Oceania. L’isola che c’è
Quante volte ci siamo detti: «Vorrei andare a vivere in un’isola sperduta...». Pochi, però, sono riusciti davvero nell’intento. Tra di loro vi sono alcuni italiani emigrati in Oceania, e nelle isole del Pacifico. Connazionali bene inseriti nella comunità locale, non numerosi ma tutti animati da un forte spirito di italianità. Come, per esempio, il console onorario italiano della Nuova Caledonia. Si chiama Riccardo Baroni ed è originario di Bergamo. Vive nell’isola da trent’anni. «Sono venuto per la prima volta in Nuova Caledonia nel 1979. In quegli anni correvo in bicicletta e partecipai al giro della Nuova Caledonia. Rimasi colpito dalla bellezza della natura e dalla simpatia della gente tanto da decidere di ritornarvi e stabilirmi, nel 1983, in questa magnifica terra. Ho sposato una giovane del luogo, ho una bella famiglia con tre figlie, ormai grandi, che sono rientrate in Italia, a Firenze, per frequentare l’università. La primogenita ora insegna italiano qui, in Nuova Caledonia. Nel mio ufficio sono registrati circa trecento italiani. Ci conosciamo quasi tutti. In aprile abbiamo ricevuto la visita del cantante Zucchero. Per noi è stato un grande onore. Abbiamo anche un club sociale “Amical des Italiens et amis de l’Italie”. Ho nel cuore la mia patria e vi ritorno ogni anno: non potrei farne a meno».
Ma proseguiamo nella nostra ricerca degli italiani che hanno realizzato il sogno. A Fiji chiedete del «Flavio’s Italian Shop». Tutti sanno dirvi dov’è. Si trova sulla strada che collega Nadi a Denarau Island. Il gestore è Flaviano Pisoni. Con una punta di orgoglio presenta il negozio come una perla esclusiva in tutta l’Oceania, apprezzato anche dai molti turisti che arrivano a Fiji dall’Australia, dalla Nuova Zelanda e dall’Italia. Flaviano importa il meglio della gastronomia italiana, vini compresi. Al negozio è abbinato un ristorante di alta classe. È anche proprietario di un’azienda meccanica, una di arredamenti in legno e di uno studio di architettura. Sua è anche l’unica Ferrari che sfreccia sotto i palmizi dell’isola.
Spostiamoci ora nell’arcipelago delle Tonga, composto da circa 170 isole con un totale di 90 mila abitanti. «Noi italiani siamo nove – afferma Angelo Crapanzano –, quasi tutti impegnati nel settore dell’ospitalità e del turismo. Io sono siciliano, originario di Agrigento. Qui ho realizzato il mio sogno: un ristorante e un albergo che ho chiamato “Little Italy”, inaugurati dallo stesso re di Tonga (unica monarchia dell’Oceania)».
Paul Caffarelli è invece un albergatore e uomo d’affari di Samoa. «Noi italiani siamo una quindicina; alcuni lavorano nel campo della ristorazione e del turismo, ma vi sono anche operatori della Fao (Food and agricolture organization). Sono nato a Samoa, dove mio padre era emigrato negli anni ’60. Ho visto l’Italia per la prima volta a 17 anni, quando vi venni inviato a frequentare l’università. Successivamente sono ritornato a Samoa e mi sono stabilito definitivamente in questa isola. Mia moglie è stata Miss Samoa. Insieme abbiamo creato un complesso residenziale turistico di prima classe».