Ma c’è un’ecologia cristiana

Che cosa vuol dire Giubileo come liberazione del creato? Lo abbiamo chiesto al professor Karl Golser direttore dell’«Istituto per la giustizia, la pace e la salvaguardia del creato» di Bressanone.
03 Ottobre 2000 | di

Riscoprire il senso originale della creazione e, quindi, i principi-base dell' ecologia cristiana, significa dare vita a una politica ambientale veramente efficace, che, da un lato, sostiene le strutture pubbliche e le associazioni impegnate nella difesa della natura e, dall' altro, incita tutti i cittadini e tutti i credenti a farsi parte attiva e responsabile, cambiando mentalità  e stili di vita. È questo il senso del nostro incontro con il professor Karl Golser, docente di Teologia morale all' Istituto teologico accademico di Bressanone e direttore dell' «Istituto per la giustizia, la pace e la salvaguardia del creato», nato qualche anno fa nella stessa città  altoatesina. Il professor Golser ci spiega, anzi ci fa scoprire uno degli aspetti fondamentali del Giubileo del 2000.

 Msa. Professor Golser, a cosa ci riferiamo quando parliamo di Giubileo come liberazione del creato?
Golser.
Innanzitutto, se ci si rifà  all' idea di Giubileo dell' Antico Testamento, soprattutto in riferimento al capitolo 25 del Libro del Levitico, significa riconoscere che la Terra è dono di Dio. Per questo, ogni sette anni, si lasciava la terra incolta e quella acquistata veniva restituita agli antichi proprietari. Per questo, gli schiavi tornavano liberi. Tutto appartiene a Dio. Se l' uomo cambia lo stato delle cose, voluto da Dio, tutto deve tornare come prima, proprio per riaffermare la «supremazia» di Dio, il suo dominio assoluto sulla creazione. L' uomo ha solamente l' usufrutto della terra. Nel Nuovo Testamento, poi, fa testo l' inno contenuto nella Lettera ai Colossesi: tutto è stato creato in attesa di Gesù Cristo, perché lui è il compimento del creato, destinato a partecipare alla sua gloria nella Resurrezione.
Ma per approfondire la «spiritualità  del creato», dobbiamo in primo luogo ridefinire e riscoprire il senso originale della creazione. Che non significa solo che all' inizio c' è stato Dio a dare il suo soffio vitale a tutto. Perché Dio, creando il mondo, ha instaurato una relazione precisa con il mondo stesso. Per esempio, nel libro della Genesi, dopo ogni giorno è detto «& e Dio vide che era cosa molto buona... ». Significa che questo sguardo amoroso di Dio è rivolto a tutto il creato. Una relazione che viene espressa nel concetto della creazione continua: ogni giorno Dio continua a sostenere, a mantenere questo mondo. Tutto sussiste in lui, quindi possiamo trovare Dio in ogni cosa ed esprimere per questo lode e ringraziamento.
In quale modo la Chiesa collabora con le politiche ambientali? E, a suo avviso, la comunità  ecclesiale deve ancora «crescere» in questo campo?
Nella seconda Assemblea ecumenica europea di Graz, svoltasi nel 1997, sono state approvate delle raccomandazioni operative per tutte le Chiese cristiane in Europa riguardo alla responsabilità  verso il creato. L' ultima parla anche di una sinergia e di un impegno della Chiesa con ciò che viene chiamata l' «Agenda 21», stabilita dalla conferenza delle Nazioni Unite a Rio de Janeiro, nel 1992. Comunità  ecclesiale e sfera pubblica perseguono, quindi, lo stesso obiettivo, quello della responsabilità  verso il nostro pianeta: il problema del riscaldamento del clima, la biodiversità , la sostenibilità  dello sviluppo... Una serie di problemi ecologici, dunque. Come cristiani possiamo apportare una visione di speranza e solide motivazioni etiche, che sono più profonde di quelle laiche o semplicemente basate sulla ragione umana.
Ma esistono delle vere e proprie linee-guida di ecologia cristiana?
Sotto l' aspetto etico certamente, e sono linee comuni (molte pubblicazioni lo testimoniano), mentre sotto l' aspetto operativo le strategie di intervento e di sensibilizzazione dipendono dai singoli organismi e dalle diverse situazioni. Nel 1998, in Germania, l' episcopato ha pubblicato una Lettera, molto importante, dove propone direttive molto chiare sia a livello di conferenza episcopale, sia di singole diocesi e parrocchie. Ad esempio, l' arcidiocesi di Monaco di Baviera segue criteri precisi per la coltivazione dei terreni che sono di proprietà  della Chiesa.
A livello europeo, si sono fatti grandi progressi soprattutto a partire dall' Assemblea ecumenica di Graz e sotto l' impulso del Consiglio delle conferenze episcopali europee (Ccee), che ha organizzato una prima conferenza in Slovenia nel 1999 e una seconda nel maggio di quest' anno. È già  in programma la prossima, in Slovacchia, nel maggio del 2001. Lo scopo è sempre lo stesso: scambiarsi esperienze e riflessioni, per arrivare ad applicare nel proprio paese quello che già  è stato avviato positivamente in altri. In particolare, si sente sempre più la necessità  di istituire incaricati nazionali e diocesani per le questioni ecologiche.
Anche in Italia si sono fatti passi in avanti, con la nascita di un apposito Gruppo di studio presso la Conferenza episcopale, che ha già  tenuto diversi incontri e fatto girare un questionario nelle singole diocesi e in tutte le associazioni ecclesiali per avere un quadro delle iniziative esistenti in questo settore. L' obiettivo è di arrivare presto a un incontro nazionale.
Quali sono le associazioni cattoliche che si occupano assiduamente di ecologia?
Penso soprattutto a «Bilanci di giustizia», un' associazione portata avanti da don Fazzini a Mestre, costituita da circa 400 famiglie in tutta Italia, che ogni mese compilano un bilancio e si rendono conto di come sono riusciti a trasformare certe spese consumistiche in spese sostenibili, compatibili con l' ecologia e la solidarietà  sociale. Questi resoconti vengono poi inviati alla sede centrale. Esistono anche istituti culturali particolarmente impegnati: penso alla «Fondazione Lanza» di Padova e al Centro culturale francescano «Oltre il chiostro» di Napoli.
Cosa può fare concretamente l' ecologia cristiana per prevenire disastri ambientali come quelli che si sono verificati la scorsa estate in Italia?
In primo luogo, è necessaria una collaborazione con le strutture amministrative e politiche. C' è molto da fare sotto l' aspetto dell' etica politica, cioè del rapporto tra il cittadino e l' amministrazione, che deve diventare di fiducia reciproca. Ma vanno anche coinvolti i soggetti economici. Perché a lunga scadenza l' economia non è sostenibile se si pensa solo al profitto immediato, come fanno i criminali che appiccano il fuoco ai boschi per permettere speculazioni edilizie e commerciali.
Come Chiesa, noi possiamo portare il nostro messaggio profetico attraverso la predicazione e la spiritualità  che diffondiamo. Ma dobbiamo cercare di mobilitare tutte le componenti ecclesiali, a cominciare dai laici. D' altra parte, anche la Chiesa come istituzione deve dare il buon esempio, specie nella gestione di ciò che possiede, per fare in modo che il suo messaggio sia credibile.


