L’uomo dei sogni
Julian Ramirez Zuluaga è uno che sa riaccendere i sogni. E in un posto come i quartieri più poveri di Armenia, la capitale del dipartimento del Quindio, nella Colombia occidentale, è un dono prezioso più dell’oro. Ha 40 anni Julian, è educatore e professore di religione. Se sa far sognare è perché qualcuno prima ha sognato per lui. «Vengo da una famiglia molto povera – racconta –. I miei erano contadini. Mio padre mi allontanava dal campo quando andavo ad aiutarlo, mi diceva: “Non metterti a lavorare qui, finirai come me. Troverò il modo di farti studiare”». E l’ha trovato il modo, quell’uomo umile e generoso, con grande sacrificio, tramite un parente sacerdote. «Non dimenticherò mai il grande dono che mi è stato fatto, tanto che ho deciso di donare la mia vita ai ragazzi che non sanno più sognare». È sposato, Julian, ha un figlio di 13 anni, Juan Diego, che ha un numero crescente di fratelli «che il Signore ha messo sulla nostra strada». Sei anni fa Julian ha fondato, con un gruppo di volontari, il Centro per le attività sociali e di formazione, attraverso il quale coordina un’azione di promozione umana a 360 gradi per la gente che vive nelle baraccopoli di Armenia e di due cittadine vicine: La Tebaida e Calarcà. Siamo entrati nel suo sogno grazie alla collaborazione con l’associazione Via Pacis di Riva del Garda (TN), che sostiene da anni il lavoro di Julian e che è in rete con Caritas Antoniana per una serie di progetti condivisi. L’occasione è stata la necessità di ristrutturare un vecchio edificio, sito accanto alla sede centrale, acquistato per allargare le attività del Centro. Un progetto piccolo ma prezioso, che è stato sostenuto con 10 mila euro e che ora ha reso accessibili alla comunità tre sale polivalenti e una cucina per i corsi di alimentazione familiare.
La vita nei barrios
Il lavoro del Centro è molto delicato e richiede grande preparazione da parte dei volontari perché Armenia è una città povera, in una Colombia devastata dalla violenza, dalle divisioni politiche, dalle ingiustizie sociali. Si trova in zona andina, famosa per le piantagioni di caffè, che oggi sono in grave crisi a causa del crollo del mercato. La disoccupazione è altissima, la gente dei barrios – quasi tutti contadini che hanno lasciato le campagne – vive di lavori precari e malpagati. «Ci si alza alle 6 del mattino per vendere qualche limone, un po’ di latte o di pane. Le strade brulicano di gente e di bambini, sembra quasi un carnevale». Un’immagine colorata a sottolineare che c’è vita, socialità, calore anche nel mezzo di tanta miseria. Chi trova un lavoro di giornata al campo guadagna 5 euro per tredici ore. Le case sono baracche di legno, plastica e lamiera, prive di servizi. Dilaga la violenza all’interno delle famiglie, la piccola criminalità, lo spaccio di droga, la malnutrizione infantile e l’abuso di sostanze.
«A scuola i ragazzi mi ascoltavano con attenzione – racconta Julian –. Chissà, forse qualcosa trapelava dalle mie lezioni. Mi cercavano durante le pause per chiedermi se era davvero possibile sfuggire alla sorte della povertà. Li sentivo in bilico sul vuoto. Tremendamente soli. Un bambino si distrae con un nonnulla, un adolescente guarda in faccia il mondo. E si fa mille domande. Non accetta, si arrabbia, si dispera. Mi sono accorto che dietro di loro c’erano spesso un padre assente e una madre rassegnata, sovente abusata, senza un briciolo di autostima, che faceva tutto il possibile per far crescere i suoi quattro, cinque figli».
È per questo che il Centro comincia a lavorare soprattutto con le donne e con i giovani. «Ci siamo resi conto che se fossimo riusciti ad accrescere la dignità delle madri capofamiglia, la loro autostima, e a far leva sulle loro possibilità di riscatto, anche la vita dei figli sarebbe cambiata». Non ci sono soldi, però Julian sa che può fare almeno due cose: dare voce a questa gente e bussare a tutte le porte possibili. Il Centro organizza corsi di formazione umana e motivazionale per le donne e campagne di salute e di promozione dei diritti. Crea contatti con i servizi pubblici per tutelare le donne maltrattate, far accedere le madri sole ai controlli sanitari di prevenzione e ai fondi per le piccole imprese familiari. A favore dei giovani cerca bandi per borse di studio, ingaggia alcuni professori in pensione per organizzare un rinforzo scolastico e dei professionisti volontari per riattivare le motivazioni dei ragazzi e offrire loro orientamento scolastico ed esistenziale. Il centro diventa un punto d’incontro, un polmone che ossigena, l’esempio più eloquente che risorgere si può.
Il dono più grande
Eric ha 14 anni quando incontra Julian. La sua famiglia si è stabilita alla Nueva Tebaida, uno dei quartieri più pericolosi, dopo che la guerriglia le aveva sottratto il pezzo di terra, unica fonte di sostentamento. Nel quartiere la maggior parte dei giovani vive di spaccio e di illegalità. «Credeva di potersi permettere solo la scuola dell’obbligo, povero com’era – continua Julian –. I suoi genitori erano entrambi disoccupati». Ma Eric inizia a frequentare il Centro e i volontari riescono a mostrargli tutti i suoi talenti. «È un ragazzo che apprende con molta facilità. Ha una dote innata per l’informatica; da noi passava pomeriggi al computer». È lui il primo ad avere un’idea di riscatto: organizza una lotteria e riesce a comprarsi il suo primo computer. «Vedendolo così in gamba, gli abbiamo cercato una borsa di studio e oggi frequenta il terzo anno d’informatica all’università». La cosa più bella è che lui ha trasmesso ai suoi genitori l’importanza della formazione. «Sua madre si è iscritta a un corso per utilizzare macchine tessili industriali, mentre suo padre ha studiato da fornaio e ora ha un piccolo panificio». E così anche lui, avendo vissuto il suo sogno, ha cominciato a sognare per gli altri: «Oggi ci aiuta al Centro, insegna informatica ai ragazzi, mette a posto i nostri computer. È un esempio per tutti».
Ogni settimana 150 persone frequentano il Centro, 150 cercatori di sogni. «La mia grande remunerazione – confida Julian – è vedere il sorriso dei giovani, vederli fuori dalla droga e dalla criminalità, vederli studiare e aiutare gli altri. Lo dica alla gente che ci ha dato una mano, lo dica a chi sostiene Caritas Antoniana. Anche per voi, ne sono sicuro, non c’è gioia più grande». N
IL PROGETTO IN BREVE
- Luogo: Armenia (Quindio), Colombia
- Progetto: ristrutturazione di un edificio del Centro per le attività sociali e di formazione
- Beneficiari: popolazione dei quartieri poveri di Armenia, La Tebaida e Calarcà
- Data: marzo – luglio 2014
- Costo: euro 10 mila