Maddalena di Spello. Innamorata di Dio
Quello di Maddalena è un Natale speciale. Anche se per lei rientra perfettamente nella normalità . Lo trascorre nella sua dimora, la «Casa della povera gente» a Spello, non lontano da Assisi. Invitati alla festa sono tutti i poveri di Dio che abitualmente frequentano la casa.
Maddalena è una mistica speciale: conserva la razionalità francese, l'allegria gioiosa e scanzonata; è capace di entusiasmarsi per le patate fritte o per lo «sgroppino», come pure di piangere pronunciando il nome di sant'Antonio. È ironica; la sua voce limpida le fa dare meno degli anni che ha; usa il computer, i cd rom con le Sacre Scritture, pubblica libri presso le più importanti case editrici. Non senza aver prima chiesto il permesso al padre confessore. E dal mese prossimo la conosceranno meglio anche i lettori del «Messaggero».
È arrivata a Spello, agli inizi degli anni Settanta, direttamente dalla Francia, dove viveva con il marito e le figlie, quando il Signore improvvisamente le chiese di venire nella terra di Francesco. E per lei l'obbedienza è importantissima. La sua casa, situata in via della Povera vita, 14, è aperta ai poveri di Dio e alle persone che vogliono venire a pregare, a coloro che, soprattutto d'estate, vengono nella cittadina umbra in cerca di pace. «I senza fissa dimora - dice Maddalena Lowit, con spiccata inflessione francese - vengono a dormire qui e ricevono anche amicizia. In ventotto anni abbiamo capito che dobbiamo aiutare le persone a vivere. Solo Gesù si occupa della casa: non siamo mai stati ricchi, ma neanche senza mangiare».
Nella «Casa della povera gente» vivono anche la figlia di Maddalena, il marito Alessandro, Claudia ed Ester, due sorelle consacrate e, da tre anni, anche Roberta, una professoressa di Napoli. Alla mattina, nel rifugio umbro ci si alza presto e si va a pregare per una mezz'ora, in silenzio: si leggono i Salmi e poi si medita sul Vangelo. Dopo colazione, ognuno inizia il lavoro: lavori semplici come lavare, stirare, andare nei campi con i contadini, tagliare la legna. Nel pomeriggio, ci si ritrova per un'ora davanti a Gesù nel tabernacolo, quindi si sale a Spello in macchina, fino alla chiesa dei cappuccini, per i vespri.
Due sono le priorità per Maddalena: l'adorazione di Gesù e l'accoglienza di chi è Cristo.
Il nazista convertito
In questi anni, di gente ne è passata moltissima per la «Casa della povera gente». Qualcuno ha lasciato ricordi, tracce. Come Giuseppe. Come Carlo Mazzaro: un napoletano che è vissuto qui per tre anni e faceva il cuoco. Un grande cuore e molto umorismo. Poi è andato a Napoli, dai Camaldolesi, a fare il portinaio. Come Carlo Sperandio, morto da molti anni. «Era un ubriacone fradicio - racconta Maddalena - . È arrivato a casa lo stesso giorno in cui è arrivata Claudia, ventisette anni fa». Carlo era mezzo austriaco e mezzo italiano: il padre, un ricco borghese di Linz, aveva avuto questo figlio da una contadina dell'Alto Adige. Dopo la morte di quest'ultima, Carlo era andato a vivere con il padre, ma era sempre rimasto «il bastardo» di casa. «È stato come un maestro spirituale per noi - dice Maddalena - . Ci raccontava che prima della seconda guerra, mentre la mamma e la nonna andavano a raccogliere legna, rimaneva solo ed era colpito dal crocifisso appeso al muro. Lo staccava e lo avvolgeva in un panno per ripararlo dal freddo».
Secondo Maddalena, Carlo, un uomo molto colto, bello e omosessuale, sicuramente aveva fatto parte delle truppe di Hitler. «Non ha mai detto cosa avesse fatto durante la guerra, però sicuramente spiava. Quando era ubriaco e lo interrogavo - prosegue Maddalena - mi rispondeva che aveva fatto anche del bene, come interprete a Frosinone. Dopo la guerra è venuto in Italia, si è messo a bere e non si è più stabilito in nessun posto.
