Ogni testimone una proposta di vita

Le diocesi italiane, riunite per regioni, hanno scelto sedici persone che hanno incarnato il Vangelo nel nostro tempo, per essere da loro rappresentate al Convegno ecclesiale di Verona del prossimo ottobre: in breve, i loro profili.
22 Giugno 2006 | di

Dall’ammalata che offre le sofferenze per l’unità dei cristiani al deputato alla Costituente, dalla giovane catechista al giudice ucciso dalla mafia, dal padre che apre la sua famiglia a bambini soli all’imprenditore che lascia tutto per diventare missionario laico, dal questore che salva migliaia di ebrei alla giovane martire per la purezza: è una variegata galleria di modi di vivere il Vangelo nel mondo contemporaneo quella che emerge dai testimoni scelti dalle diocesi italiane perché le rappresentino al Convegno ecclesiale nazionale che si svolgerà a Verona, dal 16 al 20 ottobre, sul tema «Testimoni di Gesù Risorto, speranza del mondo». Sedici volti di cristiani esemplari proposti al Paese.
Gesualdo Nosengo (Piemonte-Valle d’Aosta). Grande umanista e laico impegnato a infondere il lievito del Vangelo tra la gioventù studentesca, Gesualdo Nosengo nasce a San Damiano D’Asti il 20 luglio 1906. Lasciata l’azienda paterna, entra nella Compagnia di San Paolo. Contemporaneamente si iscrive all’Università Cattolica, laureandosi in Pedagogia. Animatore di gruppi giovanili guardati con sospetto dalle autorità fasciste, ama ripetere che l’insegnamento non è un mestiere, ma una missione. Il 18 giugno 1944 promuove la fondazione dell’Uciim (Unione cattolica italiana insegnanti medi), avendo al centro della sua visione la pedagogia di Gesù Maestro. Muore a Roma il 13 maggio 1968.
Marcello Candia (Lombardia). L’eredità spirituale di Marcello Candia è scritta su una parete della sua casa in Brasile: «Non si può condividere il Pane del cielo, se non si condivide il pane della terra». Nato a Portici (NA) il 27 luglio 1916, da una famiglia milanese di imprenditori, si laurea in Chimica, Farmacia e Biologia. Aderisce alla Resistenza e, dopo la guerra, con i Cappuccini di viale Piave, organizza a Milano l’assistenza ai soldati rimpatriati. A Palazzo Soriani fonda il «Villaggio della madre e del fanciullo». Ma sono le missioni ad attrarlo. Nel 1967, venduta la fabbrica, si trasferisce a Macapà, in Brasile, dove realizza un grande ospedale. Nonostante la fragilità del fisico, avvia numerose altre opere, tra cui il Lebbrosario di Marituba. Muore il 31 agosto 1983 a Milano.
Flavio e Gedeone Corrà (Triveneto). L’entusiasmo cristiano, sorretto dalla partecipazione quotidiana all’eucaristia, fa di Flavio e Gedeone Corrà un esempio luminoso di una gioventù pronta anche al sacrificio estremo per la santa causa di Cristo. Nati a Salizzole (VR), rispettivamente il 7 aprile 1917 e l’8 settembre 1920, da una famiglia modesta ma di fede salda, i due fratelli fanno parte dell’Azione cattolica e si adoperano in parrocchia e accanto ai poveri. Con motivazioni cristiane aderiscono alla lotta di Liberazione, convinti che i cattolici non devono sottrarsi a tale impegno. Il 22 novembre 1944 vengono arrestati e internati nel campo di concentramento di Flossembürg, in Germania, dove muoiono, Gedeone il 18 marzo, Flavio il 1° aprile 1945.
Itala Mela (Liguria). Una mistica dedita alla contemplazione del mondo e all’approfondimento della dimensione trinitaria della vita cristiana: così può essere sintetizzata la testimonianza di Itala Mela, nata a La Spezia il 28 agosto 1904.Papà e mamma sono maestri elementari di sani principi, ma lontani dalla fede. Mentre frequenta il Liceo, la morte del fratello di nove anni la getta nella disperazione e nella totale negazione della fede. Ma solo due anni dopo, in seguito a una misteriosa scossa interiore, comincia una nuova vita all’insegna del motto: «Signore, se ci sei, fatti conoscere». È il punto di partenza di un percorso mistico con al centro il mistero della Trinità. Muore il 29 aprile 1957.
Annalena Tonelli (Emilia Romagna). «Scelsi di essere per gli altri: i poveri, i sofferenti, gli abbandonati, i non amati, che ero bambina e così sono stata e confido di continuare fino alla fine della mia vita. Volevo seguire solo Gesù Cristo. Null’altro mi interessava così fortemente: Lui e i poveri in Lui. Per Lui feci una scelta di povertà radicale».
Così Annalena Tonelli, nata a Forlì nel 1943, racconta la sua scelta di missionaria laica tra i poveri dell’Africa, dove approda nel 1969. Molte le opere da lei attivate in Ke-nya e in Somalia, tra cui spiccano, a Borama, la Scuola speciale per sordomuti e bambini disabili e il Centro antitubercolosi, che assiste e guarisce migliaia di ammalati. Proprio a Borama viene uccisa il 5 ottobre 2003, di sera, mentre torna a casa, dopo trentacinque anni vissuti a testimoniare la radicalità evangelica in terra musulmana.


