Marny, una ragazza al comando
Mons
Di turisti italiani, a Mons ne arrivano pochi. Sarà perché il Belgio è lontano dall’idea di una vacanza esotica, o forse perché ricorda una pagina dolorosa della nostra storia. Del resto, in quest’angolo della Vallonia, regione francofona del regno di Alberto II, è facile coniugare le bellezze storiche con gli eventi della storia recente del Paese. Eventi che hanno avuto per protagonisti gli italiani con il loro oscuro lavoro nelle miniere e con il loro grande sacrificio, sublimato dalla tragedia mineraria di Marcinelle.
Oggi Mons ricambia, esibendo un’italianità trasversale, che si respira non solo tra le vie, ma anche nei punti nevralgici dell’amministrazione. A partire dal sindaco. Elio Di Rupo, originario del villaggio abruzzese di San Valentino, è stato deputato belga, nonché presidente della regione Vallonia. È uno dei figli di quei minatori che abbandonarono l’Italia anni fa, giungendo in Belgio per riscattare il proprio futuro, spesso a costo della silicosi. Nella città capitale dell’Hainaut ha fatto nascere, nel 1984, il Festival du Film d’Amour, una rassegna cinematografica quasi unica nel suo genere (ne esiste solo un’altra, a Verona) e che conta il maggior numero di edizioni consecutive.
Con i suoi circa 92 mila abitanti concentrati attorno alla Grand Place, Mons regala oggi al turista la splendida visione della Collégiale Sainte Waudru, una bella chiesa in stile tardogotico, oltre al Musée du Guerre e al Musée du Vieux Nimy. Ma regala soprattutto la freschezza giovanile di stampo italiano. Perfino la squadra di calcio ha un’impronta prettamente italiana. Presieduta dall’italo-belga Dominique Leone e allenata dall’ex calciatore della Juventus, Sergio Brio, la formazione locale conta tra le sue file molti ragazzi italiani che desiderano mettersi in mostra. Roberto Malusci, Roberto Mirri e Carlo Cardascio hanno scelto questo angolo di Belgio, circondato da una miriade di piccoli e grandi paesi che un tempo erano avvolti da nubi di fumo e smog. Alle miniere, chiuse da più di vent’anni e riaperte solo per le visite dei turisti, si è sostituito un progetto culturale che farà di questa città la capitale europea della cultura nel 2015. E tra i protagonisti di tale crescita culturale vi saranno sicuramente gli italiani.
Il progetto Emigranti
Magari proprio i giovani individuati dal progetto Emigranti, voluto dal sindaco di Abbateggio, Antonio Di Marco. Un’iniziativa che prevede l’individuazione di un referente in ognuno degli Stati in cui vivono gli emigrati del piccolo villaggio abruzzese in provincia di Pescara.
«Riconosciamo – spiega il giovane sindaco – nei referenti, nelle loro famiglie, nei discendenti e nelle loro comunità, una componente essenziale della società locale e una risorsa da attivare, attribuendole valori da sostenere e sviluppare».
Si contano oltre cinque mila cittadini del piccolo centro disseminati in almeno 12 Stati, tra Europa, Americhe, Australia e Sudafrica. «La nazione dove si registra la maggiore presenza è il Canada – continua Di Marco – dove sono oltre mille e cinquecento. Pertanto abbiamo iniziato da questo Paese per dare vita ad una Consulta permanente degli abbateggiani nel mondo».
Approvato nel 2005, il progetto Emigranti sta tentando di riunire in una sola associazione tutti gli emigrati di Abbateggio, intrecciando relazioni con i Paesi che li ospitano. Il primo polo è stato Amhestburg, in Canada, alla presenza di duecento compaesani. Quindi, questa prima Consulta ha stretto legami con Gretz, in Francia, città nella quale Antoine Di Pierdomenico è stato scelto come referente del progetto, con Lussemburgo, dove quel ruolo toccherà al responsabile della locale Confindustria, Antonio D’Onofrio, e infine proprio con la città di Mons.
Nella località vallone la delegazione italiana ha provveduto a nominare il direttivo del progetto, individuando i componenti in Antonio Di Pierdomenico, Gino Di Pierdomenico, Lorenzo Danese, Roberto Napoleone, Maria Pelaccia, Paola Di Pierdomenico, Nunzio Di Carlo, Donato Napoleone, Lorenzo Iezzi e Santino Di Pierdomenico.
Marny Di Pietrantonio
La carica di referente è stata, invece, affidata alla giovanissima Marny Di Pietrantonio. A lei spetterà il compito di raccogliere intorno al progetto le adesioni dei concittadini sparsi in tutto il Belgio. Ingegnere e architetto di appena ventotto anni, ricercatrice nel campo del risparmio energetico, Marny rappresenta il volto più fresco e più orientato verso il futuro della presenza italiana nel mondo.
«Sono nata a La Louvière nel 1982 – racconta – mentre mio padre è nato a Trazegnies. Ma i miei nonni erano emigrati da Roccamorice e Abbateggio. Come tanti altri italiani arrivarono in Belgio molto giovani, per cercare di costruire il loro futuro in questo Paese».
Appartenente alla terza generazione italiana, Marny non ha avuto particolari problemi nella sua infanzia, anche a causa dell’ascendenza belga materna.
«Tutta la regione dell’Hainaut accoglie tanti italiani e durante gli anni scolastici ho condiviso i banchi con amici belgi e italiani. Molti di questi ultimi sono oggi impegnati nell’amministrazione di questa Regione. Allo stesso modo non ho mai reciso i legami con l’Italia. Mia nonna vive in Italia e ho avuto la grande opportunità, grazie al progetto Erasmus, di studiare nella martoriata L’Aquila, in una facoltà che rappresenta un fiore all’occhiello dell’ingegneria italiana. Questa esperienza mi ha permesso di vivere profondamente la mia italianità, non come turista, ma inserendomi nel tessuto sociale e scolastico locale. Proprio in quegli anni mi sono riavvicinata alle radici abruzzesi e ho scoperto di essere molto legata a questa terra».
Ma non è solo la cultura e lo stile di vita italiano ad affascinare la giovane italo-belga scelta come referente del Progetto Emigranti. Anche i sapori e i profumi tradizionali della gastronomia italiana occupano un posto importante nel suo cuore.
«Mia madre – spiega – si è avvicinata alla cucina italiana grazie alla pazienza di una mia zia. In casa nostra si è sempre alternato il gusto francofono al piacere del cibo italiano. Oggi, dopo essermi riavvicinata al mondo italiano nel mio percorso umano e professionale, vorrei arricchire anche la mia cultura gastronomica, perché ritengo importante conoscere le varie sfumature di quest’arte capace di sedurre il palato».
Attenta a conservare entrambe le ricchezze culturali, Marny Di Pietrantonio non si è mai nascosta dietro la sua cittadinanza belga e ha sempre rivendicato la sua origine tricolore. «In tutta onestà – afferma – sento di avere una marcia in più rispetto ad altri colleghi di origine belga. È come se portassi in me una doppia ricchezza, cui attingere quando vivo in un luogo piuttosto che in un altro. I miei concittadini belgi hanno sempre detto di apprezzare la mia spontaneità, la franchezza e perfino la mia instancabile gestualità, che denota inequivocabilmente le mie origini».
«Credo molto nel progetto degli abbateggiani nel mondo – conclude Marny – e spero di poter contribuire con il mio impegno alla sua realizzazione, per far sì che la comunità italiana possa ritrovarsi attraverso i giovani, che non hanno vissuto lo sradicamento dal paese natale».