Morante, il diplomatico mecenate

Fine appassionato e cultore di letteratura e teatro, Morante ha migliorato, negli ultimi anni, la qualità dei servizi erogati dalla nostra rappresentanza nella capitale britannica.
10 Marzo 2008 | di
londra
Al Consolato italiano di Londra, i telefoni squillavano (e squillano) ininterrottamente. È per questo che, da qualche tempo, il centralino è stato automatizzato in modo da smistare le chiamate ai vari uffici. Un piccolo passo in avanti per venire incontro alle esigenze della comunità italiana, circoscrizione con circa 100 mila iscritti all’Aire, l’Anagrafe per i residenti all’estero, che fa riferimento al Consolato per ogni aspetto legale e burocratico legato all’emigrazione. Ma questa è solo una tra le migliorie introdotte dal console David Morante che, dopo oltre tre anni dal suo insediamento, traccia un bilancio della propria attività: «Sono stati anni ricchi di avvenimenti belli e tristi sia per la Gran Bretagna che per l’Italia. Ma, a pensarci bene, quali anni non sono importanti?». Forse egli tende a ridimensionare il fardello che ha dovuto accollarsi durante il suo mandato, già di per sé oneroso come console generale di una delle colonie italiane più numerose al mondo, avendo egli dovuto affrontare gli attacchi terroristici alla metropolitana di Londra, le prime votazioni degli italiani all’estero, il taglio dei fondi governativi che hanno imposto un ridimensionamento del personale nonché la visita di due presidenti della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi e Giorgio Napolitano, per citare solo alcuni tra gli avvenimenti più importanti degli ultimi anni.
David Morante, figlio di un noto avvocato grossetano scomparso recentemente, e fratello dell’attrice Laura, è sempre riuscito a superare ogni difficoltà con ironia, laddove fosse possibile applicarla, e con il giusto coinvolgimento emotivo che lo ha reso popolare e molto amato da tutti coloro che hanno potuto conoscerne direttamente le alte qualità umane e professionali. È il caso di una ragazza emiliana, addetta al settore marketing di una multinazionale britannica, vittima degli attacchi terroristici del 7 luglio 2005 a causa dei quali riportò gravi ferite. Fu proprio grazie all’interessamento del console generale se ella poté usufruire delle cure dei migliori medici italiani. La testimonianza è nota in quanto tratta da internet dal momento che il console, schivo per natura nel parlare di se stesso e del suo lavoro, tende piuttosto ad estendere ogni merito al proprio team, al quale va la sua gratitudine per l’impegno profuso in ogni circostanza. «L’unica spiegazione (al funzionamento della complessa macchina consolare, ndr) – afferma il console – è un grandissimo impegno del personale. Speriamo che si possa fare altrettanto in futuro». A coadiuvarlo nella sua attività sono stati due viceconsoli, Giovanna Piccarreta e Paola Cogliandro, le due prime donne a ricoprire una carica di questo genere a Londra: «Ho avuto spesso diplomatici donne – ci dice – sia come collaboratori che come superiori. Non ho notato alcuna differenza rispetto agli uomini. Le difficoltà delle nostre diplomatiche, credo, riguardano semmai i mestieri dei mariti o dei partner, al momento di trasferirsi in una sede estera. Ma il futuro, facendo un gioco di parole, è “roseo”: all’ultimo concorso diplomatico sono state promosse dieci donne su un totale di venticinque».
La sede del Consolato d’Italia a Belgrave, un prestigioso quartiere del centro, soffre da tempo del problema dello spazio, decisamente poco idoneo sia ad ospitare il pubblico che si riversa numeroso ogni giorno nelle sacrificate sale d’attesa, sia per gli impiegati che, specie in tempo di elezioni, devono sfruttare ogni angolo disponibile a scapito di chi vi lavora quotidianamente. Il problema è ora finalmente in via di soluzione, e il Ministero degli Affari Esteri ha autorizzato la ricerca di una nuova sede.
Il console, comunque, continua il suo lavoro che, assecondando una passione personale, si è spinto al di là dei propri doveri istituzionali, specie nella diffusione della nostra lingua, del nostro teatro e della nostra letteratura. «Credo – continua Morante – che la voglia di diffondere la nostra cultura e la nostra letteratura sia un effetto diretto della mia esperienza all’estero. Senza conoscere nulla dei nostri autori classici, medievali e moderni, è impossibile per uno straniero, per quanto colto, capire il nostro Paese». E, infatti, non c’è pressoché programma culturale italiano in cartellone a Londra che non lo veda coinvolto come spettatore o, qualche volta, come attivo partecipante. Drammaturgo e poeta lui stesso, ha recentemente collaborato a mettere in scena a Londra un suo riadattamento de La Spia di Bertolt Brecht e L’Ascensore, opera comica basata su un episodio accaduto a Himmler (dopo la Seconda Guerra mondiale), e ha fondato un’Associazione per la diffusione di opere italiane contemporanee.
«L’Associazione – ci dice – procede bene, e vi sono tante altre iniziative in fase di lancio, tra cui un premio per la musica e le arti figurative. Se non tutte le idee vengono realizzate, è semplicemente perché devo dedicare quasi tutto il mio tempo alle attività più strettamente consolari, che in fondo sono quelle per cui ricevo un salario». Attività così disparate che non è possibile elencarle tutte. Chi potrebbe immaginare, per esempio, che il Vesuvius, un violino di Stradivari appartenuto al compositore Remo Lauricella e, per complicate vicissitudini finito nelle mire del fisco inglese, è tornato a Cremona proprio anche grazie all’intervento del console? Per non menzionare la sua assidua presenza a feste e ricorrenze di ogni genere, tra cui quella dedicata ai defunti presso il cimitero militare di Brookwood dove riposano alcune centinaia di nostri soldati. Un impegno a tutto tondo, dunque, che lo ha portato a conoscere da vicino le varie tipologie dei nostri connazionali di cui gli chiediamo pregi e difetti: «Sono certo che lei non chiederebbe a un padre di citare i difetti dei propri figli e quindi mi permetta di indicare soltanto i pregi della nostra comunità. Sono quasi tutte persone venute qui per lavoro, senza alcuna garanzia per il futuro e quindi dotate di grande coraggio. In un Paese in cui la raccomandazione conta ben poco, si sono affermate solo per le loro qualità, e avendo come concorrenti…tutte le altre nazioni del mondo!».
Pur essendo abituato alla vita «errante» del diplomatico (David Morante ha anche ricoperto un’alta carica presso l’Unesco a Parigi, fino al 2004), per lui non sarà facile cambiare ancora una volta destinazione, magari lasciando ai successori il compito di proseguire le tante iniziative avviate, oltre al consolidamento del lavoro consolare. A confortare il console generale c’è senz’altro la gratitudine di chi gli deve qualcosa personalmente, e di chi lo ha potuto ammirare per il suo impegno che ha travalicato i suoi doveri istituzionali e del quale resterà memorabile traccia per quelli che verranno.
Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017