Mercosur, l’altra Europa

07 Ottobre 1998 | di

                       
Un lento processo di integrazione può far decollare il mercato economico del Cono sud, nato sulle ceneri di nazionalismi e dittature che per decenni hanno frantumato il continente latinoamericano.
I  primi tentativi di integrazione regionale in America latina si incontrano negli anni Sessanta, sotto la spinta del successo ottenuto dalla Cee (l allora Comunità  economica europea). Il desiderio di emulare i risultati positivi ottenuti in Europa convinse infatti molti Paesi del continente americano a sviluppare analoghe forme di accordo commerciale: basti pensare, fra le numerose iniziative di quel periodo, all'Area di libero scambio dell'America latina, Lafta, del 1960, e al Mercato comune centro americano, Cacm, del 1961.

Le caratteristiche di questa prima fase sono molteplici. Innanzitutto gli accordi erano «orizzontali», comprendevano cioè solo Paesi simili tra loro per livelli di sviluppo economico e strutture di produzione (accordi Nord-Nord e Sud-Sud). Tali accordi avevano anche motivazioni diverse: quelli Nord-Nord, e in particolare la Cee, trovavano ragion d'essere sia in motivazioni economiche (cogliere le opportunità  di aumento del benessere offerte da un mercato allargato), che da motivazioni politiche (assicurare la pace e la coesione europea dopo le esperienze della seconda guerra mondiale e di fronte alla minaccia rappresentata dall'Unione sovietica), e culturali (preservare l'identità  culturale europea in un periodo storico che vedeva la caduta dell'egemonia europea nel sistema mondiale).

Negli accordi Sud-Sud, per contro, le motivazioni per l'integrazione erano prevalentemente di carattere economico. I Paesi partecipanti, generalmente economie «piccole», erano accomunati dal desiderio di uno sviluppo rapido basato su una strategia di sostituzione delle importazioni. L'accordo regionale doveva permettere loro di superare le ristrettezze nazionali che limitavano il successo di questa strategia e di gestirla invece in un mercato regionale più vasto.

Crollano le dittature e inizia l'integrazione

Per tre decenni, tuttavia, gli aspetti normativi presenti negli accordi di integrazione non furono accompagnati dalle condizioni reali necessarie per ottenere dei risultati concreti, sia per le difficoltà  che si incontravano per rendere compatibili le diverse strategie economiche sia per i sentimenti nazionalisti presenti nella maggior parte dei Paesi sia, infine, per il ricorrente quadro di instabilità  istituzionale che caratterizzava gran parte dell'America latina.

Il risveglio dell'interesse per l'integrazione latinoamericana negli anni Novanta nasce sicuramente dalle nuove situazioni che si sono affermate dopo la fine del periodo dei governi autoritari. Al giorno d'oggi, i tentativi di integrazione sono gestiti secondo le modalità  di interazione governativa proprie di sistemi politici democratici e pluralisti. La tendenza alla diminuzione delle rivalità  politiche e alla soluzione delle dispute territoriali, è il risultato della politica di pacificazione interna ed esterna.

Allo stesso modo contano le modificazioni della politica economica. La nuova ricetta di politica economica seguita dalla maggior parte dei governi latinoamericani comprende prudenza nella politica fiscale, privatizzazione delle attività  economiche, riforme nei settori finanziari - compreso un allentamento delle restrizioni nei movimenti di capitali, soprattutto per gli investimenti diretti - , promozione delle esportazioni assieme alla liberalizzazione delle importazioni: come si vede, una scelta del tutto nuova e non priva di rischi. Una scelta tipica di regimi democratici ma che richiede un grande impegno congiunto di tutti i Paesi latinoamericani per risolvere assieme le difficoltà  soprattutto del primo periodo di transizione.

Da qui la scelta dei Paesi del Cono sud (Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay) di unire i propri sforzi di crescita e di cambiamento all'interno di un importante accordo di liberalizzazione e di cooperazione regionale, il Mercosur (Mercato comune del Cono sud).

Come si diceva, il ritorno alla democrazia ha significato in tutti i Paesi membri dell'Accordo la necessità  di modernizzare anche il sistema economico, smantellando i monopoli e le protezioni, affrontando la concorrenza di sistemi produttivi più efficienti, realizzando le condizioni necessarie per una politica commerciale aperta verso il resto del mondo.

