Myrtleford, «stella alpina» d’Australia
Quando si pensa all’Australia vengono in mente vastissime zone desertiche o foreste tropicali. Ma in questo continente, in parte misterioso e inesplorato, vi sono regioni che assomigliano molto alle ridenti vallate delle Prealpi italiane. Una di queste regioni è il nord-est dello Stato del Victoria. Qui le cittadine di Myrtleford, Bright e Mount Beauty con una corona di piccoli villaggi, formano l’Alpine Shire, la Contea Alpina, con una amministrazione comunale che abbraccia un territorio grande come una provincia italiana. Il sindaco è Antonino Mautone, alla quarta esperienza come primo cittadino.
La comunità italiana nel comprensorio prealpino è molto numerosa. Nel lontano 1861 nello Stato del Victoria vi erano già 6 mila italiani. Era l’epoca della scoperta dell’oro e quindi affluirono nella regione mineraria di Ballarat e Bendigo molti avventurieri in cerca di fortuna; ma vi erano anche contadini, boscaioli, manodopera generica per costruire strade e villaggi. Non vennero con il passaporto italiano, avevano dei documenti rilasciati dall’Impero Austro Ungarico, dai Borboni di Napoli e Regno delle Due Sicilie, dal Granducato di Toscana o dallo Stato Pontificio. Ma erano tutti riconosciuti come italiani perché quella era la terra di origine. Nel 1885, a soli 24 anni dalla proclamazione dell’Unità d’Italia, veniva pubblicato «L’Italo- Australiano. Rivista mensile, organo degli italiani sparsi per le terre Oceaniche», una perla della stampa italiana all’estero. Si legge nella prima pagina: «Scopo del giornale è promuovere relazioni amichevoli e commerciali tra l’Italia e l’Australia, tenere alto il prestigio degli italiani in modo che l’Italia non abbia ad arrossire d’aver dato loro la vita e l’Australia non abbia a pentirsi d’averli ospitati».
Le origini di Myrtleford
Quella di Myrtleford è la comunità italiana più rappresentativa dell’Alpine Shire. Persino il sindaco, Antonino Mautone, è un italiano originario di Ceraso, in provincia di Salerno; prima di emigrare in Australia nel 1966 a bordo dell’«Achille Lauro», Mautone aveva fatto per due anni il carabiniere. Ora è alla guida di un Comune di 14 mila abitanti, formato da 38 gruppi di diverse nazionalità; il 30 per cento della popolazione è di origine italiana.
Myrtleford, infatti, conta 3.500 connazionali. Qui i gruppi regionali sono tutti rappresentati, specie quelli di Sicilia, Calabria, Veneto, Trentino e Friuli; anche se non mancano campani, toscani e abruzzesi. La cittadina fu fondata nel 1837; nella seconda metà dell’800 probabilmente vi erano già alcuni insediamenti di italiani. Ai primi del ‘900 iniziò un flusso migratorio costante di connazionali verso Myrtleford, che stava diventando sempre più un centro agricolo importante.
Le associazioni italiane
Negli anni ’60 nacquero associazioni e circoli come i «Vicentini nel Mondo», «Trevisani nel Mondo», «Trentini nel Mondo». Più di recente: «il Gruppo Folcloristico Trentino», «l’Associazione calabrese», «il Gruppo Alpini», «il Coro delle Montagne». «Il nostro circolo – afferma Sebastiano Revrenna, presidente da 25 anni dei vicentini – è formato da 100 famiglie. Ci occupiamo di mantenere vive le tradizioni della nostra terra: il valore della famiglia, le feste religiose, la lingua italiana (e ancor più il dialetto), la cucina, le canzoni». Una cosa sta molto a cuore a Revrenna: poter documentare la vita dei pionieri vicentini in questi lontani angoli d’Australia. «Erano venuti senza la minima idea di quanto lontana e inospitale fosse questa terra. Hanno lavorato e, con enormi sacrifici, hanno potuto acquistare grandi proprietà per la coltivazione del tabacco; ma sono rimasti bloccati in questo Paese e non sono mai riusciti a tornare in Italia. Non per mancanza di denaro, ma per l’impossibilità di abbinare una lunga assenza agli impegni di lavoro. Fino agli anni Settanta si viaggiava con la nave e ciò significava due mesi per l’andata e il ritorno. Non avevano alternative: o rientrare definitivamente in Italia o rimanere in Australia. Le vacanze, il turismo erano utopie. Oggi quegli anziani, nostalgici del loro Paese, meriterebbero che la loro storia fosse raccontata e scritta, in segno di gratitudine, affetto e ammirazione».
Franco Dondio, consultore della provincia di Trento per l’Australia, dice: «I trentini sono stati certamente affascinati dai dintorni di Myrtleford. D’inverno sulle montagne vi sono piste da sci; i boschi offrono sentieri suggestivi per camminate e percorsi ciclabili; i ruscelli sono pescosi. Il richiamo alla Valsugana, alla Val di Non e alla Val di Sole è forte. Il Circolo Trentino è stato fondato nel 1966 e da allora ha costituito un punto di riferimento anche per i trentini di Adelaide, Melbourne e Sydney».Un altro ente che bene esprime l’animo artistico degli italiani è «il Coro delle Montagne» che unisce connazionali di varie regioni e partecipa a competizioni e manifestazioni canore.
La «Fiera Festival»
Da tre anni Myrtleford organizza a maggio la «Fiera Festival». L’edizione di quest’anno ha avuto un grande successo, attirando più di 3 mila persone. La manifestazione è iniziata con una solenne messa in onore di sant’Antonio di Padova e la processione con la statua del Santo portata dagli Alpini.
È stata poi la volta dell’«Italian Connection Trophy», un ormai tradizionale rally italiano da Sydney a Melbourne, giunto alla quarta edizione, che è passato per Myrtleford con 18 automobili italiane: dalle mitiche Cinquecento alle Alfa Romeo. Risate e applausi hanno accompagnato anche la corsa dei baristi. L’aspetto gastronomico ha attirato più di altri la folla dei turisti. Ha incuriosito molto il rispetto della tradizione di fare il vino pigiando l’uva con i piedi, dentro grandi tini. È stata poi organizzata la manifestazione «Nonni in cucina». A esibirsi sono stati un gruppo di nonne (e un nonno) che ha mostrato come preparare piatti tipici di cinque regioni italiane. La District Historical Society ha organizzato una mostra fotografica della collezione della famiglia Bianco. Vi sono state esibizioni di cori, tornei di calcio, gare di bocce, ecc.; una vera immersione nell’autentica, semplice, spontanea, vivace Italia di provincia.
A questo festival farà eco a novembre, nella vicina King Valley, «la Dolce Vita Festival»; qui le aziende vinicole apriranno le porte ai turisti per assaggi di vino, pranzi, cene, canti e balli.
Commentando ciò che si leggeva su «L’Italo-Australiano» del 1885, possiamo dire con orgoglio che l’Italia non avrà mai da arrossire d’aver dato la vita a questi suoi figli lontani e l’Australia non si pentirà mai d’averli ospitati. Anzi!