Metamorfosi in un bit
In Italia, purtroppo, non si legge molto: più della metà della popolazione adulta non legge neanche un libro all’anno. Ed è un dato su cui riflettere: forse, per rendere un po’ migliore il nostro Paese, aumentare il numero dei lettori e dei libri che leggiamo servirebbe più di tanti dibattiti politici o televisivi. I libri, infatti, sono uno strumento prezioso di conoscenza e di riflessione. Basti pensare al fatto che il mondo in cui viviamo è, per molti versi, un prodotto della cultura del libro. Così, per fare solo qualche esempio, la nostra educazione scolastica è largamente basata sui libri di testo, e il nostro sistema economico è in un certo senso una complicata evoluzione dei libri contabili medievali. E il libro per eccellenza, la Bibbia, costituisce la radice comune non solo del cristianesimo ma anche della religione ebraica e di quella islamica, tanto da parlare di religioni (e di popoli) del Libro.
Ma la Bibbia non è nata sul supporto materiale al quale pensiamo oggi, pagine su carta stampate e rilegate: la Bibbia (in particolare, i libri dell’Antico Testamento) è nata quando supporti per la scrittura erano ancora le tavolette di argilla e i rotoli, e ha assunto la forma di codex, di libro rilegato, fra il I e il IV secolo d.C. Solo nel 1455, grazie a Gutenberg, è diventata libro a stampa.
Se riflettiamo su questa evoluzione, ci accorgiamo di una realtà sorprendente: il libro, che è per noi oggi tanto familiare da sembrare quasi un oggetto di natura, non è solo un prodotto culturale ma anche un prodotto tecnologico.
Questa considerazione ci aiuta a mettere nella giusta prospettiva anche le discussioni attorno al libro elettronico. Proprio perché il libro è anche un prodotto tecnologico, il fatto che la sua forma possa cambiare nel tempo non deve sorprenderci.
Oggi, la diffusione del personal computer e di internet offre ai testi supporti diversi dalla carta stampata e dai libri. La pagina è affiancata e talvolta sostituita dallo schermo, i caratteri stampati si trasformano in bit. Nuove forme di testualità (siti web, ipertesti…) si propongono come alternative alla struttura fondamentalmente lineare che caratterizza i saggi e i romanzi e, al contempo, nuovi canali di distribuzione via rete si propongono come alternative alle librerie tradizionali. La facilità di duplicazione e diffusione – anche pirata – dei testi elettronici sembra rappresentare un pericolo per le forme tradizionali di gestione dei diritti e dei ricavi economici. Nuovi supporti e strumenti di lettura richiedono competenze nuove sia agli autori, sia agli editori, sia ai lettori.
Insomma, il mondo del libro sta vivendo una rivoluzione, al cui centro c’è l’idea di libro elettronico. Ma cos’è, esattamente, un libro elettronico? E ne abbiamo davvero bisogno? In fondo, obiettano in molti, i libri a stampa funzionano ancora benissimo!
L’abc dell’e-book
Per capire meglio come stanno le cose, e perché quella dei libri elettronici non è una innovazione effimera, la prima considerazione da fare è che noi utilizziamo già il formato digitale per moltissimi tipi di informazione: ascoltiamo ormai la musica quasi unicamente in digitale, scattiamo le fotografie con macchine fotografiche digitali o telefonini digitali (e le guardiamo sul computer), giriamo in digitale i film e guardiamo televisione digitale, terreste o satellitare. Anche nel caso dei testi, dalle pagine web alla posta elettronica, dai messaggi sms agli scambi via social network, molta parte della comunicazione scritta passa ormai dal formato digitale. L’idea che solo il libro potesse restare immune da questa rivoluzione era evidentemente poco plausibile. Ma c’è di più: questa immunità sarebbe stata culturalmente rischiosa. I giovani di oggi, i cosiddetti «nativi digitali», vivono in un universo comunicativo largamente basato sui nuovi media e su internet: lasciare il libro completamente al di fuori dell’universo digitale avrebbe comportato il rischio di farlo percepire come qualcosa di estraneo, di marginalizzare il libro proprio tra le giovani generazioni.
D’altro canto non dimentichiamo che, anche indipendentemente dall’e-book, gli stessi libri a stampa sono già in qualche misura divenuti digitali: gli autori scrivono al computer, il testo viene inviato alla casa editrice via posta elettronica, corretto e rivisto sui computer dell’editore, trasferito ancora via rete al tipografo, impaginato in digitale, e stampato solo alla fine. Perfino la pagina che avete in mano è in sostanza un dispositivo di lettura per testi elettronici!
Non sorprenderà dunque il fatto che oggi comincino a diffondersi dispositivi digitali che sfidano il libro su carta anche come interfacce di lettura: tavolette comode e maneggevoli, simili a un libro nella forma, nelle dimensioni, nel peso, perfino nell’apparenza dello schermo. Fino a qualche anno fa, pensando ai computer da scrivania, si diceva «nessuno leggerà mai un romanzo su un computer». Oggi, i computer hanno acquistato molti volti diversi, e arrivano anche sotto forma di dispositivi per la lettura (i cosiddetti e-book reader): talmente simili a un libro, che si possono usare benissimo anche per leggere un romanzo in poltrona.