 
   

   

COLPA DELLA BIBBIA IL SACCHEGGIO DELLA       TERRA?      

Lo sfruttamento indiscriminato della natura avrebbe, secondo alcuni, le sue origini nel comando biblico di dominare la Terra: «Riempite la terra, soggiogatela e dominate... su ogni essere vivente» (Genesi 1,28). L' industrializzazione intensiva e sconsiderata si è, infatti, sviluppata nei paesi di tradizione cristiana, mentre le culture primitive e orientali hanno un maggiore rispetto per la sacralità  della vita e dell' ambiente. Ma, rispondono i teologi, quel testo biblico va interpretato in rapporto al contesto in cui l' uomo, creato a immagine di Dio, viene associato alla forza creatrice di Dio. Partecipando all' opera della creazione, l' uomo deve comportarsi come il Creatore, in sintonia con le intenzioni di Dio, che è «amante della vita».

LE VIRTà™ ECOLOGICHE      

T

utte le virtù - lo scrive Karl Golser - possono essere riviste in chiave ecologica.
La  giustizia    diventa sforzo di considerare il grande ordine nel quale siamo inseriti e di coltivare un rapporto riverente con ogni essere creato e anche con le generazioni future.
La prudenza    è impegno costante di ottenere il sapere ecologico adeguato alla nostra responsabilità  e di attuarlo anche nelle nostre scelte quotidiane.
La  fortezza   diventa coraggio civile per un impegno corrispondente alle nostre convinzioni.
La temperanza   è parsimonia nell' uso delle risorse e moderazione nei nostri ecosistemi così sensibili.

 

   
 
PERDONACI,  SIGNORE
Abbiamo dilapidato il dono della vita. La bella vita di alcuni è costruita sulla sofferenza di altri; il piacere di pochi sull' agonia delle  moltitudini. A te leviamo le mani spiegate. Abbiamo sete di te in una terra riarsa.
Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017