Non è mai troppo tardi
Il convegno, che ha avuto luogo sabato 6 ottobre a Padova, presso la sala delle conferenze adiacente alla Basilica di sant’Antonio, ha rivolto l’attenzione alla situazione oggi degli anziani e soprattutto ai loro interessi. «Un tema di stringente attualità, collegato al fenomeno demografico evidente in Italia e nel mondo occidentale. Ma è tempo di superare la visione dell’anziano solo in termini negativi, di perdita sul piano individuale e dei costi sul piano collettivo, donando più valore alla terza età», ha sottolineato Armando Traini, presidente del Sodalizio Abruzzese Molisano, nella sua presentazione del convegno.
In quest’ottica, è stata interessante la relazione del consigliere nazionale e coordinatore Unitre del Piemonte, Gian Franco Billotti, che ha presentato il modello «Cultura + Umanità», divenuta la caratteristica dell’attività dell’Unitre in Italia e all’estero dal 1975 ad oggi, in risposta ai bisogni e alle attese di tanti associati anziani «estremamente aperti e sensibili alla sempre più diffusa multiculturalità della società italiana». Oggi l’Unitre, che solo in Italia conta 280 sedi, è aperta ad una fascia sociale sempre più estesa con una domanda crescente e più esigente, grazie a una maggiore longevità e alle migliori condizioni di vita e di efficienza degli anziani.
La seconda relazione, sul tema: «Essere anziani oggi», è stata svolta unitariamente da Attilio Danese, direttore del periodico Prospettiva persona e da Giulia Paola Di Nicola, docente di Sociologia all’Università di Chieti. Raggiunta l’anzianità, non c’è solo un corpo da curare con una necessaria attività fisica, ma cresce il bisogno, per le persone anziane, di un clima di famiglia, in cui si sentano «di casa», capace di contrastare eventuali decadimenti psichici. «L’anziano con la sua sola presenza educa all’acquisizione dell’etica della cura reciproca, al rispetto dei più grandi, all’obbedienza e alla riconoscenza», hanno sottolineato i due relatori. Uno spazio di rilievo è stato da loro rivolto al ruolo dei nonni in rapporto ai loro nipoti, soprattutto quando c’è un vuoto narrativo generato dagli impegni lavorativi dei genitori: «un ruolo prezioso dal punto di vista affettivo, identitario transgenerazionale e spirituale».
Di grande attualità si è rivelata l’analisi sulle condizioni dell’anziano non autosufficiente presentata dal senatore Antonio De Poli, membro della Commissione Lavoro, Previdenza, Sociale. Partendo da alcuni dati Istat sull’incidenza degli ultrasessantacinquenni in Italia, De Poli ha sottolineato come «l’età anziana si identifica necessariamente con una fase di dipendenza o spesso di mancanza di autonomia», con compiti di cura che trovano più difficoltà di un tempo ad essere soddisfatti da una struttura familiare. Crescono gli anziani e cresce il numero di persone in condizioni di dipendenza e di non-autosufficienza, da cui scaturisce l’attivazione di un sistema organico di servizi sanitari ma anche socio-assistenziali. De Poli ha poi completato la sua relazione con alcune informazioni sui «servizi per la domiciliarità e la residenzialità» degli anziani autosufficienti e non, approvati dalla Regione del Veneto, pioniere in questo settore, nel rispetto della libera scelta del cittadino nella loro individuazione.
Il primo intervento della Tavola rotonda, moderata da Massimo Maggio direttore del mensile Madre, è stato di Claudio Sinigaglia, assessore alle Politiche Sociali del Comune di Padova. Egli ha presentato la rete dei servizi per anziani che il suo comune ha programmato e sta attuando in questo 2007 per gli anziani, in base alle loro condizioni e in riferimento alla rete familiare e al livello di autosufficienza. Un programma quanto mai efficiente e valido per la capacità di coordinare i servizi rivolti dal pubblico e dal mondo del volontariato a favore degli anziani autosufficienti e non, con l’obiettivo di realizzare una «rete», attivando relazioni a livello istituzionale e territoriale. «Così la città diventa comunità!», ha concluso l’assessore Sinigaglia.
Prezioso e carico di calore umano è stato l’intervento dell’avvocato Giancarlo Rossi, ottantaduenne, che come ex presidente di un istituto per anziani, ha presentato la sua esperienza che ha avuto lo scopo di animare la quotidianità, spesso monotona, degli ospiti di una delle tante case di riposo. Ci è riuscito aprendo dei laboratori creativi, promuovendo delle attività musicali, stimolando gli amici-ospiti alla lettura, valorizzando infine le loro memorie storiche rendendoli protagonisti di una serie di pubblicazioni con testimonianze sugli eventi anche cruciali del nostro tempo.
I successivi interventi del geriatra Claudio Munari, della psicoterapeuta Nuccia Spagnolo e dell’arte-terapeuta Arturo Bianconi, sono partiti dalla consapevolezza che oggi è necessario introdurre nelle case di riposo, oltre gli interventi medici-assistenziali, un trattamento psicosociale di gruppo. I primi due esperti hanno presentato come modello innovativo d’animazione la «psico-danza-terapia», e il dottor Bianconi il «movimento danza-terapia», mirati al recupero di energie e di esperienze acquisite dagli anziani in tanti anni di vita ma «lasciate in digiuno». Il progetto pilota della «psico-danza-terapia», divenuto una delle discipline terapeutiche complementari, si attua attraverso la rappresentazione di favole danzate, scelte a seconda delle emozioni e dei sentimenti che si vogliono sollecitare. Ricco d’umanità e di prospettive è stato anche l’intervento di Isabella Ottobre Ciccotosto, che ha presentato l’attività del centro sociale «Età d’oro di Padova», di cui è presidente. Ha messo in evidenza la partecipazione viva e interessata degli anziani ai viaggi, alle visite ai monumenti, a mostre e a musei: «li ho visti pieni di curiosità, li ho sentiti discutere, commentare, dibattere su aspetti storici e artistici, di cui si sentivano testimoni partecipi, convinti d’avere un’esperienza nuova e intensa che arricchiva la loro personalità», ha affermato.
Ha concluso gli interventi della tavola rotonda Giusy Di Gioia, che ha illustrato un’altra realtà sorta a Padova: il Centro diurno territoriale integrato per persone anziane non autosufficienti, gestito dall’associazione «Anziani a casa propria, dall’utopia alla realtà». La dottoressa Di Gioia da anni promuove un cambiamento strutturale, sociale e istituzionale a favore degli anziani in stato di bisogno, nella logica del territorio integrato. È il modello della famiglia aperta all’affido dell’anziano in difficoltà: una proposta innovativa nella pluralità dei servizi che lo Stato, le Regioni o i Comuni offrono agli anziani, per toglierli da situazioni di solitudine o di emarginazione e in alternativa alla case di riposo. Una novità che può realizzarsi solo se si promuove una nuova sensibilità e una nuova cultura nell’ambito delle comunità e delle Istituzioni. Al dibattito sono intervenuti Licia Mampieri, che ha presentato le molte attività dell’Unitre di Pescara, di cui è direttrice, e Domenico Sassano, direttore regionale del Veneto dell’ACI, che si è soffermano sui problemi della mobilità degli anziani.