Novità per il "Messaggero"
«Da una leggera sfogliatina data alle pagine della nuova impostazione della rivista mi è sembrato di riscontrare una impaginazione brillante, ma però nel leggerlo (sono un assiduo lettore da ben più di quarant’anni) ho avuto qualche problemino; sicuramente la mia vista da settantenne ne ha le maggiori colpe e, pur anche se mi avvalgo di un buon paio di occhiali, riscontro comunque difficoltà nella lettura dei caratteri di stampa piuttosto piccoli. Vorrei da profano dare un suggerimento per migliorare la fruibilità. A mio avviso si dà ampio (esagerato) spazio ai fumetti e alle foto; inoltre si lasciano ampi margini a bordo pagina, a tutto scapito della grandezza dei caratteri. Avrei piacere che teneste conto non solo dei giovani lettori, ma anche dei non più tanto giovani che come me amano leggere questa bellissima rivista». Agostino F.
«Caro direttore, leggo il “Messaggero” fin dal dopoguerra, quando ero a Padova, nel quartiere dell’Arcella dove ho frequentato il patronato... Desideravo dirvi che la nuova veste è molto ben riuscita, bella e leggibile. Bravi!». Paolo S.
Due lettere, tra le tante che ci avete inviato dopo il numero di gennaio del «Messaggero di sant’Antonio» nella sua nuova veste. Due lettere, però, che rendono ragione sostanzialmente delle reazioni, pro o contro, il restyling della rivista.
Ci piacerebbe tanto mettere d’accordo tutti, e vogliamo sempre almeno provarci. Ma, come si suol dire in questi casi, la quadratura del cerchio è impossibile. E a sant’Antonio lasciamo di fare miracoli ben più utili e necessari di questo.
L’importante, ci sembra, è che, prima di qualsiasi «vestito» si decida di far indossare alla rivista, ci sia chiaro che quello che desideriamo continuare a fare è buona e costruttiva comunicazione e informazione. Dalla parte del Vangelo e di tanti che, a partire da san Francesco per arrivare a bravi giornalisti, scrittori, fotografi e illustratori, anche di oggi, mettono a nostro servizio la propria professionalità e passione.
Per quel che siamo riusciti a fare, abbiamo cercato di trarre alcune conseguenze da ciò, che si trasformassero concretamente in scelte editoriali e stilistiche. Il maggior spazio a foto e disegni, anche sotto forma di fumetto o graphic novel, non è dettato da scelte estetiche, quanto dalla consapevolezza che le immagini, certe immagini, hanno la forza di parlare e di interrogarci tanto quanto, e qualche volta pure di più, delle parole scritte. Non è perciò spazio sottratto all’approfondimento scritto, ma un altro modo per farlo. Così come lo spazio qua e là vuoto attorno a testo e immagini è per rispetto dell’uno e delle altre. È il silenzio che ci aiuta a pensare.
Prova la versione digitale del «Messaggero di sant’Antonio»!