Padre Danilo ti scrivo perché…

Novecentomila tra lettere ed e-mail arrivano ogni anno al direttore generale del «Messaggero di sant’Antonio», padre Danilo Salezze. Tutti ricevono una risposta, nel segno della vocazione all’ascolto e all’accoglienza tracciato da sant’Antonio.
24 Ottobre 2007 | di

«Caro direttore, per lei ho una domanda “pesante”: se esiste Dio perché non si degna di fare qualcosa? Non per me, ma per mia moglie che si sta consumando a causa di una brutta malattia e per i miei figli piccoli», scrive Roberto, detenuto, tra le righe, rabbia e dolore. Il silenzio di Dio per Veronica è indizio della sua colpa: «Caro direttore, ho perso mio figlio. Penso che Dio me lo abbia tolto per punirmi». Lettera dopo lettera si modificano il dolore e le sue forme, prendono il volto di Lucia che sente di aver sposato l’uomo sbagliato, di Ada che non arriva più a fine mese, di Federica che ha paura «perché non so come affrontare la vita».

Frasi come macigni inviate per posta o per e-mail a un unico indirizzo: quello del direttore del «Messaggero di sant’Antonio», padre Danilo Salezze. A lui arrivano moltissime lettere all’anno. A tutti, padre Danilo, assicura una risposta.

Msa. Padre Salezze come si può accogliere tanto dolore?

Salezze. Con molto impegno, con qualche lacrima e soprattutto attingendo a una fede che è luce di Dio. A noi frati del «Messaggero di sant’Antonio» è affidato anche quello che chiamerei il «ministero dell’ascolto», quasi eco e risposta dell’annuncio del Vangelo che compiamo attraverso le nostre pubblicazioni, in uno spirito di comunione e di dialogo che inevitabilmente si crea con i nostri lettori. Sembra strano che nell’«epoca della comunicazione», molti non abbiano la possibilità di condividere alcunché con nessuno, forse neppure tra le pareti domestiche. Sant’Antonio ha dimostrato, e le sue biografie lo testimoniano, di essere uomo capace di un ascolto attento, empatico e fattivo.
Del resto, sia i suoi miracoli che la sua predicazione mirano ad alleviare le sofferenze della gente e a difendere la dignità dei più poveri. Noi vogliamo continuare quello che lui ha iniziato.

Da quando esiste questo servizio?

Direi da sempre, e da sempre si è cercato di dare risposte che, evitando la tentazione di consigli sbrigativi o di interpretazioni psicologiche improvvisate, andassero al cuore delle domande delle persone, accogliessero tanto i puri e semplici «sfoghi» quanto le impegnative richieste di indicazioni di cammini per una crescita umana e spirituale.

Come sono cambiate le domande dei lettori nel tempo?

Le domande delle persone di oggi non sono molto diverse da quelle di un tempo, anche se siamo nell’epoca della globalizzazione, della secolarizzazione, del soggettivismo spirituale e morale e della crisi del significato della vita in tutte le sue fasi. Chi ci scrive ci pone i propri problemi, spesso drammatici, e ogni lettera richiede una risposta che, pur breve, deve comunque essere personalizzata.
Oggi, anzi, nel corrispondere con i nostri fratelli e sorelle, ci stiamo ponendo un nuovo obiettivo: trasformare il dialogo che prende avvio da una lettera in un percorso che permetta alla persona di conoscersi meglio, di accettarsi, di orientare la sua fede. Per farlo stiamo studiando la possibilità di sfruttare anche alcune potenzialità comunicative del web.

Si avvale della collaborazione di altri frati?

Certo. Al «Messaggero» siamo ben dodici frati e ci aiutiamo volentieri. Tuttavia il lavoro quotidiano di corrispondenza è delegato al sottoscritto in qualità di direttore generale e al mio confratello padre Paolo, giovane ma già ricco di esperienza umana e professionale.
Siamo aiutati anche da alcuni laici, persone mature, esperte nelle lingue, nella spiritualità, nella capacità relazionale. Io personalmente completo e firmo ogni lettera che esce dal «Messaggero».

Tante volte vi trovate ad affrontare temi difficili: i divor­ziati risposati, l’aborto, l’omo­sessualità. Come coniugate la dottrina con la vita?

Prima di tutto non condannando nessuno: è la legge che è fatta per l’uomo e non viceversa. Poi aiutando le persone a guardarsi dentro, perché (come dice il Catechismo) è nell’intimo della coscienza che l’uomo scopre una legge che non è lui a darsi, ma alla quale deve dar voce. Ci impegniamo con i mezzi a nostra disposizione ad aiutare le coscienze a crescere sulla linea di un’integrazione sempre più armonica e coerente tra le esigenze della maturità cristiana, quali sono indicate dalla figura di Gesù Cristo e dall’insegnamento vivo e autorevole della Chiesa, e quelle scaturite dalle singole situazioni della vita, talora intricate e controverse.
Un cammino insomma, che richiede una meta, dei riferimenti, dei compagni di viaggio e, soprattutto, che rifugga dalla ricerca di fuorvianti scorciatoie che confondano il facile col giusto.

Il 30 per cento delle lettere riguarda qualcuno che ha perso una persona cara. Come collegate l’elaborazione del lutto alla spiritualità francescana?

Non è facile accompagnare efficacemente chi sta elaborando un lutto. Possiamo metterci accanto a loro come presenze affettivamente significative e oranti, ma con molta umiltà. Francesco d’Assisi ci suggerirebbe forse di rifarci reciprocamente alla comune chiamata al Regno, alla Provvidenza che guida ogni cosa verso il suo miglior fine, all’imitazione del Figlio di Dio che non ricusò per se stesso la morte, al senso di una vera fraternità che facilita per ognuno il viaggio «verso casa», e l’incontro con «sorella morte».

Chi si rivolge a lei si rivolge idealmente a sant’Antonio. Che cosa cercate di trasmettere di lui agli uomini di oggi, travolti dalle tante sofferenze della vita?

Innanzitutto, che nessuno è solo. C’è sempre qualcuno che può essere strumento di salvezza per i fratelli con la sua presenza. E i Santi, per noi credenti, questo sono.
Sant’Antonio poi, è un grandissimo «esperto di umanità», uno che sulle piazze di Padova del 1230 ha incontrato i poveri, i malati, le vittime dell’usura e della sopraffazione, nonché la tragedia delle inimicizie e degli odi a tutti i livelli.
Antonio conosce Dio e conosce la vita.

Che risposte ha dalle persone che ricevono le sue lettere?

Riceviamo riconoscenza innanzitutto, e qualche volta anche la visione nitida delle tracce di un Incontro importante che è avvenuto. E ne siamo davvero felici.



info

Chi volesse ricevere una risposta personale può scrivere a: Padre Danilo Salezze, direttore generale del Messaggero di sant’Antonio, via Orto Botanico 11, 35123 Padova. e-mail info@santantonio.org

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017