Un giorno, addormentatosi sotto una colonna in piazza San Pietro, fu richiamato da una guardia svizzera e replicò: 'Come? È proibito? Ma qui dentro c' è mio fratello Paolo VI, che ha detto: 'Ogni uomo è mio fratello'. In un'altra occasione, mentre dormiva in un sotterraneo e pioveva, un barbone gli ha ceduto la sua coperta. Da una parte, il Vaticano dice: vattene! e dall'altra, un barbone, un povero Cristo, si prende cura di lui... La cosa ci dà da pensare...».
Carlo era una persona con una profonda spiritualità , ne è prova la sua morte. «Mi ha sempre detto - prosegue Maddalena - che aveva chiesto a Gesù di farlo morire in Assisi. Una sera è venuto a cena da noi, l'indomani è andato a chiedere l'elemosina a Santa Maria degli Angeli e lì, verso mezzogiorno, la gente l'ha trovato a terra. L'hanno ricoverato e, nel pomeriggio, è morto. I padri cappuccini di Spello e il comune di Assisi hanno pagato le spese del funerale e l'hanno sepolto nella terra di Francesco. Penso che se il Signore ha esaudito la sua preghiera è perché aveva scontato il debito. Io amo queste storie perché dentro ritrovo il Signore vivo, perché il Signore se è risorto è vivo».
Tifosa del Santo
«Se si ama Gesù, non si può non amare Francesco (Maddalena professa la regola dell'Ordine francescano secolare) e Antonio. Mia nonna - racconta - era analfabeta, ma aveva una grandissima devozione per sant'Antonio e me l'ha inculcata fin da piccola.
Anche mio papà , che non andava mai a messa, ma aveva studiato dai gesuiti, mi portava in campagna a vedere una cappellina dove c'era il Santo.
Quando avevo cinque anni mi disse di chiedere a sant'Antonio qualche cosa. Io chiesi, davanti a quella sua statua in campagna, che mi mandasse una bella bambola. L'indomani mattina un venditore di giocattoli è venuto a bussare alla porta. Papà ha aperto e ho visto una grande scatola con una bella bambola dentro e una voce mi diceva: 'È stato sant'Antonio a portarla'».
Ma il Santo le si è mostrato vicino in tante occasioni. «A Camposampiero - dice - mi è successa una cosa incredibile, adesso mi prenderanno per una pazza - aggiunge - . Dovevo andare a parlare in una famiglia, con il parroco di Colfiorito che ha vissuto nove anni in casa nostra. Alla mattina, la signora voleva portarmi al santuario del Noce. Quando siamo arrivati sul piazzale della chiesa, sono salita da sola.
Io non cerco le cose irrazionali, sono terribilmente razionale, scorbutica, francese, ma inconsapevolmente mi sono ritrovata nella cella di sant'Antonio: mi sono prostrata a terra e mi sono sentita a casa con Gesù. Tutto silenzio. Niente apparizioni, però chi ce la fa a dimenticare questo silenzio, questa qualità di silenzio? Sono grazie, ma io, ogni tanto, mi guardo e mi chiedo: come mai tutte queste grazie?».
Il musulmano guarito
Maddalena racconta, ancora a proposito del Santo, che un giorno si vide arrivare Abdullah, un marocchino di 24 anni, un ragazzo bellissimo con due occhi di cervo, ma con le labbra e le unghie blu. «Vedendolo - afferma - ho capito che il Signore me lo affidava. Mi ha detto che doveva essere operato al cuore e da tre anni era in lista d'attesa a Roma... Allora ho preso per lui un appuntamento da un medico di Foligno. Ho capito che se non si faceva operare immediatamente, sarebbe morto. Era già sposato e la moglie era incinta. Cosa potevo fare? Sono andata in cappella. Dopo qualche giorno, mi telefonò un medico da Roma. E dentro di me ho sentito che questo era sant'Antonio. Abdullah è stato operato a Roma, dopo che era nata la figlia, perché lui non voleva preoccupare la moglie. Guarda la delicatezza dei marocchini...
Oggi sta benissimo e dopo l'intervento è venuto a Padova. Gli ho detto che se lui, musulmano, era stato operato al Policlinico Gemelli era perché avevo pregato sant'Antonio e dovevo andare a ringraziarlo. È venuto anche lui. Io ero fiera di camminargli vicino perché era bello e tutti si giravano. Lui ha fatto un'offerta a sant'Antonio e io ero trasformata in fontana, come sempre. Non posso farci niente, entro in basilica e mi trasformo in un fiume di lacrime.
Oggi ho chiesto a sant'Antonio di farmi santa, perché manco di carità , di pazienza, di tante cose, sono un 'immenso buco'».