Numeri e curiosità di una grande rivista
Ogni mese un milione circa di abbonati in tutto il mondo riceve il «Messaggero di sant’Antonio», frutto del lavoro del direttore e dei giornalisti che lo hanno pensato e scritto, dei grafici che lo hanno impaginato e di tanti altri che in vario modo hanno collabo-rato alla sua fattura, compresi i tecnici della tipografia i quali, ventiquattro ore su ventiquattro, fanno funzionare e sorvegliano le grandi rotative che stampano, piegano, rilegano e infine imbustano la rivista.
«Il processo inizia con la fase di prestampa – spiega Giuseppe Donegà, amministratore delegato di Mediagraf, l’azienda che, assieme a numerosi altri periodici e pubblicazioni, stampa il “Messaggero di sant’Antonio” nelle sue nove edizioni –. I files pdf, inviati dalla redazione, che contengono tutti gli elementi da stampare (testi, fotografie e disegni disposti all’interno delle singole pagine), vengono incisi su lastre di alluminio trasferite successivamente sui cilindri. Su di questi, opportunamente inchiostrati, scorrono poi velocissimi nastri di carta, provenienti da voluminose bobine, che pescano via via i testi e le immagini. La rivista così ottenuta, piegata e rilegata, raggiunge i nastri trasportatori per essere avviata alla distribuzione. La stampa di ogni singolo numero della rivista richiede all’incirca tre giorni di lavoro».
Oltre alla velocità e alla precisione dell’intero processo produttivo, impressionano i numeri di Mediagraf: per le varie attività dell’azienda in un anno vengono utilizzati 50 milioni di chili di carta, contenuti in 36 mila bobine, vale a dire il corrispondente del carico di 2100 autotreni. Ogni giorno sfilano sulle rotative 120 bobine. Per stampare un numero del «Messaggero di sant’Antonio» servono 130 mila chili di carta. «Il tutto avviene nel rispetto dell’ambiente e della preziosa materia prima, gli alberi – sottolinea Donegà –. Il 50 per cento della carta utilizzata per la stampa proviene da fibra riciclata. Tutti gli scarti e gli avanzi vengono reimpiegati nei cicli produttivi di carte e cartoni».
Quarantacinquemila copie all’ora
L’acquisto di una nuova rotativa dall’enigmatico nome di KBA 618 (Koenig & Bauer Compacta 618), diventata fiore all’occhiello dell’azienda di Noventa Padovana, ha consentito di sveltire ulteriormente il processo produttivo. «In questo campo la tecnologia è in costante progresso – afferma Giuseppe Donegà – ma resta sempre centrale la professionalità dell’uomo che deve seguire, controllare, verificare l’intero percorso produttivo: dalla stampa al destinatario finale, il lettore. Nella nuova macchina la carta viaggia alla velocità di 15 metri al secondo e consente di stampare 45 mila copie all’ora, il doppio rispetto alle precedenti macchine, ancora tutte attive». «Le dimensioni della rotativa sono impressionanti – osserva ancora l’amministratore delegato Donegà –. Quando l’ho vista per la prima volta sono rimasto davvero colpito. Altissima e molto ampia, è dotata di scalette per accedere alle zone più elevate: su di esse salgono e scendono in continuazione i tecnici per controllare che tutto proceda a dovere. Quando la osservo in funzione mi sembra di essere nella sala macchine di un transatlantico. Si pensi poi a quanto spazio occupano 45 mila copie del “Messaggero di sant’Antonio” messe una sopra l’altra! Esse sono invece disposte a “squame” su enormi ruote che le raccolgono, ultimata la fase di stampa, e le avviano alla rilegatura».
Quando si legge una rivista, solitamente ci si sofferma sui contenuti, sulla grafica, quasi mai il pensiero va al lavoro delle tante persone che l’hanno stampata e che hanno reso possibile il suo invio nelle edicole o nelle case degli abbonati.
«Vogliamo per questo cogliere l’occasione dell’acquisto della nuova rotativa – conclude Giuseppe Donegà – per incontrare i clienti, i fornitori, i tanti amici che ogni giorno ci sostengono in questo lavoro e illustrare loro l’affascinante ciclo della lavorazione delle riviste: dalla carta intonsa al destinatario finale, passando attraverso tutti gli artefici di tale processo, nella speranza che venga colto il valore e la preziosità del loro lavoro. Ci incontreremo tra la fine di febbraio e i primi di marzo 2007 e, per l’occasione, “inaugureremo” la nuova rotativa».
Zoom. Settant’anni di tipografia
Agli inizi della loro attività editoriale i frati della Basilica non avevano una tipografia propria. Facevano stampare il «Messaggiero di S. Antonio», come allora si chiamava, (primo numero gennaio 1898, 24 pagine, 6000 copie) dal Regio Stabilimento P. Prosperini di Padova. Si servirono di tipografie esterne sino alla fine degli anni Trenta, quando padre Placido Cortese riuscì ad approntarne una in proprio. Nel numero della rivista di gennaio del 1939 ne informava così i lettori: «Piacerà ai devoti del Santo ricevere la fausta e bella notizia che la nuova tipografia è già una realtà... ». La rotativa, a causa della guerra, lavorò poco. Riprese a funzionare a pieno regime solo alla fine della guerra. Nel 1958 veniva sostituita con la mastodontica rotocalco costruita dalle Officine Cerruti. Le prestazioni della nuova macchina rivoluzionarono talmente l’intero comparto editoriale del «Messaggero di sant’Antonio», da rendere necessaria, di lì a pochi anni, la costruzione di un’altra e più ampia tipografia. Nel nuovo stabilimento, inaugurato nel 1973, prendeva posto anche una più moderna rotocalco Cerruti con la quale si stampò il «Messaggero di sant’Antonio» fino al 1989, quando si passò a un sistema di stampa diverso utilizzando una nuova Roto Offset Harris 850 L 48 pagine, una delle prime 48 pagine in Italia. Ora nella sala macchine di Mediagraf è piazzata la modernissima e imponente KBA 618 (Koenig & Bauer Compacta 618).