Occorrono scelte coraggiose
Un numero troppo esiguo di giudici rispetto all' enorme mole di lavoro. È il primo limite individuato dal professor Ettore Gallo, presidente emerito della Corte Costituzionale, di cui è stato a capo per nove anni.
Msa. Certezza della pena e giustizia più rapida: uno dei due aspetti ha comunque una priorità rispetto all' altro?
Gallo. Non c' è dubbio che la giustizia più rapida porti anche alla certezza della pena. Perché manca la certezza della pena quando la giustizia è così lunga che non se ne vede la fine, come se non esistesse la pena. Se un processo, nei tre gradi di giudizio impiega sei/sette anni per arrivare al termine, è chiaro che la pena, in un certo senso, spaventa molto meno. Per cui la speditezza della giustizia, a mio parere, deve avere priorità , perché con la giustizia celere anche la pena diventa una certezza.
La mancanza di un giudizio rapido può indurre il cittadino, specie se colpito in prima persona - pensiamo ai casi di Simonetta Cesaroni o Marta Russo - a perdere la fiducia nella giustizia?
Direi che in questi casi, quando si arriva alla disperazione, si perde la fede un po' in tutto, non solo nella giustizia. Perché è chiaro che ci troviamo di fronte a vicende di una gravità estrema. Ma la mancanza di risultati non credo che dipenda da una sottovalutazione del reato o dell' importanza del fatto, ma dalle pastoie che talvolta incatenano la giustizia e anche da una certa penuria di magistrati e di altre figure che impediscono alla giustizia di fare il proprio corso correttamente.
Nel corso della sua lunga carriera che idea si è fatto della giustizia italiana?
In tanti anni sono state sperimentate diverse misure senza però risolvere questo problema. Un problema cominciato quando io, nei primi dieci anni della mia esperienza giudiziaria, ho ricoperto la carica di magistrato ordinario, fino al 1946, quando ho deciso di dedicarmi alla carriera universitaria e, quindi, di fare l' avvocato.
In base a queste esperienze, che mi hanno portato prima dalla parte del giudice e del pubblico ministero e poi dalla parte del difensore, e quindi dell' imputato, conosco bene il rapporto processuale in tutti i suoi aspetti. Il problema, dicevamo, si presentava già allora e si è via via aggravato col passare degli anni. Anche se prima lo si attribuiva a qualche distrazione dei giudici che avevano anche altre attività - come, ad esempio, la presidenza di commissioni - che però ora sono state rimosse. E con l' aumento dei casi giudiziari si è cominciata ad avvertire la penuria dei giudici rispetto all' enorme quantità di giustizia di cui c' era richiesta.
Che idea si è fatto sul provvedimento adottato di recente dal governo, relativo al «braccialetto elettronico», che dovrebbe consentire un controllo più efficace delle persone agli arresti domiciliari?
Mi trova favorevole all' idea, perché se pensiamo soltanto a tutti coloro che si trovano nel «carcere familiare» è difficile per le Forze dell' ordine poterli sorvegliare tutti. Per cui accade che sono frequenti i casi di chi la sera commette ugualmente reati invece di rimanere in casa. D' altra parte, non si può parlare di limitazione della dignità umana, perché, sarà banale dirlo, ma se uno non vuole vedersi limitata la dignità umana, intanto deve cominciare a non commettere reati. In secondo luogo, di fronte alla limitazione della libertà personale, che viene dal carcere, un braccialetto dovrebbe essere più tollerabile.
Negli ultimi anni le diverse parti politiche si sono lanciate accuse reciproche, parlando di «giustizia manipolata», a seconda delle circostanze. Non pensa che sia un argomento usato spesso per secondi fini?
Non posso escludere che qualche caso eccezionale si possa verificare anche in questo campo. Ma in genere, da parte della giustizia, manipolazione non c' è. Di manipolazione parlano coloro che, vedendosi perseguiti dalla giustizia, cercano una giustificazione lanciando questo tipo di accusa. Ma, in realtà , nella stragrande maggioranza dei casi, la giustizia segue un corso nitido e di rettitudine.
Ha il compito di tutelare i cittadini in casi di abusi, ritardi, negligenze e irregolarità commesse dal Comune di appartenenza, nonché dalle aziende speciali e dagli enti controllati dal Comune stesso.
IL DIFENSORE CIVICO
Viene eletto dal Consiglio Comunale tra i cittadini iscritti nelle liste elettorali del Comune che, per titoli professionali o esperienze acquisite, offrano la massima garanzia di indipendenza, obiettività e competenza.
Il Difensore civico può nominare propri delegati, tra cui anche un cittadino straniero per i problemi dell' immigrazione e delle minoranze etnico-linguistiche o religiose.