E-reader: chi è costui?
Ma come sono fatti questi dispositivi? Al momento, possiamo dividerli in due grandi famiglie.
La prima tecnologia è rappresentata dai dispositivi basati su carta elettronica, come il Kindle di Amazon, il Leggo di IBS, gli e-reader Sony. Il loro schermo non assomiglia a quello di un computer: è più simile a un foglio di carta patinata. In realtà, è basato su una sottile pellicola trasparente al cui interno si muovono – controllate da un microprocessore – microscopiche sferette bianche e nere, che costituiscono rispettivamente lo sfondo della pagina e l’inchiostro.
Questi schermi non emettono luce (quindi non stancano la vista) e assomigliano molto al libro tradizionale. Per ora sono solo in bianco e nero e non hanno la capacità di gestire filmati e animazioni, ma la carta elettronica a colori è già all’orizzonte.
La seconda tipologia è rappresentata dai tablet multimediali, come l’Apple iPad: anch’essi, non a caso, più o meno delle dimensioni di un libro. I tablet multimediali permettono di lavorare anche con immagini a colori e filmati, ma (proprio come lo schermo di un telefonino) emettono luce e si leggono male all’aperto.
In questo momento, nessuna delle due categorie – lettori basati su carta elettronica e tablet multimediali – riunisce tutti i vantaggi del libro: i dispositivi digitali sono più costosi, più fragili, richiedono batterie… Ma, passo dopo passo, stiamo riducendo gli svantaggi e aumentando i vantaggi. E la possibilità di conservare su un unico dispositivo migliaia di volumi diversi (e acquistarne via rete in ogni momento) rappresenta già oggi un vantaggio particolarmente rilevante. A questo si aggiungeranno le nuove prospettive della multimedialità: se, infatti, non è davvero probabile, né auspicabile, che venga meno la centralità della scrittura (pochi strumenti sono più flessibili ed espressivi delle parole!), in alcuni casi il supporto di filmati e animazioni può essere prezioso. Pensate, ad esempio, ai libri per la scuola, che permetteranno di vedere modelli animati di atomi e molecole, il movimento dei pianeti, il filmato di un fiore che sboccia o di una città lontana…
Accanto alla multimedialità, nuove prospettive sono offerte anche dall’interattività: possiamo ricercare un nome o un passaggio, o controllare immediatamente la definizione o la traduzione di un termine. E già oggi alcune di queste «tavolette per la lettura» permettono di selezionare e inviare agli amici passi e citazioni dei libri che stiamo leggendo, attraverso la posta elettronica o i social network come Facebook. Certo, non tutto quel che luccica è oro: dovremo sempre tener presente che, proprio come il valore di un libro a stampa non è nella rilegatura ma nel contenuto, anche il valore dei nostri e-book sarà nel contenuto. Il compito veramente importante è, oggi come nel passato, in digitale come su carta, selezionare e leggere libri che ci dicano qualcosa di importante.
Eliber alla Fiera di Torino
Sarà presentato venerdì13 maggio, alla prossima Fiera del libro di Torino (ore 14.00 presso lo stand di Messaggero Distribuzione, MD). Si tratta di Eliber, prima piattaforma cattolica del libro digitale.
Eliber è una sigla che indica un’impresa editoriale espressa da un Consorzio di tre membri che si sono uniti in partnership, in stretto rapporto di collaborazione (si tratta, infatti, di società consociate e già abituate a fare sinergia): «Messaggero di sant’Antonio», «MD» (società di distribuzione di libri tra le maggiori in ambito cattolico sul territorio italiano), «Antonianum», alias Libreria del Santo, che dal 2007 è la prima libreria cattolica di vendita di libri on line ed è anche la piattaforma di supporto all’impresa.
«Eliber – ha commentato padre Ugo Sartorio, presidente del Consorzio – è un’iniziativa capace di dire tutta la vitalità dell’editoria religiosa che, per quanto sia una nicchia nel grande mercato librario, è senza alcun dubbio una nicchia qualificata e significativa. Il mondo cattolico, e il “Messaggero” in particolare, è da sempre attento agli sviluppi della tecnologia, è interessato e curioso per ogni novità che dice possibilità di veicolare un messaggio evangelicamente qualificato. Ritengo quindi che il libro cattolico abbia particolari chances se collocato su una piattaforma digitale».
Al lancio dell’iniziativa hanno aderito alcune tra le principali editrici cattoliche: Cantagalli, Città Nuova, Edizioni Paoline, Elledici, Libreria Editrice Vaticana, Marcianum Press e Queriniana.
Oltre ai libri, Eliber distribuisce anche riviste teologiche e di attualità religiosa in formato Pdf o ePub, per intero o per singoli articoli. «Un’occasione e una novità – sottolinea ancora padre Sartorio – per gli studiosi nei diversi settori».
R. M.