Mass media a servizio del bene comune

Oggi più che mai occorre un codice etico per le comunicazioni sociali che liberi l'intrattenimento e l'informazione dai vincoli del profitto, dell'audience e degli interessi di parte.
10 Marzo 2008 | di
Il ruolo dei Mass media, strumenti essenziali per garantire la libera circolazione delle idee e per promuovere gli ideali di solidarietà e giustizia, è il tema-chiave del messaggio di Benedetto XVI in occasione della Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali che si celebra il 4 maggio. Oggi i media hanno una potenzialità straordinaria, essendo divenuti «parte costitutiva delle relazioni interpersonali e dei processi sociali, economici, politici e religiosi» in atto nella società. Ma nello stesso tempo si trovano di fronte al rischio d’essere sottomessi alla logica del profitto, all’asservimento degli interessi dominanti, e alla ricerca a tutti i costi dell’audience per fini ideologici o partitici.
Un messaggio, questo, che può interessare anche i media per gli italiani all’estero nel loro ruolo di canali di comunicazione degli eventi più significativi che avvengono in Italia e nel mondo; di strumenti di sostegno del patrimonio storico-culturale dell’identità italiana; di stimolo per la promozione di rapporti e di iniziative tra l’Italia e i Paesi di residenza delle nostre comunità all’estero. Oggi i progressi dell’informatica permettono ai periodici, alle emittenti radiotelevisive e ai giornali web di porsi in contatto con i propri lettori o ascoltatori, vincendo i limiti dello spazio e del tempo: sviluppando un potenziale enorme che permette loro di tendere una mano a milioni d’italiani nel mondo.
Come operatori nell’ambito della comunicazione con l’altra Italia, non possiamo solo diffondere delle idee. Nel presentare eventi, tensioni partitiche (come può accadere in occasione di elezioni politiche), drammi sociali e tante esperienze positive di vita, noi ci poniamo «al servizio di un mondo più giusto e solidale», consapevoli dell’allarme lanciato da Benedetto XVI di essere oggi «al bivio tra protagonismo e servizio». Nel gestire le relazioni interpersonali e nel rispondere alle istanze di quanti ci interpellano, più volte sorge l’interrogativo se ciò che offriamo loro ha come riferimento i principi dell’etica dell’informazione oppure la logica del protagonismo, della tiratura o del maggiore ascolto. La comunicazione ci pone in dialogo, in una virtuale tavola rotonda con i nostri utenti, rifuggendo ogni imposizione di culture omologanti, e rispettando il patrimonio dei valori legati alla loro identità.
Il nostro è un compito informativo di grande responsabilità. Papa Benedetto XVI lo sottolinea con forza: «Proprio perché si tratta di realtà che incidono profondamente su tutte le dimensioni della vita umana (morale, intellettuale, religiosa, relazionale, affettiva, culturale), ponendo in gioco il bene della persona, occorre ribadire che non tutto ciò che è tecnicamente possibile è anche eticamente praticabile. L’impatto degli strumenti della comunicazione sulla vita dell’uomo contemporaneo richiama pertanto questioni non eludibili, che attendono scelte e risposte non più rinviabili».
Sta emergendo in tanti amici il rifiuto di media che calpestano la dignità della persona, contenitori di pubblicità ideologica e di aggressive volgarità. Ma allora – si chiede Benedetto XVI –, come è sorta una «bio-etica» per difendere i valori più sacri nel campo della medicina e della ricerca scientifica, perché non può aver significato una «info-etica» per orientare i mezzi di comunicazioni sociale nei servizi informativi sui processi scientifici e sulle ricerche nell’ambito dell’etica e dell’antropologia? Una proposta per porre l’informazione a servizio della persone, evitando che i media diventino «il megafono del materialismo economico e del relativismo etico, piaghe del nostro tempo».
Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017