I testimoni delle diocesi del Centro

Giorgio La Pira (Toscana). Giorgio La Pira, il «sindaco santo», nasce a Pozzallo (Ragusa) il 9 gennaio 1904; arriva a Firenze nel 1924 come studente di Diritto romano, di cui diverrà, poi, professore. Nel 1946 è eletto alla Costituente, dove dà un contributo decisivo alla stesura dei primi articoli della Costituzione. Rieletto deputato, è ministro del Lavoro con Fanfani. Nel 1951 è sindaco di Firenze, carica che ricopre, salvo brevi interruzioni, fino al 1965. Difende con energia i più deboli, i senza casa, i diritti dei lavoratori. Promuove i «Convegni per la pace e la civiltà cristiana» e i «Colloqui mediterranei» per la riconciliazione tra le religioni della «famiglia di Abramo». Nel 1959, primo politico occidentale a superare la «cortina di ferro», si reca in Russia, creando un ponte di preghiera, unità e pace tra Oriente e Occidente. Muore a Firenze il 5 novembre 1977.
Enrico Medi (Marche). Testimone del Vangelo nel mondo della scienza e nella società, Enrico Medi nasce a Porto Recanati (MC) il 26 aprile 1911. Ad appena 21 anni si laurea in Fisica pura con Enrico Fermi. Sposato, padre di sei figlie, all’insegnamento universitario abbina l’impegno nella Pontificia Opera d’assistenza. Eletto alla Costituente, successivamente è deputato al parlamento nella prima legislatura della Repubblica. La sua carriera politica giunge al culmine nel 1971 quando risulta primo degli eletti al consiglio comunale di Roma. Ma è uomo che mal si adatta al compromesso. Preferisce ritirarsi per continuare un’azione volta a formare gli uomini. Dal 1958 al 1965 è anche vice presidente dell’Euratom, da cui si dimette per motivi di coscienza. Muore il 26 maggio 1974.
Vittorio Trancanelli (Umbria). Medico amorevolmente sollecito verso i malati, padre dal cuore aperto all’accoglienza di bambini in difficoltà, uomo animato da profonda fede. Questo è Vittorio Trancanelli, nato il 26 aprile 1944 a Spello (PG). Medico all’Ospedale Silvestrini di Perugia, sposato con Lia Sabatini, si ammala gravemente nel 1976, un mese prima della nascita di Diego, unico figlio naturale. Malattia e lavoro non impediscono a lui e alla moglie di accogliere nella loro casa come figli altri sette ragazzi, alcuni dei quali disabili. Nel 1998 Vittorio si ammala di nuovo e dopo tre mesi muore, il 24 giugno. Poco prima della morte vuole tutti i figli attorno a sé, e alla moglie dice: «Per questo motivo valeva la pena di vivere, non per diventare qualcuno, fare carriera e soldi». L’esperienza dei coniugi porta alla nascita dell’associazione «Alle querce di Mamre».
Lorena D’Alessandro (Lazio). «Nel dolore ho capito che la cosa più importante è vivere l’amore, l’amore per il Signore e per i fratelli». Questo scrive nel suo diario Lorena D’Alessandro, sintetizzando la sua breve esistenza. Nata a Roma il 20 novembre 1964, a dieci anni viene ricoverata per un tumore alla gamba sinistra che due anni dopo le viene amputata. Ciononostante, Lorena frequenta il Liceo classico, fa la catechista nella parrocchia di Nostra Signora di Czestochowa ed entra a far parte di un gruppo del Rinnovamento nello Spirito Santo. Nel gennaio 1981 le viene diagnosticato un tumore al polmone sinistro con metastasi. Consumata dal male, dopo tre mesi di sofferenze, Lorena muore serenamente il 3 aprile 1981, lasciando tracce indelebili di bontà e di santità.
Giuseppe Capograssi (Abruzzo-Molise). Giurista, studioso del personalismo cattolico, e testimone dell’amore cristiano, Giuseppe Capograssi nasce a Sulmona (AQ) il 15 marzo 1889 da genitori di nobili origini. Insigne studioso di Diritto, inizia la carriera accademica a Macerata, dove viene nominato anche rettore. Poco prima della morte, avvenuta a Roma il 23 aprile 1956, è nominato giudice della Corte Costituzionale. Evento centrale della sua vita è l’incontro e il matrimonio, nel 1924, con Giulia Ravaglia, cui dedica una raccolta di pensieri che costituiscono una bella testimonianza sulla vita di coppia. Definito «Socrate cattolico» da Carlo Arturo Jemolo, Capograssi è tra i fondatori, nel 1948, dell’Unione giuristi cattolici italiani, di cui è anche il primo presidente.


