25 Settembre 2014

Miracoli a portata di sguardo…

Francesco ci impegna a far sbocciare fiori in carne e ossa attorno a noi. Sfiorando con le labbra e accarezzando con lo sguardo gli uomini e le donne che incrociamo sul nostro cammino. Trasformando «poveri uomini» in «poveri cristi».

Le storie vivono di vita propria. Tu le metti al mondo, ma poi esse se ne vanno di casa, si emancipano senza neppure ringraziarti. Si comportano come il secondogenito della famosa parabola evangelica (Lc 15,11-32): s’infagottano la parte che spetta loro, se la mettono a spalle, e vanno a dilapidarla ovunque ci sia qualcuno disposto ad ascoltare. Così, a san Francesco capita un qualcosa che è lo stesso santo a ricordare come giro di boa nella sua vita: l’incontro con il lebbroso nella piana di Assisi. Capita anche che lo stesso episodio venga narrato da chi, dopo di lui, ne scrisse la vita per noi posteri. Ma qui, appunto, la cosa «si ingrippa». Tommaso da Celano, anch’egli frate francescano, che compone una prima biografia a pochissimi anni dalla morte di Francesco, ce la racconta così: «Nel tempo in cui aveva già cominciato, per grazia e potenza dell’Altissimo, ad avere pensieri santi e salutari, mentre era ancora mondano, un giorno incontrò un lebbroso: fece violenza a se stesso, gli si avvicinò e lo baciò». Punto. Non c’è nulla di miracoloso, solo l’incontro, a quei tempi del tutto possibile, con un lebbroso.



Man mano che passano gli anni, e aumentano i libri, si amplifica l’atmosfera spirituale e straordinaria che aleggia attorno all’episodio. Già lo stesso Celano, una ventina d’anni dopo, infioretta così: Francesco, dopo aver baciato il lebbroso e avergli donato un denaro, «subito risalì a cavallo, guardò qua e là – la campagna era aperta e libera tutt’attorno da ostacoli –, ma non vide più il lebbroso». E giusto per incanalare le nostre fantasie, un altro autorevole biografo francescano, san Bonaventura, qualche anno dopo ancora, ci ragguaglia sul fatto che per Francesco il lebbroso è Cristo crocifisso, che «ha assunto l’aspetto spregevole di un lebbroso». Morale della storia: Francesco ha baciato Cristo. Insomma, chi era davvero quel lebbroso? E Francesco, chi ha baciato? Evidentemente io non lo so. Ma se fosse che e l’uno e l’altro hanno ugualmente ragione? Voglio dire, mi ha sempre attizzato immaginarmi che il miracolo non sia avvenuto prima ma dopo. Mi spiego. Quel lebbroso è un vero lebbroso: ha tutte le purulenti piaghe che la sua malattia comporta. Con l’aggiunta di sporcizia e puzza, nonché disprezzo e paura da parte degli altri. È un reietto, costretto a vivere al di là dei margini stessi della vita civile. Gli era successo qualcosa di tremendo, di cui lui stesso era forse all’oscuro, ma che ne faceva la somma di tutti i mostri che si agitano in noi. Aveva un nome. Era figlio, seppur sventurato, di un padre e di una madre.



Ma succede che Francesco si chini proprio su quel lebbroso. Il suo bacio fa diventare quel lebbroso Cristo! Come se lo risvegliasse in lui, lo liberasse dalle bende infette che finora lo avevano insalamato come un cadavere. Cristo era già lì, nel lebbroso, non c’è dubbio su questo. Ma c’era bisogno che un fratello lo riconoscesse e glielo proclamasse. E così quel lebbroso è allo stesso tempo se stesso e Cristo! In un gioco di specchi, o di neuroni-specchio come amerebbero dire oggi i neuroscienziati, che è forse il senso di tutta la nostra avventura umana. All’interno della quale se tu ti chini su di me, vedrai il tuo vero volto; e se io mi chino su di te, vedrò il mio vero volto. Diversamente è faccenda di schizzati, «gente che ha un ascensore nella testa e una scala a pioli nel cuore», come cantano i Marta sui tubi. Francesco ci impegna a far sbocciare fiori in carne e ossa attorno a noi. Sfiorando con le labbra e accarezzando con lo sguardo gli uomini e le donne che incrociamo sul nostro cammino. Trasformando poveri uomini in poveri cristi. E se me lo dice lui, so di potermi fidare. Lui che dalla terra – dove s’appoggiavano saldi i suoi piedi – fino alla testa, era basso; ma dalla testa in su, accidenti se non era altissimo!

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017