Mariano, difensore dell'integrazione

«La comunità italiana è orgogliosa di vivere e lavorare in Sudafrica. Ma i legami con la madrepatria restano ancora fortissimi».
12 Aprile 2011 | di

Johannesburg
Maurizio Mariano, da bambino, giocava con amici dalla pelle nera che parlavano la lingua zulu. Oggi è un affermato avvocato sudafricano, e continua ad amare le sue radici italiane. Durante l’adolescenza ha seguito le manifestazioni contro l’apartheid. Da adulto ha scelto di entrare nel partito di Nelson Mandela. Quella di Mariano è una vita segnata dalla vocazione per l’integrazione. «Ricordo un episodio indimenticabile – racconta –. Era il giorno dell’elezione di Nelson Mandela a presidente della Repubblica del Sudafrica. Alla fine del discorso d’investitura, Mandela aveva a fianco a sé quello che sarebbe diventato uno dei successivi presidenti del Sudafrica, Thabo Mbeki, e l’ultimo rappresentante bianco della componente Afrikaaner del Paese, Frederik De Klerk. In quell’occasione, Mandela alzò il braccio di Thabo Mbeki e quello di De Klerk come a voler dire che il tempo dell’incomprensione tra i due popoli era finito, e che da quel momento in poi tutti avrebbero dovuto unirsi e lavorare insieme, dimenticando odi e patimenti, soprusi e oppressione politica. Probabilmente fu un gesto semplice e sincero nella sua essenzialità, ma che mi colpì profondamente. Oggi quel gesto continua a spingermi a dare il meglio di me stesso per raggiungere quegli obiettivi».
Durante gli anni della Scuola superiore, Mariano si è dedicato a molte attività in favore della comunità italiana in Sudafrica. Nel 1997 si è candidato alle elezioni per il Comites del Gauteng, e alle elezioni del Cgie. In entrambi i casi è stato eletto con il maggior numero di voti diventando il più giovane rappresentante del Cgie nel mondo.
Direttore di uno studio legale con centinaia di dipendenti, e tra i più prestigiosi del Sudafrica, Mariano ama ricordare la storia della sua famiglia. I suoi genitori partirono separatamente da due paesi limitrofi in Abruzzo prima di incontrarsi a migliaia di chilometri di distanza. «Mio padre Paolantonio – rammenta Mariano – all’inizio degli anni Cinquanta lavorava come cameriere all’Hotel Excelsior di Roma. Era nato a Fallo, in provincia di Chieti: un bellissimo paesino a cui, ancora oggi, noi tutti della famiglia siamo legatissimi, e dove trascorriamo spesso le vacanze estive. Nel 1954 egli decise di trasferirsi a Johannesburg. Aveva, infatti, ricevuto l’offerta di un contratto di tre anni al Carlton Hotel. Da quel momento in poi, non ha più lasciato il Sudafrica». Oggi papà Paolantonio ha 80 anni e collabora all’attività di ristorazione dell’altro figlio, Giovanni; un’attività che lo fa sentire orgoglioso di essere italiano e di offrire la squisita cucina del nostro Paese al Sudafrica.
Mamma Renata proviene, invece, da un altro paese dell’Abruzzo, Villa Santa Maria. «È giunta in Sudafrica nel 1957 con i suoi genitori, all’età di 17 anni – aggiunge Mariano –. La famiglia prese una decisione difficile per fuggire alle forti pressioni del nonno che desiderava, invece, per suo figlio e sua nuora un futuro accanto a lui nella pericolosa produzione di fuochi pirotecnici. Nonostante io sia nato in Sudafrica, ho ereditato dai miei genitori un fortissimo attaccamento all’Italia. In famiglia, mamma è papà mi hanno sempre parlato solo in italiano, e mi hanno trasmesso l’orgoglio e l’amore per la nostra terra nativa; qualcosa di viscerale che non si riesce a spiegare a parole. Nei miei ricordi d’infanzia sono ancora vive le descrizioni che mi facevano delle difficoltà che incontrarono all’inizio, come molti altri italiani, in particolare a causa della difficoltà di parlare l’inglese e l’afrikaans, o le altre lingue locali, oltre che per la differenza culturale e religiosa».