I quattro delle diocesi del Sud

Giovanni Palatucci (Campania). Giovanni Paolo II lo ha annoverato tra i martiri del XX secolo. Certamente Giovanni Palatucci, nato a Montella (AV) il 31 maggio 1909, ha testimoniato la sua fede fino all’estremo sacrificio. A Fiume, prima come responsabile dell’Ufficio stranieri, poi come questore, dal ’39 al ’44 riesce a strappare circa cinquemila ebrei ai campi di sterminio. Alla fine, pur potendosi mettere in salvo, continua la sua opera. Arrestato dai nazisti, muore nel febbraio del 1945 nel lager di Dachau, a soli 36 anni. In una lettera ai genitori dice: «Ho la possibilità di fare un po’ di bene, e i beneficiati da me sono assai riconoscenti. Nel complesso riscontro molte simpatie. Di me non ho altro di speciale da comunicare». Nel 1990 lo Yad Vashem lo insignisce del titolo di «Giusto tra le nazioni».
Giovanni Modugno (Puglia). Educatore e padre di famiglia, Giovanni Modugno è stato punto di riferimento per una generazione di studenti di Bari ai quali ha trasmesso la passione per quella che è stata definita la «scienza della vita». Nato a Bitonto (BA) il 21 febbraio 1880, nel 1919 lascia la politica per dedicarsi allo studio e all’insegnamento. Tra il ’25 e il ’34 avviene l’avvicinamento e l’adesione alla fede, grazie soprattutto alla lettura dei maggiori esponenti della cultura europea. È in questo periodo che afferma: «In questo lungo pellegrinaggio – anche quando non lo sapevo – ho cercato Cristo e sono giunto alla casa del Padre». Nel 1943 fonda una scuola di formazione politica per i giovani. Muore a Bari il 18 marzo del 1957.
Maria Marchetta (Basilicata). «Mio Dio, il mio cuore è colmo di infinita riconoscenza per avermi fatto capire la necessità e la bellezza della sofferenza»: in questa frase si racchiude il senso dell’esistenza di Maria Marchetta. Nata a Grassano (MT), il 16 febbraio 1939, viene colpita in piena adolescenza da paraplegia flaccida, malattia che la conduce progressivamente all’immobilità. Dopo una reazione di rabbia, il letto, dove rimane bloccata per quattordici anni, si trasforma in un luogo di preghiera e di missione per la conversione del mondo al Vangelo. Formata nella Gioventù femminile di Azione cattolica e nel Terz’Ordine Francescano, abbraccia il mistero della croce e della risurrezione, maturando il proposito di offrire la sua sofferenza per l’unità dei cristiani. Muore il 7 aprile del 1966.
