Mastrini, un cuore selvaggio che suona al contrario

Genio precoce, istinto e tecnica musicale inimitabile, Mastrini ha scoperto le sue doti nella bottega del padre. Oggi vive in un eremo, e suona a piedi scalzi.
17 Febbraio 2010 | di

Perugia
Se avete un qualche talento musicale da spendere, e vi applicate con costanza al pianoforte – magari senza risultati troppo lusinghieri –, non temete se un giorno qualcuno dovesse dirvi che suonate come i gamberi. Perché potrebbe anche essere un complimento. Qualcuno ne ha fatto addirittura motivo del suo successo. Come Maurizio Mastrini, considerato uno dei pianisti e compositori viventi più innovativi nel consesso musicale e strumentale internazionale. Allergico ai riflettori della ribalta, Mastrini vive quasi in ritiro nel suo eremo in Umbria dove si concentra e si esprime la sua vita creativa. Riesce, infatti, a comporre e ad eseguire una sorta di musica incontaminata, pura, che trasmette al pubblico di ogni continente con vivacità e leggerezza. Con una particolarità unica al mondo: Mastrini esegue il repertorio classico al contrario, suonando gli spartiti dalla fine all’inizio. Sì, avete letto bene. Al contrario! Un’operazione artistica e tecnica che ha fatto emergere nuove e incredibili armonie; quasi un universo musicale parallelo che compositori di ogni epoca sembrano aver voluto regalare ai posteri, celandole tra le note di migliaia di pentagrammi prima d’ora mai eseguiti con questo originale approccio. E tutto è accaduto assolutamente per caso, o quasi. Una notte, Mastrini sogna il grande compositore tedesco Johann Sebastian Bach che lo invita a prendere il Preludio per Clavicembalo ben temperato, e a suonarlo dall’ultima nota alla prima. «Vedrai che troverai un nuovo brano, mi dice Bach – racconta Mastrini, ancora oggi incredulo –. E allora mi sono messo al pianoforte. Ed era vero! Così ho iniziato a cercare altri brani nascosti all’interno di motivi noti. È stato come andare dal rigattiere a comprare un mobile vecchio, piuttosto vissuto, e trovarci dentro, inaspettatamente, qualcosa di unico e particolare».
Nato a Panicale, in provincia di Perugia, Mastrini comincia ad avvicinarsi alla musica all’età di 8 anni. Suo padre è un fabbro, e nella sua bottega il piccolo Maurizio si diverte ad accompagnare la musica diffusa da un apparecchio radio che tiene sempre acceso. All’inizio il ragazzino suona, con pezzi di ferro rudimentali, batterie costruite con fusti vuoti di vernice. Colpito dal precoce interesse di Maurizio per la musica, suo padre lo affida a un insegnante che nel giro di due o tre mesi di lezioni, intuisce il talento e il potenziale musicale del ragazzo, sollecitandolo a iscriversi al Conservatorio.
«In ogni brano che suono – ci confida Mastrini – trovo un mondo nuovo. Dico solo che negli ultimi tempi ho suonato un autore contemporaneo che il grande pubblico conosce, Giovanni Allevi. Anche lui al contrario».
Ribattezzato «cuore solitario» per la sua vita un po’ lontana dai clamori della popolarità, ma che esprime una vitalità e una passione contagiosi, Mastrini compone musiche che sono state definite come «l’anello di congiunzione tra i canoni classici della musica e la nuova musica classica contemporanea, attraverso uno studio di ricerca colto ed emozionale, che si fonde, in alcune frasi, con la dodecafonia, ma senza recepire la durezza armonica di quest’ultima. Molte composizioni sono minimaliste. Altre hanno un’impronta matematica. Alcune contano pochissime note che fanno però sempre emozionare. Altre ancora, invece, presentano una tale abbondanza di suoni da far pensare a un’orchestra».
Il talento di Mastrini nasce da lontano. A 14 anni scrive una Messa in Latino, un’opera lirica, un Ave Maria eseguite anche in concerto. Si diploma al Conservatorio Morlacchi di Perugia perfezionandosi con il maestro Vincenzo Vitale. La sua vita musicale e artistica decollano immediatamente grazie a un’incredibile sequela di primi premi vinti a concorsi musicali nazionali e internazionali. Mastrini è richiestissimo in concerti e tournées sia in Italia che all’estero. E inizia a incidere i suoi Cd che registrano subito lusinghieri successi di vendite in tutto il mondo.