Un trattato che viene da lontano

I precedenti prossimi del Mercosur possono trovarsi nella Dichiarazione di Foz de Iguazù del dicembre 1985 e nella successiva firma degli Accordi per l'Integrazione argentino-brasiliana del 29 luglio 1986. Nel 1988 si giunse a un vero e proprio Accordo fra i due Paesi principali ai quali si aggiunse l'Uruguay e, dopo la caduta del dittatore Stroessner, il Paraguay. Si arrivò così il 26 marzo 1991 alla firma del Trattato di Asuncion che istituiva ufficialmente il Mercosur.

Il trattato istituiva una zona di libero scambio e un'unione doganale, e prevedeva, dopo la fine del periodo transitorio, il 31 dicembre 1994, la realizzazione del Mercado Comun del Sur. Gli obbiettivi richiamati dal Mercosur sono: la libera circolazione di beni, servizi e fattori produttivi tra gli stati membri; la fissazione di una tariffa esterna comune; il coordinamento delle politiche macroeconomiche e settoriali, e in particolare quelle inerenti il commercio estero, l'agricoltura, l'industria, il sistema monetario, il sistema fiscale, le dogane, i trasporti e le comunicazioni; la modifica delle legislazioni interne in contrasto con il processo di integrazione.

Come si vede, un impegno molto consistente che richiama in modo significativo l'esperienza dell'Unione europea. Del resto, proprio l'Ue ha manifestato un grande interesse per questa esperienza latinoamericana, giungendo a firmare un Accordo di cooperazione con il Mercosur alla fine del 1995. Si tratta di un accordo particolarmente importante anche se, per ora, più per le premesse che per le realizzazioni effettive. Certo non sarebbe corretto sostenere che il Mercosur è definitivamente decollato e costituisce una realtà  irreversibile nel panorama del sistema internazionale. Tuttavia, il successo ottenuto fino ad oggi può comunque essere testimoniato da alcuni dati: il commercio all'interno del Mercosur è passato da 4,1 miliardi di dollari del 1990 a circa 20 miliardi nell'ultimo anno. Gli investimenti diretti dall'estero sono passati da 2,5 a 5 miliardi di dollari per l'Argentina, dal 1991 al 1997, e da 0,8 a 9,5 miliardi per il Brasile. In particolare sono stati consistenti gli investimenti nel settore automobilistico, dove i principali produttori mondiali hanno individuato l'Argentina e il Brasile come sede ideale per nuovi impianti produttivi sia per ragioni di mercato interno che per la disponibilità  e la qualità  della manodopera, così come nel settore delle infrastrutture, in particolare le telecomunicazioni.

Cooperazione economica e identità  comune

Resta aperta una grande sfida, quella della crescita delle piccole e medie imprese, in particolare per il loro adeguamento al nuovo mercato aperto latinoamericano, soprattutto sul piano delle nuove tecnologie. Sul fronte delle tecnologie, infatti, anche se molte piccole imprese latinoamericane hanno dimostrato una notevole capacità  di avanzamento e di adattamento, normalmente realizzano comunque un processo di ammodernamento di tipo graduale; la maggiore sfida per loro, invece, nell'attuale contesto politico ed economico, è di realizzare un effettivo «salto» tecnologico verso un sistema totalmente differente dove le decisioni e le strategie aziendali dovrebbero essere basate più su sofisticati giudizi manageriali e di engineering piuttosto che sull'esperienza e sulle capacità  proprie dell'imprenditore.

Questo salto può essere fortemente aiutato da forme di cooperazione industriale per le quali le imprese e le strutture di assistenza, proprie dei sistemi di piccola impresa di alcune regioni italiane, sono uno strumento prezioso. Si tratta di una prospettiva assolutamente prioritaria anche per le piccole imprese italiane e degli altri Paesi europei. La cooperazione industriale, specie se rivolta ad aree con le quali esistono forti affinità  culturali - basti pensare all'origine italiana di moltissimi imprenditori di Argentina, Brasile e altri Paesi come Uruguay, Cile e Venezuela - e sostenuta da un'adeguata cooperazione per l'assistenza tecnologica, può diventare lo strumento chiave per una efficace politica di adeguamento di tutte le piccole imprese, di entrambe le aree, ai processi di internazionalizzazione dei mercati.

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017