Maria, la donna del «sì»

Pubblichiamo, per gentile concessione dell’editore Cantagalli, ampi stralci del volume di Angelo Scola «Maria, la donna. I misteri della Sua vita», un testo di grande sensibilità pastorale e spirituale.
28 Settembre 2009 | di

Maria è il paradigma della donna. In lei i dati costitutivi della sua identità profonda – sponsalità, maternità e «genio profetico», per dirlo con la Mulieris dignitatem – hanno trovato sublime compimento. Dalla sua divina maternità scaturisce la «consacrazione» personale di Maria al mistero di Dio, per quella quasi-simbiosi che intercorse tra lei e il Verbo mentre dimorava nel suo seno. Dalla Madre di Dio s’irradia il mistero che l’avvolge e la colloca al vertice del cammino umano, permanente icona di ciò che ogni uomo è chiamato a diventare, in Cristo.
Per questo ripercorrere, commossi, i misteri della vita della Vergine, profondamente inscritti e finalizzati a quelli della vita di suo Figlio, significa prendere coscienza di quella pienezza dell’umano che ogni cristiano per grazia ha già addosso, così che la sua libertà vi aderisca fino in fondo. E il dono si faccia compito, a vantaggio di tutti gli uomini.




Dal capitolo quarto: «Il vertice dell’io» (Annunciazione). L’annuncio dell’Angelo dà inizio ad una storia nuova che sconvolge la vita di quella giovane donna e, attraverso di lei, di tutte le generazioni dopo di lei. Da quella circostanza, per privilegiata che sia, passa l’Evento. Dio viene all’incontro di Maria e lei Lo accoglie, aderendo alle condizioni concrete di spazio e di tempo, alle modalità che Egli detta: «Avvenga di me quello che hai detto» (Lc 1,38). Così è per noi in ogni circostanza, in ogni rapporto. Quando ti chini sul tuo bambino che frigna, quando per l’ennesima volta discuti col tuo giovanotto, quando accompagni un vecchio alla morte, quando sali sulla metro affollata per andare al lavoro, quando arrivi a sera sfinito, quando sei costretto ad affrontare la malattia, quando gusti il dono dell’amicizia… in ogni momento l’Evento percuote la tua libertà chiedendole un sì o un no. Al di fuori di questo l’essenza del cristianesimo è perduta.


Dal capitolo settimo: «Possesso nel distacco» (Santa Famiglia): «“Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo”» (Lc 2,48). Nello stupore addolorato di Maria e Giuseppe emerge la sproporzione davanti al Mistero del Figlio. Una sproporzione che il tempo non riduce né stempera, anzi, man mano si impone la missione del Figlio, acuisce. Come è evidente, fin dall’inizio, nella risposta che Egli dà a sua madre alle nozze di Cana: «Che ho da fare con te o donna? Non è ancora giunta la mia ora» (Gv 2,4). Sono parole dure, che noi sentiamo in un certo senso come urtanti. E segnano tutta la distanza – che ogni madre conosce bene – tra Maria e quel Figlio, così radicalmente suo e così radicalmente altro. Quel Figlio di cui il Padre, l’Altro per eccellenza, dispone. L’ora a cui il Vangelo di Giovanni si riferisce è infatti quella dolorosa del sacrificio supremo del Calvario. Proprio in questa distanza si apre la grande vicinanza, la profondissima unità tra la Madre e suo Figlio. All’orizzonte si affaccia l’alba del bell’amore. Tanto radicalmente nuovo quanto profondamente desiderato. Non un amore che lega – «In questo mondo coloro che mi amano / cercano con tutti i mezzi / di tenermi avvinto a loro» (R. Tagore) –, ma un amore che libera.


Dal capitolo decimo: «Per Mariam» (I pellegrinaggi mariani): La tenerezza materna con cui Maria non ha mai cessato, lungo la storia, di sostenere il suo popolo, l’ha condotta a visitare in modo speciale i suoi figli in tanti luoghi del mondo. Lourdes è certo uno dei più impressionanti e dei più frequentati. Neanche il numero dei pellegrini alla Mecca in un anno – dicono le statistiche – raggiunge quello dei pellegrini a Lourdes! Commuove, qui, l’imponenza della preghiera di domanda. Come al tempo di Gesù essa si alza, struggente e imperiosa, da milioni di corpi sfigurati dalla malattia: «Se vuoi, puoi guarirmi» (Mc 1,40). Ed è come la punta di un iceberg. Il bisogno di salute rivela infatti la domanda di salvezza, cioè di compimento pieno della propria persona. Rivela il desiderio di durare, per sempre, oltre la morte; di amare ed essere amati definitivamente. Questo desiderio – non mi stanco di ripeterlo – è la stoffa di cui è fatto il cuore dell’uomo di ogni tempo e a qualunque latitudine.
Per questo nell’umana famiglia, ed ancor più nella comunità cristiana, gli ammalati sono un richiamo prezioso per tutti affinché nessuno dimentichi mai il Suo Salvatore.           

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017