Natale, mistero e profezia
Natale ritorna come celebrazione di uno dei più grandi misteri della nostra fede e come una festa ricca d";ispirazione religiosa e di profondi significati umani. Celebriamo la nascita del Signore Gesù: festa dunque della vita, manifestazione di una luce che brilla nel segno della stella "; nella notte dei tempi. L";Emmanuele entra infatti nella storia dell";umanità e in ogni storia personale, per far rinascere germi di speranza, per far emergere i significati della povertà e dell";umiltà che hanno caratterizzato la sua nascita a Betlemme. La Vergine Maria lo «avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia perché non c";era posto per loro nell";albergo», narra l";evangelista Luca (2,7). Ma quella grotta divenne subito, per i pastori e i magi, meta di un cammino di fede, sotto la guida degli angeli e dei segni celesti.
A noi, oggi, il Natale rivolge un forte messaggio: ci rende pellegrini ai luoghi della Terra Santa, noi stessi santificati dalla nascita e dalla vita pubblica del Signore, e spiritualmente vicini ai popoli dei Paesi del Medio Oriente, dell";Asia e dell";Africa, dove il messaggio di pace annunciato dagli angeli nella Notte Santa, non trova accoglienza. Sembra che il mondo politico e le istituzioni internazionali non riescano a risolvere il problema dei palestinesi che si trascina da decenni, e siano incapaci di porre rimedio agli atti di terrorismo e alle radici della guerra che costituiscono una delle grandi sfide dell";attuale momento storico.
Giovanni Paolo II nel messaggio inviato all";incontro delle religioni, organizzato nello scorso settembre dalla diocesi di Milano e dalla Comunità di Sant";Egidio, scriveva: «Il mondo sta forse abbandonando la speranza di raggiungere la pace? Si ha a volte l";impressione di una progressiva assuefazione all";uso della violenza e allo spargimento di sangue innocente. C";è bisogno del coraggio di globalizzare la solidarietà e la pace. La guerra è da considerarsi sempre una sconfitta della ragione e dell";umanità ».
Le condizioni di ingiustizia, le sciagure provocate dagli odi che contrappongono etnie di razza e di religioni diverse, i fenomeni persistenti di fame e di malattie endemiche che attanagliano intere popolazioni in territori sottosviluppati, sono radici che alimentano la violenza e compromettono ogni tentativo di pace duratura. Di fronte ai dati significativi sulle povertà "; come il miliardo e 101 milioni di contadini che devono sopravvivere con meno di un dollaro al giorno "; il mondo attende da Paesi e Istituzioni che detengono il potere politico e commerciale mondiale, dei progetti di solidarietà e non, invece, atteggiamenti di chiusura e difesa protezionistica.
Quale futuro possiamo progettare, noi cristiani, per incidere sulla storia del pianeta? Quali iniziative politiche e sociali possiamo proporre constatando l";attuale fase di declino del mondo occidentale e l";emergere di nuovi Paesi-continente "; come la Cina, l";India o il mondo arabo "; con le loro risorse economiche, tecnologiche e con le loro culture? Uno degli inviti più forti della parola di Dio è di comprendere i segni dei tempi. Ci sono segni di speranza e di salvezza, nonostante gli episodi terroristici che ci inquietano. Ma potremo comprendere questi segni ed esserne portatori se avremo il coraggio di «globalizzare la solidarietà e la pace», facendoci eco della profezia della non violenza. Ciò significa, come sottolineano i vescovi italiani nel documento Educare alla pace : «aiutare la politica ad affermare la sua autonomia da ogni ideologia della guerra, dal fondamentalismo del ";mercato armato";, dalla logica distruttiva sempre unilaterale delle armi». Don Tonino Bello, un profeta della pace, scriveva: «Come nei primi tempi del cristianesimo i martiri stupirono il mondo per il loro coraggio, così oggi la Chiesa dovrebbe fare ammutolire i potenti della terra per la fierezza con cui, noncurante della persecuzione, annuncia senza sfumature il vangelo della pace e la prassi della nonviolenza». Solo così le comunità cristiane diventano protagoniste ed eco dell";annuncio di pace degli angeli a Betlemme.
Dopo la Notte Santa, le feste si susseguono fino all";Epifania: ma non possiamo lasciare posto alla mediocrità , a tutto ciò che è espressione di superficialità e consumismo. Se padre David Maria Turoldo fosse ancora tra noi, ci ripeterebbe l";esortazione che soprattutto oggi c";è bisogno di preghiera «come atto liberatorio e salvifico, come garanzia di umanità , come realizzazione della vera dimensione umana».
In questo contesto spirituale, e con l";impegno di un particolare ricordo nella preghiera, unito ai confratelli del Messaggero di sant";Antonio, rivolgo a tutti i lettori l";augurio più sincero affinché le celebrazioni natalizie rappresentino per voi e per i vostri familiari una crescita in spiritualità e grazia, e l";occasione per sperimentare i segni della bontà e dell";umanità del Salvatore Gesù.