Portsmouth, in Gran Bretagna.

Gli obiettivi sono soprattutto quelli di sviluppare studi e stage professionali da tenere parte in Italia e parte in altri paesi europei, finalizzati a creare nei futuri tecnici, professionisti e imprenditori una mentalità  concretamente e compiutamente «europea». Naturalmente tutti gli stage, i corsi di studio e gli esami sostenuti all";estero nell";ambito dei programmi fin qui illustrati (Erasmus";Socrates, Tempus, Lingua, Alfa per l";America Latina, Ebp, ecc.) saranno convalidati nelle varie università  di appartenenza.

L";università  Ca"; Foscari di Venezia ha attuato accordi bilaterali per scambi di studenti, docenti o programmi anche con paesi dell";estremo Oriente. A Padova opera la più antica e affollata università  del Veneto: nata nel XII secolo, conta oggi 60 mila studenti e 2 mila insegnamenti attivati. Qui i progetti sono ancora più articolati; quest";anno sono stati coinvolti nella «mobilità Â» oltre 500 studenti italiani «in uscita», e 220 studenti stranieri «in entrata». Ce lo conferma il professor Luigi Filippo Donà  Dalle Rose, responsabile del progetto «Erasmus» per l";università  di Padova: «Credo sia la prima volta nella storia del mondo che l";unione di stati, paesi o popoli viene realizzata con metodi così tecnico";amministrativi».

L";Unione europea si muove oggi con circa 15 mila addetti per attuare questi progetti, dimostrando un";efficienza straordinaria, specialmente in certe direzioni generali. «Un";efficienza che l";Italia dovrebbe imparare presto» aggiunge il professore. Nato a Roma, sposato e con due figlie, insegna teoria dei sistemi alla facoltà  di Fisica dell";università  di Padova. Delegato per il settimo anno consecutivo dal Magnifico Rettore a seguire il progetto «Erasmus», Donà  Dalle Rose si dichiara soddisfatto dei risultati raggiunti, soprattutto nella sfera individuale. «Gli studenti partono perplessi, ma poi tornano trasformati "; spiega il professore ";. Io li accompagno con questo motto di Gianvincenzo Pinelli, lo studioso laureatosi a Padova nel Cinquecento, che ospitò Galileo Galilei: 'Redibo plenior', ritornerò più ricco e maturo. E di fatto è così, perché viaggiare e confrontarsi con altre culture arricchisce enormemente».

Una conferma in tal senso viene anche dall";esperienza di Alberto Bono, un giovane di 24 anni, laureato in ingegneria meccanica all";università  di Padova, tornato recentemente in Italia dopo sei mesi di studio presso l";università  di Strathclyde, a Glasgow in Scozia, dove ha sostenuto cinque esami di lingua inglese nell";ambito del programma «Erasmus». «Mi considero fortunato "; confessa Alberto: questa esperienza mi ha cambiato davvero. Ho trovato una buona sistemazione in casa, con due studenti scozzesi. Era la prima volta che andavo a vivere da solo, in un paese straniero. Il fatto di conoscere persone di culture diverse, sia europee che americane, indiane, pakistane, tutte con gli stessi miei problemi di organizzazione dello studio, della casa, delle giornate, mi ha aperto orizzonti nuovi, e credo che questa esperienza darà  un indirizzo diverso alla mia vita.

«All";inizio la diversità  culturale mi creava disagio: non ero abituato a confrontarmi con altri modi di pensare. Sono tornato con una convinzione: l";educazione a una precoce autonomia di certi giovani europei (autonomia che io ho avuto molto tardi) non è sempre un bene, perché questo diventare adulti troppo in fretta lascia un vuoto di rapporti con la famiglia; un vuoto che non si colma più».

 

Le università  del Veneto

A chi rivolgersi

Università  di Padova: sezione Programmi comunitari di ricerca, Palazzo del Bo, via VIII Febbraio 2, 35122 Padova. Tel. 049/8273060.
Università  di Venezia: Ufficio relazioni internazionali, Ca"; Della Zorza, Dorsoduro 3858, Venezia.
Occorre contattare il personale amministrativo: Daniela Orati, Alessandra Ori, Luciana Jovine e Francesca Marcon. Tel. 041/2578111
Università  di Verona: per il programma Ebp, professor Antonio Borghesi, presso la Facoltà  di Economia, via dell";Artigliere 19, 37129 Verona, Tel. 04/8098219.
Per Erasmus: Centro universitario per le relazioni internazionali, via dell";Artigliere 8, 37129, Verona. Tel. 045/8098591.

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017