Ostinatamente cittadini

L’Italia, terra di meraviglie estreme e di patologie infernali, d’arte culinaria e di lupara bianca, di monumenti mirabolanti e abusivismo edilizio, di santi, poeti e navigatori, deve cambiare rotta. Mettendo al primo posto una nuova educazione civica.
15 Maggio 2013 | di

«Taluni osservano, in parte a ragione – scriveva anni fa il grande Indro Montanelli –, che in quanto italiani non siamo in grado trasmutare l’indignazione nella necessaria e conseguente azione a coronamento della stessa. Buoni solo a parlare, a dar sfogo al piagnisteo, arte a dir poco patetica e inconcludente». C’è, in effetti, un’ancora più palese contraddizione da cui è affetto il genio italico: tra quello che succede nel mondo e la percezione che noi, «brava gente», recepiamo mentalmente. È la cultura il fattore discriminante, una forma mentis che richiama il «particulare» di Francesco Guicciardini secondo cui il provincialismo, regionalismo o nazionalismo che dir si voglia, restringono l’orizzonte. Quasi che il mondo fosse visto da un telescopio di profondità che spunta, discretamente, tra ciuffi spumeggianti di onde, nel mare magnum della vita vera.
 
Solitamente, i manuali di antropologia culturale e di antropologia delle società complesse tendono a smentire la formulazione precisa di identità nazionali volte a circoscrivere in una stretta cerchia vizi, difetti, magnificenze e patologie di una nazione. Eppure, nel nostro caso, questa teoria del tanto declamato multi/pluri culturalismo non funziona. Nel piccolo, perché padani et similares vorrebbero prendere righello e squadretta, conglobando nel bacino del Po le regioni settentrionali per affermare un’identità talmente millenaria da farla sprizzare dall’immutata purezza dei galli cenomani di Caio Giulio Cesare. Nel grande, su scala nazionale, perché vi è una sorta di comune denominatore che trova nell’ipse dixit, nella bonarietà dei creduloni, nelle bufale dei potenti mascherate dietro uno spot elettorale, nelle missive moraleggianti di un opinionista della tv, elementi che hanno forgiato uno spirito renitente alla critica e al buon senso. Insomma, l’italiano medio, quello del Bel Paese, per quanto abbia studiato, è perfettamente riconoscibile dai forestieri d’Oltralpe. Ma sì, perché, anche cadesse il mondo, è pur sempre un semplificatore dei fatti, atteggiamento riconducibile ad archetipi come quello ossessivo della «Grande Madre» mediterranea, che coccola e protegge il pargolo, comunque bravo a scuola e migliore di tutti, rinunciando a farlo diventare adulto. È l’esaltazione della creatività del mammone, dilettante allo sbaraglio, che proprio per doti «innate» disdegna la maturazione e la formazione lavorativa tipica dei Paesi nordici. È l’arte d’arrangiarsi che abbiamo nel Dna, anche a costo di calpestare gli altrui diritti perché siamo tutti Michelangelo, Leonardo, Raffaello, Caravaggio, Dante Alighieri. Sì, tutti dediti alla ricerca della bellezza suprema e non della più utile e pragmatica managerialità. Siamo già vocati alla genialità, dunque, non ci servono maestri e precettori. Anche se poi, alla prova dei fatti, non avendo il senso della corresponsabilità, siamo spesso «servi» ossequiosi di chi è assiso nella stanza dei bottoni.
 
Con queste premesse, la nostra «amata-odiata» Italia, terra di meraviglie estreme e di patologie infernali (quali la mafia, la ’ndrangheta e la camorra), d’arte culinaria e di lupara bianca, di monumenti mirabolanti e abusivismo edilizio, di santi, poeti e navigatori, deve cambiare rotta. Che il nuovo governo metta, dunque, in agenda, al primo posto, l’educazione civica, per giovani e adulti. Altrimenti, continuerà a mancare quello spirito di cittadinanza che anima le moderne democrazie e saremo tagliati fuori dal tempo e dalla Storia.
Per dirla ancora con Montanelli, «ostinatamente servili, allo stesso tempo indolenti, piagnoni inconcludenti, pazienti al sopruso, riluttanti alla violenza, instancabili sognatori, incredibili artisti e indefessi inventori, tanto da essere ciclicamente fottuti dal peggiore degli imbonitori e pur sempre pronti a ricominciare daccapo».
 

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017