Natale di grazia

Stupore e mistero possono riconsegnarci il vivido messaggio e l’identità di Cristo davanti a quel presepe che è segno e simbolo della nostra cultura e tradizione.
17 Novembre 2003 | di

Il tempo liturgico dell";Avvento ci prepara ancora una volta alla celebrazione delle festività  natalizie. È il tempo più favorevole per rivivere il mistero dell";incarnazione e della nascita del Signore nell";intimità  delle nostre famiglie e negli incontri liturgici comunitari. Leggendo i passi dell";Antico Testamento che preannunciano il sacro evento, e il racconto della nascita di Gesù degli evangelisti Matteo e Luca, siamo sempre colti da stupore e commozione. Una commozione che ritroviamo nell";apostolo Paolo quando, riflettendo sul Verbo incarnato, scrive che «pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, ma spogliò se stesso assumendo la condizione di servo» Fil. 2,5. Nasce, infatti, nella povertà  di una grotta, da una Vergine Madre che a Betlemme non ha trovato nessuna accoglienza. Però, fin dai primi attimi della sua esistenza terrena, egli diviene rivelazione della tenerezza di Dio Padre.
Il Natale è apparizione dell";umanità  del Figlio e rivelazione della benignità  di Dio Padre all";uomo, soprattutto se provato dal dolore, dallo smarrimento o dall";angoscia. Tutto ciò che Dio vuole manifestare agli uomini è compreso nel mistero della nascita del suo Figlio; negli eventi della sua vita a Nazareth; negli anni trascorsi annunciando il vangelo e sanando tante sofferenze umane lungo le strade della Palestina; nell";offerta della vita sul Calvario per salvare gli uomini e nella sua risurrezione da morte. «Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia», scrive san Giovanni nel prologo del suo vangelo (Gv 1,16).
Ogni contatto con questa divina umanità  che diviene in noi «grazia», continua a riempire di stupore quanti, cristiani o no, si accostano all";evento del Natale. Ci aiutano ad approfondirne il significato e la lettura delle Scritture; la partecipazione alle celebrazioni liturgiche; le tante memorie legate alle tradizioni e alla nostra identità  trasmesse nei momenti familiari vissuti davanti al presepio o all";albero del Natale, che ne diviene «segno» se viene arricchito da una significativa rappresentazione della nascita del Salvatore. Un bambino cristiano si differenzia dai suoi coetanei non cristiani, proprio per aver ammirato con stupore la nascita e l";infanzia di Gesù, scrive Charles Péguy. Ma questo vale anche per noi adulti.
Ricordo la grande risonanza che ebbe nel dicembre dell";anno scorso, in Italia e all";estero, la lettura del canto trentesimo del Paradiso de La divina commedia di Dante, da parte dell";attore - regista Roberto Benigni. Un ingegnere tedesco, esperto nel settore della comunicazione, mi confidava che la trasmissione, seguita da milioni di persone, sia stato un momento di alta cultura e di profonda riflessione spirituale, tanto da essere da lui giudicata la più importante trasmissione televisiva italiana dell";anno. Benigni apparve particolarmente attratto dal mistero della maternità  divina della Vergine Maria: «Nel ventre tuo si raccese l";amore/per la cui caldo ne l";etterna pace/così è germinato questo fiore».
Se sappiamo recuperare l";innocenza dei bambini, lo stupore davanti al mistero del Natale diviene pienezza di grazia; le emozioni per un evento accaduto duemila anni fa, si trasformano in un";esperienza di fede che accende l";amore e ravviva la vita.
Sono riflessioni cariche d";intimità  che ci aiutano ad andare controcorrente, sommersi come siamo da una mentalità  consumistica che privilegia gli acquisti, in questi giorni che precedono il Natale, dimenticando le motivazioni spirituali del dono. L";alternativa è di trasformare i giorni natalizi in momenti più prolungati d";incontro familiare, di riflessione e in atti di solidarietà  verso quanti vivono in situazioni di povertà  e solitudine. Frastornati dalle tante «cose», come le vacanze natalizie da organizzare, rischiamo di non accorgerci della venuta del Signore, rinnovando la non accoglienza di Betlemme a una madre che stava per partorire suo figlio.
Solo alcuni pastori, poveri ma vigilanti, percepirono l";annuncio degli angeli e, sotto la guida della stella, si posero in cammino verso la grotta santa. Sul loro esempio, anche noi vogliamo rimanere in un atteggiamento di vigilanza e di trepida attesa per accogliere i segni dell";evento e intraprendere un cammino che ci conduce a Gesù, rivelazione della tenerezza di Dio. Buon Natale, cari amici, a nome di tutti i frati della Basilica del Santo e del Messaggero di sant";Antonio.

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017