Concetta Lombardo (Calabria). La grandezza di Concetta Lombardo, martire per la purezza, sta anche nella sua semplice vita cristiana, al centro della quale pone la Parola di Dio e la Sua volontà, che lei cerca avidamente e fedelmente. Nata a Staletti (CZ) il 7 luglio 1924, oltre che sbrigare le faccende domestiche, lavorare saltuariamente nei campi e fare la sarta per aiutare la madre rimasta vedova, Concetta partecipa attivamente alle iniziative pastorali. Esemplare giovane dell’Azione cattolica e catechista, aderisce al Terz’Ordine Francescano. Desiderosa di realizzare la sua femminilità con un amore benedetto dal sacramento del matrimonio, non potrà coronare il suo sogno a causa di un uomo sposato che, dopo due anni di insane profferte, all’ennesimo fermo rifiuto, la uccide. È il 22 agosto 1948.


Per le genti di Sicilia e Sardegna

Rosario Livatino (Sicilia). Lo hanno denominato «il giudice ragazzino», ma per molti Rosario Livatino, martire della violenza mafiosa, è un esempio di rettitudine professionale animata da profonda fede. Nato a Canicattì (AG) il 3 ottobre 1952, cresciuto tra la parrocchia e l’Azione cattolica, Rosario nell’estate del 1978 entra in magistratura. Uditore giudiziario a Caltanissetta, pubblico ministero ad Agrigento, si distingue nelle difficili indagini su «Cosa nostra». Ogni mattina, prima di entrare in tribunale, va a pregare nella vicina chiesa di San Giuseppe. Viene ucciso in un agguato il 21 settembre 1990 mentre, senza scorta e con la sua auto, si reca in tribunale. Nella messa funebre il suo vescovo lo descrive come giovane «impegnato nell’Azione cattolica, assiduo all’eucaristia domenicale, discepolo fedele del Crocifisso».
Antonia Mesina (Sardegna). È Armida Barelli a presentare a papa Pio XI la sedicenne Antonia Mesina di Orgosolo come «il primo fiore reciso della gioventù femminile dell’Azione cattolica, il primo giglio reciso dal martirio». Nata ad Orgosolo (NU) il 21 giugno 1919, seconda di nove fratelli, ben presto Antonia deve aiutare la mamma nei lavori domestici. Nel 1929 si iscrive all’Azione cattolica. Dall’eucaristia e dalla devozione al Sacro Cuore di Gesù e alla Madonna attinge forza per una spiritualità vissuta nel quotidiano, con un particolare amore alla virtù della purezza. Il 17 maggio 1935, mentre si trova in campagna con un’amica, viene uccisa a colpi di pietra da un giovane al quale si oppone con tutte le sue forze. Antonia è stata beatificata il 4 ottobre 1987.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017