Per non dimenticare
Gentile direttore, qui di seguito ecco la narrazione della mia nascita della quale, «complice» il Santo, alla mia età e per quanto il buon Dio vorrà ancora concedermi, sono molto contento.
Gottardo Antonio Todaro
Per non dimenticare
Mi chiamo Gottardo Antonio Todaro e sono nato all’alba del 12 marzo 1957. A quei tempi, nei piccoli paesi come il mio, Arquà Petrarca, si nasceva quasi tutti in casa, con i rischi che ciò comportava. Mia mamma mi ha partorito nella sua camera da letto, al primo piano di una porzione in verticale di tre piani con il granaio, di una vecchia casa pluricentenaria nella quale abitavano, in altrettante porzioni simili, sei famiglie patriarcali con nonni, genitori, figli e nipoti. Il riscaldamento proveniva prevalentemente da un focolare al piano terra e da una stufa economica con la quale si cucinavano anche i pasti. Le scale, che portavano ai piani superiori, erano fatte artigianalmente con assi e tavole di legno, e traballavano ogni qualvolta qualcuno le saliva o le scendeva.
Io ero il primo figlio e mia madre mi raccontava di un parto particolarmente difficoltoso, di un lungo travaglio, di una giovanissima ostetrica da pochissimo in servizio nel paese, forse ancora un po’ inesperta. Fatto sta che proprio non ce la facevo a venire al mondo, al punto che chiamarono in aiuto anche il medico condotto. Quando nacqui, restando sempre a quanto narrato nella sua semplicità da mia madre, ero apparentemente «morto», cianotico, non respiravo e non proferivo alcun vagito o altro cenno di vita. Il cuore pareva fermo. Immediatamente il medico e l’ostetrica iniziarono il trattamento di rianimazione, acqua calda, acqua fredda, massaggi cardiaci e quant’altro. Niente da fare.
Decisero di battezzarmi con il nome di Antonio, in quanto i miei genitori erano molto devoti al Santo. In quel mentre il medico condotto decise di tentare una iniezione con una mezza dose di una medicina da non molto in Italia, proveniente dall’America. Quindi, mi collocarono nella culla per accudire la partoriente, stanchissima, al limite dello svenimento. Povera mamma! Passò poco tempo, che sembrava interminabile, e sentirono come un vagito provenire dalla culla. Subito si precipitarono sul sottoscritto riprendendo il trattamento di rianimazione, ed eccomi qua a raccontare l’evento.
I miei genitori fecero un voto a sant’Antonio da Padova, al quale poi diedero corso fino a che il loro stato psico-fisico glielo permise: ogni primo dell’anno andavano a messa al Santo. I primi mesi di vita sono stati, raccontava mia madre, sempre tra la vita e la morte. Io ovviamente non ricordo nulla ma, di certo, il fatto che abbia prevalso la vita non può che farmi un grande piacere. Appena lo stato di salute lo permise, venni battezzato in Chiesa con la cerimonia religiosa tradizionale e i miei genitori decisero di conservare, accanto al nome di Gottardo (in memoria di uno zio caduto in Russia nel 1943) anche il nome di Antonio, a ringraziamento dell’esito positivo della mia nascita ed ex voto.
Per concludere, credo che la fede dei miei genitori sia stata molto importante e determinante, sicuramente di stimolo alla scienza medica affinché non trascurasse nessun tentativo. Pertanto sono molto grato a quanti hanno contribuito al buon esito della mia nascita e, considerate le vicende della mia vita, non posso non esprimere gratitudine anche al Santo di Padova, che diverse volte ho sentito, intimamente, molto vicino.
Arquà Petrarca, 29 dicembre 2022