Mandì Friuli!
Patrick Picco, nato a Flaibano, in provincia di Udine, nel 1970, dal 1997 è presidente del Fogolà¢r Furlan del Lussemburgo. Aveva solo 22 anni quando divenne membro del Consiglio di Direzione dell";Ente Friuli nel mondo. Un esempio di come un esponente delle nuove generazioni possa partecipare attivamente ai vertici di una delle realtà associative italiane più importanti nel settore. Recentemente ha ricevuto dalla Reuters il Dealer of the Year Award per il lavoro svolto come Capo cambista nella banca dove lavora e nello scorso ottobre è stato rieletto segretario generale nell";«ACI, The Financial Markets Association» del Lussemburgo.
Msa. Quali sono state le iniziative di maggiore rilievo effettuate in questi ultimi mesi?
Picco. Innanzitutto la commemorazione del terremoto del 1976 in Friuli, con la santa messa in friulano celebrata da don Luigi Cloazzo, direttore della Caritas diocesana, nella cripta della cattedrale di Lussemburgo. La manifestazione, alla quale hanno partecipato autorità locali e italiane, è stata emozionante anche perché, oltre al ricordo dei nostri morti, voleva esprimere il nostro «Grazie» al Lussemburgo per il considerevole aiuto dato ai terremotati e per la possibilità offerta a tanti friulani di inserirsi nel Granducato. Questa è certamente la manifestazione più viva nella mia memoria in questi quattro anni di presidenza. Più recentemente si è svolto il 6° Congresso Europeo dell";Association Cambiste Internationale "; The Financial Markets Association, di cui sono segretario generale: un convegno che ha avuto lo scopo di raggruppare operatori finanziari del mondo per discutere sulla situazione di mercato.
È stata una settimana d";intenso lavoro. Oltre a discutere con economisti di rilievo e dirigenti di Banche centrali in possesso d";una visione globale dell";economia, è stato bello approfondire la conoscenza con persone con le quali prima si era in contatto solo per ragioni di lavoro, a migliaia di chilometri di distanza, via telefono o attraverso sistemi di transazione automatici. Ricordando questi contatti, il mio pensiero va ai colleghi che l";11 settembre 2001 lavoravano nelle banche delle Twin Towers di New York e con i quali, dal Lussemburgo, alcuni dei nostri erano in linea nel momento terribile della strage. Ricordo quell";evento tragico con sentimenti di profonda umanità .
Con quale spirito e con quali obiettivi ha accolto la presidenza del Fogolà¢r del Lussemburgo?
Con sentimenti di grande gratitudine per quello che ci hanno lasciato i nostri padri e con spirito d";apertura verso il futuro. La presenza degli enti e delle associazioni degli italiani all";estero viene spesso recepita solo come fattore di costi e non come un vero e proprio investimento: è un capitale invece che può gratificare, a livello di cultura e di profitto, sia noi all";estero come le nostre regioni d";origine. Per i miei coetanei residenti nel Granducato, come per gli altri giovani residenti nella Ue e che mantengono un vivo rapporto con l";Italia, il riconoscimento dei titoli di studio a livello europeo "; obiettivo per il quale ha dato un apporto fondamentale il nostro corregionale Domenico Lenarduzzi "; è un successo enorme. Questi giovani d";origine italiana sono professionisti, imprenditori e commercianti, disponibili a collaborare con le Camere di Commercio italiane, con le Apt o con altre realtà con le quali si possono sviluppare progetti di vicendevole collaborazione in vari settori operativi.
Come sono i rapporti con il mondo associativo italiano?
Anche nel Lussemburgo ci troviamo ad affrontare problemi di conflitto generazionale: con una dovuta attenzione verso coloro che ci hanno trasmesso patrimoni ed esperienze di vita; e con disponibilità al cambiamento nella conduzione e nelle modalità d";aggregazione, per rispondere alle attese delle nuove generazioni. I nostri nonni e genitori hanno il merito d";essersi adattati ai Paesi d";accoglienza, facendosi apprezzare per il loro lavoro, il loro carattere, l";amore per la famiglia. Nei Fogolà¢r e nelle altre sedi associative, essi ritrovavano il calore e gli amici che consentivano di rivivere memorie, lingua e stili di vita delle terre d";origine: un patrimonio che non ha uguale valenza nei giovani, nati nella nuova patria d";adozione. Riusciamo a coinvolgerli non più con gare di pesca o incontri associazionistici cari ai nostri anziani, ma piuttosto con qualche mostra d";arte, qualche serata gastronomica o con manifestazioni organizzate con altre realtà presenti nel Lussemburgo. Non è facile riunirli nelle nostre sedi, convincerli che l";associazionismo italiano è per loro un valore aggiunto.