Quello che stupisce è che brani musicali concepiti e scritti per essere eseguiti così come noi tutti li conosciamo universalmente, rivelino invece una magia, una poesia e una sorta di seduzione così forte, anche quando sono eseguiti al contrario, come se esistesse davvero un altro mondo di suoni possibile, per lo più ancora inesplorato. Eseguire alla perfezione autori come Beethoven e Bach è solitamente molto difficile. Ma suonarli al contrario che cosa comporta? Anche sul piano eminentemente psicologico della sensibilità di un artista? «Diciamo che il primo aspetto è estremamente tecnico – rivela Mastrini –, nel senso che è un’abitudine che uno si deve costruire: quella, cioè, di leggere da destra verso sinistra; è un po’ come correre in autostrada in retromarcia. All’inizio sembra una follia perché, leggendo le note da destra verso sinistra, invece che da sinistra a destra, come avviene normalmente, le note che hanno un valore più lungo sono sempre collocate alla sinistra di ogni battuta. E l’occhio deve essere velocissimo a leggere subito la nota e a suonarla nel ritmo giusto».
Alla fine degli anni Novanta, Mastrini inizia a produrre e a portare in scena opere liriche «minori» come: La Finta Semplice di Mozart, Il Trionfo dell’Onore di Scarlatti, Il Marito Disperato di Cimarosa, il Falstaff di Salieri, il Giovedì Grasso e il Campanello di Donizetti. Nei suoi concerti esegue i classici: Chopin, Listz, Brahms, Beethoven, Scarlatti ma anche le sue composizioni. Il pubblico è sempre travolto dal suo estro, tanto che Mastrini mette sempre più spesso in programma la sua musica conquistando anche la critica che lo definisce «un grande tecnico con una sensibilità sopraffina». E con una particolarità altrettanto unica quanto quella di suonare al contrario: il maestro perugino si esibisce sempre a piedi nudi. Una scelta forse eccentrica? «Assolutamente no – replica Mastrini, sorridendo –. Io vivo in Umbria perché il mio mondo al contrario è nato in Umbria. Vivo di cose semplicissime che sono davvero la mia ricchezza. Devo tutto a questo lavoro concertistico, dunque è un dovere indossare il frac quando mi esibisco. Ma tengo sempre i piedi scalzi perché voglio avere un contatto diretto con lo strumento musicale: non solo con le mani ma anche con i piedi. Spesso e volentieri il suono lo si calibra con le mani, ma anche con l’aiuto dei pedali. Togliendo scarpe e calze, io ho una sensibilità che magari con le scarpe non riesco a ottenere. Provate a suonare un pianoforte con i guanti, e poi vedete se è la stessa cosa!».
Mastrini è ora in tournée, e si è già conquistato il cuore degli inglesi. L’ultimo eclatante successo lo ha raccolto in Inghilterra mentre stava registrando il suo ultimo album dal titolo Il mio mondo al contrario – Parte seconda inciso negli Air Studios di Londra. Mastrini suonava alla tastiera di un magnifico pianoforte Imperial, noto per il celeberrimo «Fa basso»: una sorta di Ferrari degli strumenti musicali, come sanno bene gli esperti. A fianco del suo studio di registrazione stava provando anche la famosa London Symphony Orchestra. «Avevamo lo studio prenotato per tutta la settimana – racconta ancora entusiasta Mastrini – ma io ho finito in cinquanta minuti: i primi cinquanta minuti del primo turno! Esco per ascoltare le registrazioni, e trovo i maestri della London Symphony Orchestra che erano rimasti lì con gli occhi sgranati ad ascoltare la mia esecuzione. E così quando mi hanno visto, mi hanno fatto un sacco di complimenti».
Nel 2001 Mastrini ha scritto l’opera lirica più breve al mondo: dura appena 3 minuti e 20 secondi! Sarà inserita nel Guinness dei primati con il titolo Il Bacio, su libretto di Sergio Tasso. L’opera sarà rappresentata per la prima volta nel 2011. Un’altra occasione per essere stupiti da questo genio che il mondo ha cominciato a invidiarci.

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017