In famiglia i Mariano si sentono parte di entrambe le nazioni: «Il Sudafrica è la terra in cui sono nato e che mi ha dato molto – soggiunge Maurizio – mentre l’Italia è la patria d’origine e il simbolo di tante passioni in cui credo. Sono convinto che il mio amore per la famiglia, il mio attaccamento alle tradizioni e alla cultura, nonché la passione per la cucina, connotino il mio essere italiano».
Mariano ha percorso la strada dell’associazionismo e della politica. Ha all’attivo numerose iniziative sociali e rappresenta un baluardo non solo per la comunità italiana ma anche per quella greca e portoghese. «Studiavo ancora all’università – dice Mariano – quando iniziai a rendermi conto delle ingiustizie prodotte dal sistema dell’apartheid, assistendo a manifestazioni di protesta degli universitari di colore. Mentre cresceva la mia passione politica, andava fortificandosi in me anche la consapevolezza di essere un italiano nel mondo e di portare alta la bandiera italiana nella mia comunità, facendo sentire ai miei connazionali sudafricani la vicinanza dell’Italia».
Dal 1985 Mariano ha sempre partecipato attivamente alla vita politica e sociale del Sudafrica, con una particolare attenzione alle questioni legate alla comunità italo-sudafricana. Un primo obiettivo era di far avvicinare e sentire meno distanti due comunità che per anni non si erano parlate: gli anziani bianchi e gli anziani neri. Comunità che oggi, invece, si incontrano a tavola insieme. Un altro suo importantissimo obiettivo è stato – ed è – quello di far sentire la voce degli italiani che vivono in Sudafrica, all’interno del partito di governo. È questo il motivo che ha spinto Mariano ad entrare nell’ANC, l’African National Congress, e a partecipare all’HIP, associazione che raccoglie le comunità greca, italiana e portoghese.
Il nuovo Sudafrica
Nel 1994 per il Sudafrica si è aperta una nuova stagione politica che ha segnato la fine del regime e l’avvento della democrazia. Tutto questo, però, ha provocato anche paura e sfiducia nelle comunità dei bianchi che, isolate e chiuse in se stesse, cominciarono a voler accumulare ricchezza per essere pronte a lasciare il Paese. «Nel nostro piccolo – prosegue Mariano – con l’HIP e l’ANC abbiamo voluto essere dei catalizzatori per il cambiamento e la trasformazione. L’obiettivo era quello di rompere gli stereotipi in base ai quali i bianchi votavano la Democratic Alliance e i neri l’African National Congress. Si sono costruiti, dunque, dei ponti tra le varie comunità e l’ANC. Tutto ciò ha portato dei frutti, e le comunità, un tempo assai conservatrici, si sono progressivamente aperte alla società intera. Oggi ci proponiamo di avere un peso maggiore all’interno dell’ANC, ai vertici della politica, per partecipare alle conferenze politiche e rafforzare così il nostro ruolo». Mariano, dopo essere stato eletto presidente del Comites e membro del Comitato di Presidenza del Cgie presso il Ministero degli Affari Esteri a Roma, è stato insignito del titolo di Grande Ufficiale dell’Ordine della Stella della Solidarietà Italiana dal presidente della Repubblica italiana.
«Per far capire meglio qual è l’apporto che diamo alla nostra società, vorrei citare l’operato dell’ITALDEV SA, Italian South African Business for Social Development. L’associazione ha realizzato numerose opere a beneficio di tutta la comunità sudafricana: la ristrutturazione di un edificio della polizia; l’attivazione di borse di studio per giovani studenti d’origine italiana; la costruzione e il sostegno di una casa di riposo per anziani; la realizzazione di “Little Eden”, casa d’accoglienza per bambini malati; la costruzione di un campo sportivo in una zona disagiata di Johannesburg, Meadowlands a Soweto. E queste sono solo alcune delle iniziative di cui ci siamo fatti promotori per lo sviluppo e l’integrazione delle diverse comunità nella “nazione arcobaleno”. Il mio legame con l’Italia resta tuttavia fortissimo. Due o tre volte all’anno torno nella mia terra d’origine; una parte dei miei parenti vive ancora lì. Collaboro con la diplomazia italiana in Sudafrica e dunque mi sento intimamente legato all’Italia».

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017