Abbiamo rapporti con altre associazioni "; come l";Utrim, Unione triveneti nel mondo "; con le quali organizziamo incontri comunitari, come per la Befana o cene gastronomiche. Ci si incontra anche in alcune occasioni, anche su invito dell";ambasciatore italiano. La festa nazionale italiana del 2 giugno, per esempio, ci offre sempre l";occasione di manifestare la nostra partecipazione con manifestazioni folkloristiche e scambi culturali. Già da due anni, per la Festa nazionale, due nostre ragazze con le tradizionali vesti friulane, hanno accolto le autorità lussemburghesi e italiane, i numerosi connazionali e corregionali, offrendo a tutti la coccarda tricolore italiana. Nello scorso mese di ottobre, abbiamo organizzato la «Settimana Gastronomica Triveneta» che ha visto una notevole partecipazione di pubblico. Penso però che l";attività sociale e culturale delle nostre associazioni "; pur conservando il ruolo prioritario di privilegiare la memoria e i valori della terra d";origine "; si debba allargare ad iniziative economiche di supporto, in collaborazione con enti competenti, creandone anche di nuovi se si presentano opportunità commerciali e turistiche.
Come vivete la vostra friulanità in un Paese europeo come il Lussemburgo?
Noi siamo stati fortunati ad aver avuto dei padri che hanno saputo ascoltare i giovani: questo ci ha permesso di uscire da ruolo folkloristico e sociale del Fogolà¢r. La realtà lussemburghese, per fortuna, non è più quella di aver delle necessità sociali, e i padri si sono accorti che i giovani vivono in una realtà diversa: hanno avuto la possibilità di acquisire una preparazione culturale e una professionalità che ha facilitato i loro rapporti con amici lussemburghesi e anche la loro integrazione. È offrendo cultura e non solo folklore sociale, che riusciamo ad agganciarli alla friulanità : in un modo anche diverso, ponendo cioè in secondo piano, se fosse necessario, l";interesse per la lingua friulana o la lingua italiana. Il 25 ottobre scorso abbiamo avuto tra noi il «Gruppo teatrale dei ragazzi di Flaibano»: un";iniziativa accolta con grande attenzione da tutti. Il Fogolà¢r, come ente e luogo d";aggregazione, non può essere aperto solo ai friulani ma, per non morire in pochi anni, deve trasformarsi in momento culturale e luogo di rapporti con tutti. Se un lussemburghese, un tedesco o un francese, desidera conoscere la storia, la musica e il teatro friulani, non vedo perché non possa partecipare anche attivamente alla vita di un club dove si vuol «vivere il Friuli», a prescindere dalle origini.
Pensi che la friulanità abbia un futuro?
Vivo nel cuore dell";Europa, in un territorio in cui emerge il multiculturalismo, espresso dalle diverse lingue parlate dalle etnie presenti nel Granducato e dalla ricchezza delle loro culture e tradizioni. Come friulano, immagino l";Europa come una grande casa in cui l";architetto ha posto come fondamenta la friulanità , come mura portanti la nostra italianità , e come tetto l";Europa. Costruiremo la nuova Ue se riusciremo a mantenere viva la nostra identità senza chiuderci nei confini delle nostre culture regionali e degli interessi nazionalistici. Solo se saremo radicati nella nostra identità , potremo superare il rischio livellante dell";attuale globalizzazione che troppo spesso non è rispettosa dei patrimoni morali e culturali dei popoli. Visitando diversi Paesi del mondo, ho ritrovato viva la friulanità in tanti suoi figli, divenuti protagonisti; nei tanti architetti, artisti e ricercati mosaicisti; nella memoria del dramma del terremoto, che è stato un momento in cui personalità politiche, governi e associazioni di tutto il mondo hanno voluto cooperare per la rinascita della nostra terra; nel risentire il nostro saluto curioso e gratificante: «Mandì», che ti ricarica di fiducia e cordialità qualificanti.